Pennyworth, intervista a Bruno Heller: “Le origin story piacciono perché è come guardare i genitori da giovani”

Pubblicato il 27 Febbraio 2021 alle 09:00

Dal 28 febbraio arriva su StarzPlay la seconda stagione di Pennyworth (leggete qui la nostra recensione).

La serie di Epix tratta dai fumetti della DC Comics che esplora gli anni della giovinezza di Alfred Pennyworth (Jack Bannon, The Imitation Game), un ventenne ex soldato della SAS britannica che avvia una impresa di vigilanza nella Londra degli anni ’60 e si ritrova a lavorare con il giovane miliardario Thomas Wayne (Ben Aldridge, Our Girl, Reign, Fleabag), futuro padre di Bruce Wayne. Oltre a Jack Bannon e Ben Aldridge, nel cast troviamo Emma Paetz (Gentleman Jack) nei panni di Martha Kane.

È proprio del ruolo dei genitori e non solo ci ha parlato il creatore Bruno Heller – che prima di questa origin story ne aveva raccontata un’altra, quella del commissario Gordon e dei altri personaggi in Gotham della FOX (oltre ad aver creato anche serial come The Mentalist e Roma di HBO), oltre che cosa aspettarsi da questa seconda stagione.

pennyworth

Prima Gotham, ora Pennyworth. Qualcuno potrebbe dire che sei ossessionato dall’universo di Batman.

Non direi ossessionato (ride) ma come scrittore attivo in questo campo da anni, posso dire che è un universo con il quale tutti sono più o meno familiari e quindi se racconti una storia di questo mondo sai già in partenza che ci sarà una enorme fetta di pubblico interessata e che lo conosce bene, quindi è un elemento molto importante perché fin dall’inizio apre un canale di comunicazione con gli spettatori.

Inoltre mi piace raccontare alcuni di questi personaggi e la loro mitologia nella parte meno esplorata finora, come Jim Gordon in Gotham e ora Alfred in Pennyworth. In questo caso ho scelto un personaggio che tutti al mondo conoscono e amano, quindi esplorare la sua origin story sembrava la direzione naturale in cui andare.

Quindi non solo Batman, ma tutti gli altri personaggi che hanno reso Batman ciò che è.

Esatto! Il personaggio di Batman ha un aspetto quasi spirituale, per non dire religioso, per molti, quindi è un modo per esplorare aspetti che trascendono l’origine fumettistica del personaggio. Il genio di chi l’ha creato è che i suoi personaggi parlano al subconscio delle persone in modo molto profondo. E poi Batman, così come gli altri personaggi del suo universo, non ha super poteri, i pregi e i difetti di tutti sono primariamente umani.

Perché pensi che le origin story abbiano così tanto successo?

Penso che abbiano sempre interessato il pubblico, perché è come vedere le foto dei tuoi genitori di quando erano bambini o comunque giovani, che vengono catapultate in tre dimensioni. Sono “rivelazioni” che non puoi ottenere in altro modo. C’è un piacere profondo che si prova nel vedere il passato della propria famiglia, indipendentemente dalle informazioni che si riescono ad ottenere, c’è un grande potere nelle immagini.

È una sorpresa e non è mai ciò che ti aspettavi inizialmente. Quindi una delle prime cose che deve succedere è che le persone devono avere familiarità con i personaggi per ottenere questo effetto. Abbiamo tutti conosciuto Alfred da vecchio e ora abbiamo la possibilità di vedere come è diventato quello che è, a partire da quando era giovane. Uno strano profondo piacere.

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Quali caratteristiche volevi emergessero da questo Alfred rispetto agli altri visti sul grande e piccolo schermo? Ti sei ispirato a qualche fumetto in particolare per la serie?

Diciamo che non è che ho proprio lasciato da parte i fumetti ma già loro mostrano diverse angolazioni dei personaggi, quindi ho preferito assorbire quelle storie ma poi trovare una mia strada nel mostrare qualcosa di nuovo e fresco, pur essendo datato e conosciuto. Mi piace vedere Alfred come un libero professionista, e non un domestico al servizio della famiglia Wayne.

La domanda che vorrei si ponessero gli spettatori è: “Come un soldato e combattente può diventare un servitore fedele?”. Tra i temi della storia raccontata in Pennyworth ci sono infatti il sacrificio, l’obbedienza, cosa fanno gli esseri umani con le proprie vite e uno dei dilemmi di Alfred è quello fra ciò che egli vorrebbe per se stesso e quello che il padre che gli dice, ovvero che finirà per servire qualcuno un giorno, che lui lo voglia oppure no. Quindi il serial è in un certo senso la storia di come Alfred ha deciso ciò che voleva essere nella vita.

Perché scegliere la natura procedurale per la serie, come già fatto con Gotham?

Io penso che i procedurali siano più accessibili al pubblico perché non stai raccontando una storia lunga, ma ci può sintonizzare per il caso della settimana.

Gotham aveva come protagonista un poliziotto e questo è il mestiere per antonomasia del procedurale, in Pennyworth Alfred è appena uscito dall’esercito, è alla ricerca di una struttura per la sua vita, ma allo stesso tempo vuole allontanarsi da quella disciplina e da quella routine, quindi la storia si prestava al genere. Inoltre esploriamo un mondo differente, l’ambientazione è una Londra mai vista prima, un mix tra gli anni ’50 e ’60.

In questa seconda stagione, fin dalla premiere, incontriamo un Alfred visibilmente cambiato dopo quanto successo ad Esme e al padre. Cosa dobbiamo aspettarci da lui nei nuovi episodi?

Alfred è più dark, più cinico e disilluso. Vuole andarsene dall’Inghilterra, verso l’America, il Nuovo Mondo. Vuole definire se stesso solo in base ai propri termini. È ciò rappresentano gli Stati Uniti per molti europei, strapparsi dalla propria identità sociale e crearsene una nuova.

È in bilico fra la famiglia e la comunità, la sua città natale e il suo desiderio di libertà. Il mito di Batman in fondo si ripiega in Alfred in questo caso e in questo dilemma, agire per il proprio bene o per quello della comunità. La guerra civile in questa stagione arriverà duramente e lo costringerà a fare delle scelte difficili, ancora più difficili di quanto abbia fatto finora, sia romantiche che non.

Ad un altro livello volevo raccontare anche l’origin story di Thomas e Martha, che sono altrettanto importanti in questa storia, perché tutti e tre sono i genitori, biologici e “acquisiti”, di Bruce se ci pensi bene.

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Bruno Heller alla premiere americana di Pennyworth

È vero! Infatti è come se ci fosse una danza fra i due: il pubblico sa sono destinati a finire insieme per dare alla luce Bruce, qui lui si è appena fidanzato con un’altra donna nella premiere.

Esatto, in fondo loro sono le due metà da cui nascerà il personaggio di Batman, in un certo senso. Lui è analitico, razionale, dedito alla legge e all’ordine, lei è impulsiva, coraggiosa e in un certo senso incarna l’aspetto da vigilante di Batman. Scegliere di agire da soli se si pensa che così giustizia sarà fatta.

È stato difficile trovare questi Alfred, Thomas e Martha?

Assolutamente sì, più che altro perché sono così importanti nella mitologia di Batman e per così tante persone. Quando Jack Bannon è entrato nella stanza del casting, lo ha fatto con un tale sprezzo del pericolo, freddo e duro ma anche pieno di luce, che non potevamo non sceglierlo. La difficoltà nel suo caso è che più di recente è stato interpretato da Michael Caine, che ha portato al personaggio una tale sicurezza e un tale sapore, che era impossibile ignorarlo.

È difficile dipingere un Alfred tanto diverso dal suo per quanto è entrato nell’immaginario collettivo. Quindi non volevamo qualcuno che copiasse Caine ma che avesse quella stessa sicurezza, luce e senso dello humour. Doveva entrare in un pub e menare qualcuno per ottenere le informazioni che gli servivano, e Jack entrò e lo fece con quel sorriso da gentleman sulla faccia ma allo stesso tempo con quella sicurezza che rendeva credibile che l’uomo si mettesse a parlare. Ha una grazia meravigliosa e anche un volto unico.

Un altro aspetto che bisogna considerare per questi personaggi dei fumetti DC è che devono essere immediatamente riconoscibili. Con Thomas e Martha come dicevo è stato difficile trovare quell’equilibrio tra il razionale convenzionale di lui e il coraggio impulsivo di lei, e con Ben Aldridge e Emma Paetz direi ci siamo riusciti.

Entrambi hanno una certa dose di nevrosi, che non ha Alfie, e che faranno parte del personaggio di Batman, poiché distintamente umano come dicevo all’inizio. Gli eroi devono avere problemi e anche un certo odio per se stessi, se vogliamo. Non volevamo inoltre fossero attori troppo famosi, non si trattava di questo, perché dovevano interpretare personaggi già iconici di per se.

Ci sono dei piani per una terza stagione e quante stagioni ti piacerebbe durasse il serial, se hai già un piano speranzoso se continuerà ad avere successo?

Siamo alle prime fasi di lavorazione della terza stagione, ci sono molte altre storie che vorrei raccontare riguardo i personaggi, ma uno dei trucchi nell’industria televisiva è saper continuare a cantare senza sapere quando il pubblico ti dirà di fermarti. Quindi bisogna comporre una canzone che abbia tante strofe ma allo stesso tempo essere pronti all’eventualità che la musica possa finire più o meno all’improvviso.

Ricordiamo che Starzplay è disponibile su Amazon Prime Video tra i Channels, Apple Tv e Rakuten Tv.

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