Wolfsmund vol. 1-2 – Recensione
Pubblicato il 29 Agosto 2012 alle 12:58
Debutta in Italia Mitsuhisa Kuji, ex-assistente di Kentaro Miura, con un seinen di ambientazione medioevale oscuro e violento che mescola storia e finzione: chi riuscirà a sopravvivere alle “Fauci del Lupo”?
Wolfsmund Vol. 1 – 2
Titolo originale: Ookami no Kuchi – Wolfsmund
Provenienza: Giappone, 2009
Target: seinen
Genere: drammatico, storico
Editore: J-POP
Prezzo: € 6,90, 12×18, B, 188 pag. (vol. 1) – 170 pag. (vol. 2), b/n
Data di pubblicazione: Luglio-Agosto 2012
Durante questa torrida estate J-POP ha portato sugli scaffali delle fumetterie una proposta particolarmente interessante proveniente dal contenitore seinen “alternativo” di casa Enterbrain, quel Fellows! che ospita I Giorni della Sposa e di cui a breve l’editore milanese pubblicherà anche gli stuzzicanti Ran to haiiro no sekai e Kaoru Mori Collection: Anything and Something.
Si tratta di Wolfsmund, opera che segna il debutto italiano di Mitsuhisa Kuji, un tempo assistente di Kentaro Miura su Berserk, il quale ci trasporta negli anni più bui del Medio Evo europeo per raccontarci una storia originale dai toni cupi e drammatici e mostrarci gli aspetti più spietati e oscuri di quell‘epoca.
Agli inizi del 1300 nella regione alpina la lega dei tre cantoni di Svitto, Uri e Untervaldo si trova sotto il giogo del Duca d’Austria, il quale ha posto il balivo Wolfram a capo della fortezza del Passo di San Gottardo al fine di controllare il traffico di uomini e merci tra gli stati a nord e a sud delle Alpi.
Un passo invalicabile, che Wolfram regge con ghigno beffardo e pugno di ferro al fine di scovare, torturare e giustiziare coloro che tramano contro gli Asburgo; un passo che si è guadagnato il timore delle genti locali che lo hanno soprannominato “Wolfsmund”, ovvero “Le Fauci del Lupo”.
Nei sei capitoli raccolti nei due volumi finora disponibili in edizione italiana (su tre pubblicati in Giappone, la serie è ancora in corso) assisteremo ai tentativi compiuti da cinque coppie di personaggi per oltrepassare il San Gottardo: chi e soprattutto come riuscirà a superarlo indenne?
Sorprendente è l’aggettivo che penso descriva meglio l’opera prima di Kuji già dopo aver letto l’episodio che apre la serie; e le sorprese e i colpi di scena continuano anche nei capitoli successivi, dal momento che l’autore, sebbene proponga storie autoconclusive che partono dalla medesima premessa (il superamento del passo), non si limita a stuzzicare la curiosità del lettore puntando solo sull’efficacia dei piani escogitati dai protagonisti per eludere le difese di Wolfram e su come questi riesca o meno a smascherarli, ma vira verso sviluppi inaspettati che vanno a costruire una trama più unitaria.
Ciascun capitolo, di circa 60 pagine, gode di un racconto avvincente dall’esito difficilmente prevedibile, in cui la narrazione procede con ritmo serrato rendendo la lettura scorrevole ma intensa.
Le motivazioni di chi sfida il San Gottardo a rischio della propria vita, poi, fanno scattare un meccanismo di affezione per il quale si resta con il fiato sospeso fin quando il destino dei personaggi non si è compiuto; menzione particolare la merita l’enigmatico Wolfram, cui l’autore conferisce un fascino ambiguo e un carisma non indifferente nonostante ci dica poco o nulla del suo background, lasciandolo avvolto da un alone di mistero.
Se è possibile rintracciare senza fatica l’influenza del maestro Miura nella scelta dell’ambientazione europea e nel gusto per la palpabile atmosfera tragica e le situazioni forti, ritratte con sicurezza ed efficacia, per quanto riguarda lo stile Kuji va per la propria strada con risultati personali convincenti: contorni netti e spigolosi, tratteggio ad ampie campiture regolari, forti contrasti chiaro-scuro e sfondi ben caratterizzati con una equilibrata attenzione per i particolari senza che la ricerca del dettaglio soffochi la tavola. Degni di lode gli sguardi dei personaggi, davvero comunicativi e affascinanti. La scansione della tavola è estremamente fluida, e le sequenze d’azione godono di una regia che ne sottolinea l’intensità e la drammaticità.
Uno stile, in definitiva, che porta una ventata di aria fresca sui banconi delle librerie specializzate.
L’edizione italiana offre dei volumi molto curati sia dal punto della confezione che dell’adattamento.
In conclusione per me Wolfsmund è stato un colpo di fulmine, non posso quindi che raccomandarne la lettura tanto agli appassionati di opere ambientate nel Medio Evo europeo quanto a chi cerca manga ben scritti e disegnati, ricchi di emozioni forti.