The Legend of Zelda – i 10 migliori videogiochi
Pubblicato il 22 Febbraio 2021 alle 18:00
Essendoci stato, ieri 21 febbraio, il 35° anniversario di The Legend of Zelda, abbiamo pensato di raccogliere in una top 10 quelli che secondo noi sono i migliori giochi di Zelda, così come i più influenti.
Prima di iniziare è bene però tenere a mente una cosa: i titoli dedicati a The Legend of Zelda sono davvero tantissimi e, a malincuore, ci siamo visti costretti a lasciarne fuori qualcuno, non perché non lo meritassero, ma perché c’erano, secondo noi dei titoli ancora più belli di quelli che invece sono stati esclusi.
Dunque senza ulteriori indugi, iniziamo la nostra carrellata con la posizione numero 10.
The Legend of Zelda: Skyward Sword
Skyward Sword apre la nostra top ten dedicata a The Legend of Zelda. La decima posizione, come si può intuire, è dovuta più che altro alla presenza di altri 9 titoli che secondo noi erano ancor più meritevoli. Non per questo l’importanza di Skyward Sword è marginale: al contrario.
Uscito nel novembre 2011, il gioco ha rappresentato il canto del cigno di Nintendo Wii. Il gioco utilizzava il cosiddetto Wii MotionPlus, che era un potenziamento del Wii Mote che permetteva un maggior controllo e precisione dei movimenti. Usando il Wii Mote il giocatore poteva realmente muovere la spada e portare a segno i suoi attacchi. Il suo sistema di controllo rivoluzionario (ma non sempre preciso) lo resero veramente un gioco indimenticabile.
Essendo fino a quel momento il gioco più lontano dagli eventi dei giochi di Zelda, Ganon non compare direttamente ma si ipotizza che egli sia Mortipher, poi reincarnatosi di epoca in epoca.
The Legend of Zelda
Il primo capitolo della serie si becca la nona posizione, e lo fa per un motivo molto semplice: è qui da cui è iniziata ogni cosa. Uscito originariamente per FamiCom nel 1986, il gioco arrivo appena un anno dopo in Europa e Nord America.
Si trattò immediatamente di uno straordinario successo e di uno dei prototipi di open world, con un’attenzione incentrata sull’esplorazione e sulla libertà di approccio alle situazioni. Sebbene ancora primordiale, The Legend of Zelda conteneva già tutti quegli stilemi che poi sarebbero evoluti nel corso degli anni, anche grazie alla tecnologia in avanzamento.
Avanzando di dungeon in dungeon, Link otteneva sempre più strumenti e sconfiggeva nemici sempre più potenti, fino ad arrivare allo scontro finale con Ganon, per poi riunire la Triforza e salvare la principessa Zelda.
The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Trattasi di, cronologicamente, il quarto gioco in ordine di pubblicazione, Link’s Awakening è stato il primo capitolo portatile della serie, uscito originariamente per Game Boy e nel 2019 per Nintendo Switch con un eccellente remake.
Il gioco è uno dei pochi in cui non vi è Ganon, e addirittura non appare neanche Zelda. Link si ritrova, dopo gli eventi di A Link To The Past, a naufragare su un’isola misteriosa di nome Koholint e dovrà scoprire i segreti al suo interno e cos’è il misterioso Pesce Vento legato all’esistenza di Koholint stessa.
Il gioco fa un intelligente uso del level design e lo affina ulteriormente dopo già l’eccellente prova del suo predecessore. Presenta nuove trovate e strumenti per esplorare la vivacissima isola. Un gioco entrato nel cuore di coloro che lo giocarono all’epoca e di chi lo riscoprì due anni fa con il remake.
The Legend of Zelda: The Minish Cap
The Legend of Zelda: Minish Cap è sicuramente uno dei migliori capitoli portatili mai prodotti della serie. Uscito per Game Boy Advance nel 2004, e riprendendo lo stile più cartoonesco di Wind Waker, il gioco ci mette nei panni di un Link alle prese con un nuovo antagonista: Vaati. Egli conquista Hyrule e pietrifica Zelda.
Per riuscire a salvare il mondo Link dovrà utilizzare il fatidico Minish Cap, ovvero un copricapo in grado di, in determinati luoghi, miniaturizzare Link e consentirgli l’accesso al mondo dei Minish. I dungeon, l’esplorazione e l’azione sono allo stato d’arte e questo capitolo ha anche una grande varietà di situazioni e luoghi nonostante la limitatezza dei mezzi.
Aggiungete una colonna sonora da Oscar e un’epicità a fare da sfondo agli eventi e avrete uno dei capitoli di Zelda più completi che si possano desiderare.
The Legend of Zelda: Majora’s Mask
In assoluto uno dei capitoli più affascinanti e al contempo più controversi, Majora’s Mask non poteva mancare in questa top ten. Uscito alla fine del ciclo vitale del Nintendo 64 (parliamo infatti di 2000 inoltrato), il gioco lasciò tutti spiazzati per il coraggio e l’atipicità del contesto e delle meccaniche di gameplay.
Il gioco presenta infatti una struttura a tempo e sul ripetersi continuo e ciclico di tre giorni, entro la quale bisogna salvare il mondo dalla caduta della Luna tramite l’utilizzo di misteriose maschere. In tre giorni non è tuttavia possibile riuscire nell’impresa e bisognerà quindi imparare dai propri errori per riuscire nell’impresa.
Il gioco ha anche un’atmosfera molto più tetra dei precedenti. Grazie all’Expansion Pak, una periferica secondaria del Nintendo 64, il titolo era anche in grado di elaborare scenari più complessi e calcolare più personaggi su schermo, migliorando quindi la qualità grafica generale.
The Legend of Zelda: The Wind Waker
The Wind Waker fu il grande ritorno di Zelda su console dopo due anni trascorsi da Majora’s Mask. Adottando uno stile grafo in cel shading, il gioco ampliava le possibilità dell’esplorazione con l’introduzione di un mondo quasi totalmente sommerso, i cui unici punti della terraferma erano isolotti da raggiungere tramite la nostra imbarcazione.
Grazie all’utilizzo di questo espediente il gioco ha dunque esplorato nuove vie per intrattenere e ha dato nuova linfa vitale ad una saga in continua evoluzione e miglioramento. Il gioco ha poi avuto, nel 2013, una versione HD per la sfortunata console Wii U. Il gioco era una rivisitazione grafica notevole e permetteva anche di rendere più fluida l’esperienza di gioco grazie al menu incorporato nel pad della console, senza dover quindi mettere in pausa il gioco ogni volta.
Wind Waker è ricordato con tanto affetto da coloro che si sono innamorati della “Hyrule sommersa” e della esplorazione marittima, che mai prima di quel momento era stata resa in quel modo così coinvolgente.
The Legend of Zelda: A Link Between Worlds
Prima di aprire il podio vogliamo dare questa quarta posizione a The Legend of Zelda: A Link Between Worlds, quello che invece è senza ombra di dubbio il miglior capitolo portatile comparso fino ad ora. Uscito nell’autunno 2013 per Nintendo 3DS, esso è un sequel di A Link To The Past, uscito ben 22 anni prima.
Con il suo game design e level design sopraffino, l’azione concitata ma mai caotica e le nuove possibilità di esplorazione introdotte (anche grazie alla “fusione con i muri” implementata qui), il gioco ha riscosso un enorme successo di critica e utenza. Il punto di forza del gioco è stato sicuramente quello di essere rispettoso delle sue origini, ma allo stesso tempo implementare novità che potessero in qualche modo svecchiare i capitoli portatili.
E possiamo dire che ci è riuscito perfettamente.
The Legend of Zelda: Ocarina of Time
Su Ocarina of Time abbiamo poco da dire. Non perché non ci sia da dire molto, ma perché sono stati scritti fiumi di parole su questo classico che ha portato per la prima volta la serie nel 3D su Nintendo 64. Shigeru Miyamoto, ancora una volta, rivoluzionò l’industria videoludica riuscendo a traslare perfettamente l’esperienza 2D a quella 3D e implementando dei comandi che poi fecero scuola e divennero dei capisaldi del genere action-adventure.
Proponendo poi una formula open world completamente esplorabile, un uso sapiente della regia e della liricità di certi momenti, Ocarina of Time è tutt’ora considerato da molti non solo uno dei migliori titoli della saga, ma uno dei migliori videogiochi mai prodotti. Grazie poi alla sua versione HD proposta per Nintendo 3DS (insieme a quella di Majora’s Mask), il titolo ha saputo riproporsi alle nuove generazioni.
Un titolo da giocare e rigiocare e da cui molti game designer traggono tutt’ora ispirazione.
The Legend of Zelda: A Link To The Past
Primo e anche unico gioco di Zelda per Super Nintendo, A Link To The Past fu pubblicato nel 1991 in Giappone e nel resto del mondo a partire dal 1992. Il gioco fu un enorme balzo in avanti rispetto ai due capitoli precedenti e inserì per la prima volta in un videogioco un open world credibile, vivo e variegato.
La grafica del gioco era, all’epoca della sua uscita, una delle migliori mai concepite e l’epicità della storia narrata, nella sua semplicità, ha fatto scuola. Ma non sono stati solo questi aspetti a fare un tremendo balzo in avanti, ma anche la filosofia di level design, che ha visto nascere i dungeon di Zelda per come li conosciamo ora: intricati, ricchi di puzzle e situazioni diverse ma mai impossibili o frustranti.
Ad arricchire il tutto era la possibilità di viaggiare fra le dimensioni, una novità assoluta e che permetteva di aggiungere un altro strato di esplorazione ad un gioco già ricco di contenuti.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild
Questo primo posto è forse scontato è banale, ma non per questo meno sentito. The Legend of Zelda: Breath of the Wild ha dimostrato in maniera irrevocabile che apportare novità e svecchiare una saga, guardando sia al passato che al futuro.
Breath of the Wild ha bisogno di poche presentazioni: la sua epicità, il senso di scoperta, l’esplorazione, la totale libertà di approccio è, da quattro anni a questa parte, diventata un capostipite del genere di riferimento. Nintendo ha dimostrato che lavorando in sottrazione piuttosto che in addizione, a volte è molto più saggio.
Il gioco è permeato da una continua ricerca di cose da fare e da un’atmosfera mistica e solitaria, in un mondo colpito da una catastrofe. Il climax al Castello di Hyrule, sarà probabilmente la cosa più difficile per qualsiasi videogioco da replicare.
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