Dylan Dog 413 – I Padroni del Nulla | Recensione
Pubblicato il 30 Gennaio 2021 alle 14:10
In Dylan Dog 413 – I Padroni del Null, Dylan Dog intraprende un viaggio per andare ad acquistare un nuovo clarinetto. Sulla sua strada incrocerà l’inquietante figura del Pulcinella che gli farà da Cicerone in un labirintico, luttuoso percorso.
Autore: Carlo Ambrosini (testi & disegni)
Genere: Horror
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Formato: 16×21 cm, b/n, 96 pp., 3,90€
Data di uscita: 30 gennaio 2021
In Dylan Dog 413 – I Padroni del Nulla, Dylan Dog e Groucho sono dispersi in mezzo al nulla, colpa del Maggiolone che come al solito li lascia appiedati. Ne “I Padroni del Nulla”, la coppia scoppiata di Craven Road si sta dirigendo verso il paese di Goldenstown per acquistare un nuovo clarinetto. Riusciranno i nostri eroi a compiere una così semplice missione?
Spoiler: ovviamente no.
Dylan Dog 413, padroni del nulla e del tutto
Nuovo numero con Carlo Ambrosini in veste di one man band. L’autore unico catapulta Dylan in mezzo a uno strano mondo popolato dalle maschere della commedia dell’Arte, un mondo che pare abbia un confine sottilissimo con la realtà. Dietro queste strane quinte teatrali, l’indagatore si imbatte in un gioviale quanto inquietante Pulcinella, che con il tipico fare scanzonato della maschera napoletana lo invita ad accomodarsi al tavolo e a bere vino (unica bevanda disponibile, a quanto pare).
Dall’altra parte della realtà, Dylan Dog è stato soccorso e portato a Goldenstown e si dirige verso l’unico carro attrezzi del paese, guidato da Emma Gozzi, figlia di John Gennaro Gozzi e incinta al settimo mese.
Da qui diventa difficile, molto difficile recensire la storia senza dover sollevare il velo di magia e mistero del racconto. Zompettando come un saltimbanco, l’intreccio della racconto si inguazzabuglia più volte, descrivendo l’antica storia del legame tra i Gozzi (famiglia veneziana d’alto borgo da secoli) e il diavolo.
Il tutto nacque quando Gaetana Gozzi, capostipite della tragedia, dopo essere stata costretta dalla famiglia alla vita monacale, rimase incinta del suo grande amore Oliviero. Mai cosa fu più funesta per tutta la sua discendenza: da lì si intrecciarono le storie dei discendenti con un diavolo di diavolo vestito da Arlecchino (altrimenti chiamato o’ scurnacchiat’).
La commedia dell’Arte e la tragedia della vita si ritrovano in una stanza illuminata da lampade a petrolio con diversi personaggi che rimangono intorno a una bara in attesa della morte dell’ennesimo Gozzi. Dylan Dog vive, assiste e partecipa a quello spettacolo di Pulcinella, accompagnato dalla colonna sonora di un’artista d’eccezione, Nina Simone, messa lì a rappresentare l’unione di Paradiso e Inferno in terra.
Ambrosini racconta i tormenti dell’animo umano e della sua storia usando una matita sporchissima, capace di insozzare i volti e le ambientazioni con macchie fuligginose. Non c’è differenza di stile tra reale e irreale: la transizione è impercettibile e tutte le scene vengono mischiate nello stesso calderone/fabula, lasciando scegliere al lettore cosa vuole che sia vero e cosa no.
“I Padroni del Nulla” è un albo carnevalesco, dalle variopinte interpretazioni volte a far “emergere scampoli di umanità cui affidarsi nel marasma che è la vita”. Una storia che confonde, che ti prende in giro con la tipica allegrezza e inquietudine morale che solo una maschera bianca e nera può essere capace di darti.
La crudeltà umana, le vite che si spezzano, il giudizio divino e quello terreno fanno a gara per conquistare il loro posto all’interno di ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ambrosini diventa burattinaio della storia di Dylan Dog (ma anche di tutti) cercando di far muovere i filamenti dei suoi pupazzi, evitando di ingarbugliarli, il tutto su uno sfondo che attraversa l’Italia da Venezia a Napoli.
In Breve
Storia
8
Disegni
8.2
Cura Editoriale
8
Sommario
Dylan Dog 413 - I Padroni del Nulla è un albo carnevalesco, dalle variopinte interpretazioni volte a far "emergere scampoli di umanità cui affidarsi nel marasma che è la vita". Una storia che confonde, che ti prende in giro con la tipica allegrezza e inquietudine morale che solo una maschera bianca e nera può essere capace di darti.