Dragonero – Il Sangue del Drago | Recensione
Pubblicato il 27 Gennaio 2021 alle 16:00
Dragonero – Il Sangue del Drago ripropone, per la prima volta raccolti in un unico volume i quattro episodi d’esordio di Dragonero, la serie fantasy creata da Luca Enoch e Stefano Vietti!
Autori: Luca Enoch, Stefano Vietti (testi) Giuseppe Matteoni, Luca Malisan (disegni)
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Genere: fantasy
Provenienza: Italia
Prezzo: € 16, 16×21, pp. 400, b/n, B.
Data di uscita: 28 gennaio 2021
Dragonero – Il Sangue del Drago raccoglie in un unico volume brossurato i primi 4 albi di Dragonero, una delle serie più apprezzate di critica e pubblico della Sergio Bonelli Editore.
Si tratta di un caso più unico che raro. SBE non aveva infatti mai riproposto in volume l’inizio di una delle sue serie di punta a così, seppur relativa, breve distanza dalla sua prima pubblicazione (la serie è iniziata ad uscire in edicola nel 2013).
In Dragonero – Il Sangue del Drago troviamo ai testi i due creatori della serie ovvero Luca Enoch e Stefano Vietti mentre le matite sono di Giuseppe Matteoni, con Luca Malisan. Si tratta dello stesso team creativo che realizzò il Romanzo a Fumetti uscito nel 2007.
Dragonero – Il Sangue del Drago, scongiurare una guerra
Città portuale di Baijadan, a sud dell’Impero. Ian Aranill, sua sorella Myrva, l’orco Gmor e l’elfa Sera stanno investigando su di un traffico di armi.
Quando finalmente riescono a rintracciare una delle contrabbandiere però quello che scopriranno sarà un traffico molto più grande e pericoloso del previsto. Non solo i trasporti vengono resi invisibili da quella che sembra magia o tecnologia avanzatissima anche per i Tecnocrati ma l’arma che si sta contrabbandando è in realtà una sostanza estremamente pericolosa, una che Ian aveva già incontrato anni prima in un’altra missione nel Margondàr.
Mentre viene snocciolato proprio il racconto di quella missione, la compagnia si dirige prima dal mago Alben in cerca di delucidazioni su cosa possa rendere invisibili gli oggetti e quindi si separa con Ian diretto a Rathun-Kun, nel regno di una antica famiglia di negromanti, salvo poi ricongiungersi sulle coste a sud.
C’è fermento sull’Isola degli Orchi, le loro incursioni si sono fatte più audaci e quanto pare c’è una oscura figura che vuole servirsi di questa sostanza, diventata un’arma, per scatenare una guerra tra gli Orchi e l’Impero!
Ancora una volta Ian e i suoi compagni impareranno che gli equilibri nell’Erondàr sono più precari di quello che si lascia intendere nei palazzi del potere.
Dragonero – Il Sangue del Drago, rileggere l’inizio
Nel corso della sua storia editoriale, uno dei maggiori pregi riconosciuti a Dragonero è stato quello di rappresentare una certa innovazione nel campo delle serie regolari della Sergio Bonelli Editore.
Una innovazione che si era concretizzata albo dopo albo in una programmazione a lungo termine delle trame che separava nettamente la serie fantasy creata da Vietti e Enoch rispetto alla tradizione bonelliana fatta per lo più di storie autocontenute o presunte tali.
Ma sarà proprio così? Cosa traspare leggendo i primi quattro albi usciti nel 2013 oggi nel 2020 dopo quasi otto anni di serializzazione?
La narrazione di Dragonero – Il Sangue del Drago risulta oggi ancora estremamente densa con un plot ed una sceneggiatura che non lasciano nulla al caso e che presuppongono, pur dando tutte le coordinate narrative necessarie negli albi, di aver letto il romanzo d’esordio.
Dal 2007 al 2013 gli autori affinano il loro mondo, perché Dragonero funziona sin da subito anche e soprattutto per il maniacale e certosino lavoro di world building dei due autori, sgrezzando anche i personaggi che in Dragonero – Il Sangue del Drago pagano meno dazi agli stereotipi tipici delle grandi saghe fantasy risultando più muscolari e meno sospesi in una bolla fatta di semplice sword and sorcery.
Dragonero – Il Sangue del Drago, innovare la tradizione
È qui che avviene quel cortocircuito che forse ai più potrebbe essere sfuggito. Dragonero è in tutto e per tutto una serie SBE, anzi forse la più bonelliana degli ultimi anni.
Non vi è assolutamente accezione negativa in questa affermazione quanto la volontà di sottolineare sia i punti di contatto con le grandi serie Bonelli del passato quanto l’effettivo esercizio di storytelling che rimaneggia gli stilemi della narrazione fantasy in favore della narrazione del fumetto popolare italiano di cui SBE è l’indubbia cifra imprescindibile.
Vi sono diversi elementi che avvalorano queste considerazioni.
L’inizio è in media res, tipico della serie Bonelli classiche, e riporta più precisamente alla mente quello di Nathan Never (serie familiare ai due autori) portando subito il lettore “dentro l’azione”.
La compagnia (il party nel gergo del fantasy) è una sponda perfetta per rinnovare la tradizione bonelliana che vuole il protagonista accompagnato sempre da almeno due co-protagonisti (si dice perché il grande Sergio Bonelli amava molto I Tre Moschiettieri di Dumas). Nel corso del volume questo “schema” si ripete ora in maniera evidente (la sequenza in analessi) ora in maniera più elaborata (l’assalto finale).
L’intreccio e la sua risoluzione sono tipicamente texiani. La lunga sequenza in analessi è propedeutica a rivelare il vero antagonista delle vicende mentre i nostri devono risolvere le immancabili side quest (giusto per usare ancora una volta una terminologia legata al fantasy e ai giochi di ruolo) in cui le loro interazioni e la presenza di personaggi secondari è fondamentale per rendere la narrazione più completa e corale.
Il personaggio di Ian inoltre matura rispetto al Romanzo a Fumetti. Lì infatti impersonava un eroe dal passato tormentato ma tutto sommato positivo, in armonia con il mondo che lo circondava. Qui invece, complice ancora gli avvenimenti del Romanzo a Fumetti, è un protagonista combattuto e carico di dubbi che lo avvicinano al Mister No di Guido Nolitta.
Dragonero – Il Sangue del Drago, oggi
Al netto di queste considerazioni è bene sottolineare come Dragonero – Il Sangue del Drago non sia un mero esercizio di stile ma al contrario una lettura appagante ed estremamente immersiva. Ma non facile. Denso, aggettivo già usato poco sopra, come un albo francese e ricercato come un seinen (termine che indica il fumetto maturo) di estrazione nipponica che spesso si contrappone allo shonen (il fumetto indirizzato ad un pubblico maschile più giovane e dalla narrazione più “lineare” e dedita all’azione in quanto tale).
Il grado di attenzione richiesto al lettore è più alto della media complice un’azione mai fine a sé stessa ed il folto cast di personaggi e ambientazioni che, soprattutto con l’approssimarsi della conclusione delle vicende, non fa altro altro che rendere più nitido un affresco socio-politico complesso e ricco di zone grigie che risultano essere il vero nucleo tematico degli albi.
Dragonero – Il Sangue del Drago, il segno
Se c’è un indicatore attendibile di tutte queste riflessioni è sicuramente il tratto di Giuseppe Matteoni, coadiuvato dal pulitissimo Luca Malisan nell’ultimo episodio del volume.
Matteoni aveva già illustrato il Romanzo a Fumetti ma mentre lì lo stile cercava di dare al lettore una certa accessibilità con soluzioni mutuate più dal fumetto d’avventura che da quello fantasy tout-court qui lo stacco è più netto così come una certa consapevolezza della materia.
Dal punto di vista del disegno le tavole migliori sono quelle in cui Matteoni limita al minimo il tratteggio e si concentra su linee continue mentre il nero, pieno e uniforme, diventa lo strumento con cui creare contrasti netti e marcati, giochi di luce e una divisione dei piani puntuale con il bianco che non fanno per nulla rimpiangere l’assenza del colore.
C’è un po’ di Magnus, una certa pulizia franco-belga e molto della scuola argentina e spagnola nel tratto che trova invece una inedita valvola di sfogo nelle lussureggianti ambientazioni sempre ricche di dettagli ed in architetture imponenti ed intricate.
Al netto della costruzione della tavola sempre ancorata al classico ed affidabile schema bonelliano, il disegnatore riesce a ricavarsi una invidiabile dinamicità nelle sequenze d’azione anche grazie ad un sapiente uso di piani ed inquadrature mai statiche o scontate.
Dragonero – Il Sangue del Drago, il volume SBE
Dragonero – Il Sangue del Drago si presenta come un agile balenottero brossurato da 400 pagine in quella che è la tipica confezione “economica” per i prodotti da libreria della Sergio Bonelli Editore con grafica asciutta ed essenziale (quella con la banda e costina nera per intenderci) in cui la copertina richiama quella dello storico numero uno.
Il volume non presenta extra di sorta ma è impreziosito da una lunga e puntuale introduzione firmata da Luca Barbieri.
In Breve
Storia
7.5
Disegni
7.5
Cura Editoriale
7.5
Sommario
Dragonero - Il Sangue del Drago è una lettura appagante ed estremamente immersiva. Ma non facile. Densa come un albo francese e ricercata come un seinen (termine che indica il fumetto maturo) di estrazione nipponica che spesso si contrappone allo shonen (il fumetto indirizzato ad un pubblico maschile più giovane e dalla narrazione più "lineare" e dedita all'azione in quanto tale).