PaperDante: quando il Sommo Poeta diventa un paperotto – intervista agli autori Augusto Macchetto e Giada Perissinotto
Pubblicato il 23 Marzo 2021 alle 16:30
In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, l’editore Giunti pubblica PaperDante, un emozionante libro illustrato che racconta l’infanzia del Sommo Poeta nei panni del papero più famoso del mondo… da bambino!
Scritta da Augusto Macchetto e illustrato da Giada Perissinotto con i colori di Andrea Cagol, la storia di PaperDante è un misto di avventura, brividi e… piccoli batticuori divini. L’infanzia del giovane papero è tutta un destreggiarsi tra le avventure in mezzo ai boschi, animali guida e incontri sorprendenti.
Abbiamo fatto qualche domanda ai due autori sulla genesi della terza opera disneyana dedicata a Dante (le altre due, L’Inferno di Topolino e L’Inferno di Paperino sono stati ri-pubblicati integralmente in appendice a PaperDante).
MF: Com’è nata la vostra collaborazione?
AM:È una collaborazione che viene da lontano… lavoro con Disney da venticinque anni, ormai. Tutto nasce da un’idea di Veronica di Lisio, che di solito arriva con proposte che – per citare Dante – fanno tremare le vene e i polsi: audaci, difficili. Poi si rivelano sempre occasioni memorabili per tutti quelli che ci lavorano!
GP: Quando la redazione mi ha telefonato, sono saltata dalla felicità! Sia perché amo molto il lavoro di illustratrice di libri e sia perché mi sarei confrontata con una figura importante e iconica come quella di Dante Alighieri.
MF: A quale documentazione (sia grafica che testuale) avete attinto per creare l’ambientazione in cui vive PaperDante?
AM: Mi è servita parecchio la mia formazione storico-artistica. In effetti immaginare un personaggio calato in paesaggio possibile oltre che probabile è di grande aiuto per sviluppare un racconto. In particolare, visto che l’ambientazione è fiorentina, è stato interessante “ripulire” i paesaggi e particolarmente la visione della città dai tratti rinascimentali, che a Firenze sono ovviamente potentissimi, per tornare a una paesaggio da basso medioevo.
Ho cercato immagini di carri dell’epoca, abbiamo ragionato sugli oggetti che il piccolo Dante avrebbe potuto davvero trovare in soffitta… Un percorso affascinante. I miei vecchi manuali e internet sono stati una risorsa preziosa. E la Treccani è sempre lì per dirimere dubbi. Cercare e documentarsi è il bello di questo lavoro, oltre al resto.
GP: Io invece per ricreare le immagini di PaperDante mi sono affidata più alle sensazioni e ai ricordi della lettura della Divina Commedia, non a illustrazioni già esistenti. Mi sono concentrata nel rendere delle atmosfere accattivanti ma non esageratamente oscure, più fiabesche, cercando di far fluire l’immaginario potente e creativo di un bambino con l’animo di un poeta. Il resto lo ha fatto il lavoro magistrale di Andrea Cagol che con i suoi bellissimi colori ha dato vita alle illustrazioni finali.
MF: Perché ambientarlo durante l’infanzia e non durante un’altra età (per esempio, l’adolescenza)?
AM: Perché è il periodo in cui è tutto da fare. Il periodo in cui i sogni e l’immaginazione sono più forti, quasi irresistibili. Un bambino gioca liberamente con il reale e lo fa diventare altre cose. Forse è questa la forza degli artisti: saper recuperare quella capacità di fingere tanto bene che tutto sembra (o diventa?) vero. Questa arte, o forse magia, dei piccoli.
MF: Com’è stato mettersi nei panni del Sommo Poeta, soprattutto nello scrivere le parti in rima?
AM: Be’, ho dovuto mettere da parte l’ansia da prestazione e farmi prendere la mano. Sentire il ritmo, cercare di riprodurlo e provare a essere subito comprensibile senza scadere nel troppo semplice e troppo lontano dal modello. E metterci dentro la voce “papera”. Alla fine è stato divertente: mi è sempre piaciuto giocare con le rime, sia quando invento che quando traduco. Un amico una volta mi ha chiamato “filastroccaio”: è una definizione a cui tengo molto.
MF: Come sono stati costruiti i character design di PaperBice e del Dante paperotto?
GP: So che Paperino da piccolo fa pensare subito al personaggio di Paperino Paperotto (la serie di storie pubblicate tempo fa su Topolino a cui ho lavorato). Ma Paperino da piccolo non è Paperino Paperotto, quella è una serie a se stante ambientata negli anni ’50. Anche il character design è diverso, per esempio le proporzioni della testa e del corpo e anche il carattere.
All’inizio dei miei studi del character si era pensato ad un papero bambino generico che avesse le fattezze simili ad Alighieri, tipo il becco aquilino e gli occhi più simili a Qui, Quo e Qua, successivamente si è scelto di utilizzare Paperino da piccolo ma con l’animo e il carattere di un Dante bambino. Dato che si sa poco dell’infanzia di Dante, mi sono sbizzarrita ad immaginarlo muoversi e recitare come un cucciolo di 10 anni. È stata la stessa cosa per Paperina-Beatrice.
MF: Perché PaperDante è rappresentato con una sola foglia di alloro in testa?
GP: Quello è un vezzo, una citazione della corona di alloro. Ho immaginato che il piccolo PaperDante camminando avesse raccolto una fogliolina di alloro e se la fosse messa in testa, così, per gioco e che poi gli fosse scaturita subito un’emozione, come un eco lontano di qualcosa di importante che sarebbe poi avvenuto nella sua vita futura.
MF: Dante cantava di Beatrice come di una donna di estrema purezza e beltà. La piccola PaperBice, invece, chi è e com’è?
È una che ti prende per mano e ti salva. Letteralmente. Ti salva da una vita di incertezze, dal disordine, dal troppo “io”. Che illumina le cose dal verso giusto, quale che sia: comunque alla fine tu sai che è quello giusto. Che toglie dei dubbi dal tuo sentiero, che ti fa sentire a casa. Il problema è come ripagarla di tutto questo, che è solo una parte di quello che fa per te. Allora, magari, scrivi una Commedia intera per provarci.