Chainsaw Man 2 e 3 | Recensione

Pubblicato il 25 Febbraio 2021 alle 16:00

Chainsaw Man 2 e 3 ci fanno conoscere meglio la Quarta Divisione della Pubblica Sicurezza e il villain principale della serie

Autori: Tatsuki Fujimoto (testi e disegni)
Casa Editrice: Planet Manga
Genere: shonen
Provenienza: Giappone
Prezzo: € 4.90, 11.5×17.5, pp. 192, b./n., B.
Data di pubblicazione: 28 dicembre 2020, 11 febbraio 2021

Domenico Bottalico
Domenico Bottalico
2021-02-25T16:00:04+00:00
Domenico Bottalico

Chainsaw Man 2 e 3 ci fanno conoscere meglio la Quarta Divisione della Pubblica Sicurezza e il villain principale della serie Autori: Tatsuki Fujimoto (testi e disegni) Casa Editrice: Planet Manga Genere: shonen Provenienza: Giappone Prezzo: € 4.90, 11.5×17.5, pp. 192, b./n., B. Data di pubblicazione: 28 dicembre 2020, 11 febbraio 2021

Con Chainsaw Man 2 e 3 inizia a prendere una forma più definita il manga di Tatsuki Fujimoto.

In questi due tankobon, editi ovviamente da Planet Manga, conosciamo meglio la Quarta Divisione della Pubblica Sicurezza e soprattutto viene introdotto quello che sembra essere il villain principale della serie.

Chainsaw Man, dove eravamo rimasti?

Nel primo volume – la nostra recensione QUI – avevamo fatto la conoscenza di Denji è un orfano senzatetto che, per ripagare il debito del padre con la Yakuza, si mette a caccia di diavoli insieme a Pochita, un diavolo ibrido cane-motosega. Quando però anche i suoi creditori vengono posseduti, da un diavolo zombie, Denji viene ucciso. Sarà Pochita a proporgli un patto, una vera e propria fusione.

Il buffo diavolo infatti si sostituisce al cuore di Denji trasformandolo in un ibrido umano-diavolo. La controindicazione? Il ragazzo ora ha una cordicella che gli spunta dal petto, tirandola si trasforma in una sorta di motosega antropomorfa inarrestabile o quasi.

La furia causata dalla trasformazione viene fermata solo dall’entrata in scena di Makima ovvero una cacciatrice di diavoli della Quarta Divisione della Pubblica Sicurezza che decide di prendere Denji come suo “animaletto domestico”.

Si tratta di una sezione sperimentale nella quale viene messo alla prova l’impiego di diavoli intelligenti e non ostili (entro certi limiti) agli esseri umani nella lotta contro altri diavoli, fra cui il rissoso Aki Hayakama e Power – un diavolo del sangue di sesso femminile.

Denji è quindi combattuto se rimanere, e adattarsi, o fuggire. Propenderà per la prima, convintosi anche dopo aver scoperto le gioie dell’essere circondato da ragazze. Tuttavia questo non basterà ad evitare una imboscata proprio di Power!

Chainsaw Man 2 e 3 – la dura vita del devil hunter

Denji si ritrova così a combattere contro un sanguinario Diavolo-Pipistrello. La lotta ingaggiata è furiosa, ma vale la pena rischiare la vita per salvare uno stupido gatto? La risposta è sì, se il premio prevede di poter palpare le tette della sua padrona.

Con Power e Denji fuori controllo la Quarta Sezione è costretta ad intervenire direttamente per scongiurare il peggio ma a sorpresa Makima anziché sopprimere i due diavoli come da regolamento li affida ad Hayakama.

Il motivo è presto svelato. Il capo della Quarta Sezione ha bisogno di gente motivata per sconfiggere il terribile ma sfuggente Diavolo-Pistola. Makima promette a Denji di realizzare qualsiasi suo desiderio qualora ci riuscisse.

Tuttavia Denji non sembra essere l’unico a voler dare la caccia la misterioso nemico anche Hayakama ha le sue motivazioni così come il resto della Quarta Sezione fra cui la senpai Himeno.

Il modo per rintracciare il Diavolo-Pistola è seguire le tracce dei suoi “proiettili” di carne che portano la Quarta Sezione a fronteggiare un Diavolo che sembra intrappolarli in una dimensione parallela. Come sempre sarà Denji a sbloccare la situazione liberando la furia di Pochita.

Ma perché il Diavolo ha chiesto più volte di sacrificare Denji in cambio della libertà? e soprattutto chi sono gli altrettanto misteriosi Diavoli che attaccano di sorpresa la Quarta Sezione? Che connessione c’è fra Pochita e il Diavolo-Pistola?

Chainsaw Man 2 e 3 – di ambizioni e imprevedibilità

Tatsuki Fujimoto si era giustamente impegnato, nel primo volume, ad introdurre il mondo in cui è ambientato Chainsaw Man senza però entrare troppo nei particolari e preferendo invece soffermarsi proprio sul protagonista Denji. Un protagonista sui generis perché continuamente abusato fisicamente, psicologicamente ed emotivamente dagli altri personaggi ma apparentemente dalle risorse inesauribili.

Chainsaw Man 2 conclude questa lunga introduzione con la sconfitta del demone Pipistrello e il salvataggio di Power mostrando sin da subito che qualcosa nella Quarta Divisione della Pubblica Sicurezza e in Makima non quadrano.

Insabbiata la battaglia e puniti i due diavoli solo con un avvertimento, il sensei coglie la palla al balzo da un lato per introdurre il villain principale della serie e dall’altro per introdurre gli altri membri della Quarta Divisione della Pubblica Sicurezza.

Se da un lato il Diavolo-Pistola viene tratteggiato in maniera misteriosa, senza mai di fatto comparire se non sotto forma delle sue malefatte, gli altri membri della Quarta Divisione risultano subito delineati in maniera interessante vuoi per il loro background, vuoi per i loro poteri o più semplicemente per il loro carattere grottesco.

È qui che la serie mostra forse il suo pregio. La drammatica conclusione di Chainsaw Man 3 evidenzia infatti il carattere imprevedibile del racconto: nessuno è al sicuro, nessuno è in realtà chi dice di essere.

Denji si trova evidentemente nel mezzo di una battaglia più grande di lui e mentre Pochita sembra interessato solo al massacro, il ragazzo viene letteralmente abbindolato da promesse hot da parte delle protagoniste. La natura fantasy e horror della trama sfuma in una cospirazione dai contorni indefiniti e mortali.

La fragilità emotiva di Denji (ben evidenziata dalla leggerezza dei passaggi ecchi) si scontra con una violenza che ancora una volta ancora prima che fisica è psicologica. Personaggi disillusi, cinici e nichilisti si scontrano con l’ingenuità di Denji la cui unica forma di (auto)difesa è liberare Pochita in tutta la sua devastante forza.

Tatsuki Fujimoto – una amalgama migliore per i disegni

Uno degli aspetti critici del primo volume erano stati senz’altro i disegni di Tatsuki Fujimoto. Il sensei mostrava qualche incertezza soprattutto in termini di volumi dei corpi, dettaglio nelle fisionomie e carenza di dettaglio negli sfondi e negli ambienti.

Chainsaw Man 2 e 3 mostra in questo senso un netto miglioramento complice anche la capacità dell’autore di amalgamare meglio il suo stile con gli avvenimenti di un plot meno urgente che si dispiega organicamente nei due tankobon.

C’è un miglioramento generale nel tratto che diventa più sicuro nelle anatomie, forte anche di diversi cambi di registro a seconda delle situazioni. Più stilizzato nei momenti di comic relief, essenziale con linee lunghe e spezzate nei primi piani di modo da evidenziare tratti somatici ed emozioni in maniera immediata ed infine con un tratteggio più pesante e furioso nelle sequenze di azione o più attento in quelle che coinvolgono le figure femminili.

Graficamente questi due tankobon mostrano quindi una amalgama migliore che si traduce in una scorrevolezza maggiore nella lettura anche grazie ad una tavole costruita in maniera più ordinata. Lo spazio viene ripartito verticalmente in maniera più regolare il che permette alle splash page singole o doppie di avere un effetto più drammatico ed efficace vedasi soprattutto la parte finale del terzo volume.

Dal punto di vista del design invece in Chainsaw Man 2 e 3 risulta abbastanza evidente l’influenza di un certo body horror non solo di Junji Ito o Kazuo Umezu ma anche di nomi “insospettabili” come Hiroya Oku (per le atmosfere anche) e Katsuhisa Kigitsu.

I volumi Planet Manga

Anche Chainsaw Man 2 e 3 vengono pubblicati nel classico formato economico di Planet Manga ovvero brossurato senza sovracoperta con carta spessa e porosa (quella più scura per intenderci).

Pur non presentando extra, va segnalata la puntuale cura editoriale dei due tankobon con schede introduttive dei personaggi e un riassunto utilissimo in apertura. Buoni sia la traduzione che l’adattamento.

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In Breve

Storia

7.5

Disegni

7.5

Cura Editoriale

8.0

Sommario

La drammatica conclusione di Chainsaw Man 3 evidenzia il carattere imprevedibile del racconto: nessuno è al sicuro, nessuno è in realtà chi dice di essere. Denji si trova evidentemente nel mezzo di una battaglia più grande di lui e mentre Pochita sembra interessato solo al massacro, il ragazzo viene letteralmente abbindolato da promesse hot da parte delle protagoniste. La natura fantasy e horror della trama sfuma in una cospirazione dai contorni indefiniti e mortali.

7.5

Punteggio Totale

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