Il diario oscuro vol. 1: recensione
Pubblicato il 21 Agosto 2012 alle 13:00
Arriva in Italia “Il diario oscuro” miniserie che prende spunto dal ricco filone soft-horror della letteratura giapponese, coniugandolo con elementi propri dei gialli.
Editore: GP Publishing
Provenienza: Giappone, 2010
Target: shonen
Genere: mistero, horror, scolastico
Prezzo: € 5,90
Anno di pubblicazione: 2012
Makoto Nakashima, studentessa preoccupata per le sorti di una sua amica scomparsa senza lasciare traccia, decide di tentare il tutto per tutto rivolgendosi al misterioso Yotsuya senpai, lo studente fantasma su cui girano parecchie voci, un ragazzo della sua scuola che nessuno ha mai visto e che nessuno ha la certezza che esista veramente, ma che sembra sia specializzato nella risoluzione di casi misteriosi.
Makoto si ritrova così ad avere a che fare con l’inquietante Yotsuya, uno strambo studente a dir poco appassionato di misteri e racconti dell’orrore, e morbosamente affascinato da tutto ciò che terrorizza la gente. Inizia così l’avventura di Makoto alle prese con delitti avvolti dal mistero, aiutata da Yotsuya senpai, determinato a costruire il racconto dell’orrore perfetto, grazie a una sapiente messa in scena, ad una narrazione efficace e alla scelta del pubblico più adatto.
“Il diario oscuro” (Kiben Gakuha, Yotsuya Senpai No Kaidan) di Haruichi Furudate è una miniserie soft-horror in tre volumi, presentata ai lettori italiani da GP Publishing.
Haruichi Furudate con quest’opera propone una variante a suo modo interessante del filone classico dei racconti dell’orrore, intrecciando gli elementi tradizionali delle storie che prendono spunto da leggende metropolitane con i meccanismi narrativi propri piuttosto del genere poliziesco.
Il risultato è un fumetto che fa chiaro riferimento al genere horror tanto nelle scelte stilistiche quanto in quelle registiche, ma che se ne discosta notevolmente, virando su trame più vicine al mistery e al giallo, per un manga che rimane, comunque, leggero nel complesso e lontano dalle cupe e opprimenti atmosfere della letteratura dell’orrore in cui i giapponesi hanno fatto scuola.
Insomma, “Il diario oscuro” è innanzitutto uno shonen di casa Shueisha, come dimostra l’ambientazione scolastica, e non perde di vista questa sua matrice, sviluppando una trama articolata su una struttura fondamentalmente episodica (proprio come avviene per i polizieschi), che fa largo uso di momenti comici e siparietti che puntano tutto sull’eccentrico Yotsuya e che non fanno mai montare troppo la tensione.
Se l’impianto di base è quindi apprezzabile nelle intenzioni, un po’ meno convincente risulta invece l’esecuzione complessiva, che pecca di una narrazione frammentaria, che in più occasioni soffre di passaggi frettolosi che smorzano l’atmosfera e confondono il lettore, rischiando così di spezzare la lettura e mandare a monte la costruzione del climax.
A peggiorare le cose, un adattamento poco scorrevole, con dialoghi a volte poco comprensibili e un apparato di note spesso ridondante e disordinato nell’impaginazione. Per quanto riguarda invece la confezione, GP Publishing propone un albo da fumetteria di piccolo formato (13×18) con sovraccoperta, per un volume di 180 pagine in bianco e nero, su carta bianca e resistente.
In conclusione, “Il diario oscuro” è un’opera leggera, piuttosto originale nell’impostazione, ma che manca di incisività, perdendo l’occasione di approfondire i suoi personaggi e mantenere coesa la narrazione.
Discreto.