Intervista a Jack Quaid: “Fare Star Trek Lower Decks e The Boys sono due sfide diverse”
Pubblicato il 22 Gennaio 2021 alle 16:00
Non sapete chi è Jack Quaid? Abbiamo imparato ad amarlo nei panni di Hughie Campbell nerd impacciato che si unisce ai The Boys dell’omonima serie tv di Amazon per vendicare la fidanzata uccisa da A-Train in un incidente.
Da oggi, 22 gennaio, potrete apprezzare anche le sue doti di doppiatore nella comedy animata Star Trek: Lower Decks che segue l’equipaggio di supporto su una delle navi meno importanti della Flotta Stellare, la U.S.S. Cerritos, nel 2380. Mentre la nave è scossa da una moltitudine di anomalie fantascientifiche, i protagonisti cercano di tenere il passo con i loro doveri e le loro vite sociali. La serie sarà disponibile su Amazon Prime Video ed è stata già rinnovata per una seconda stagione.
Jack Quaid aveva qualche patatina da sgranocchiare, una parlantina ironica degna di Hughie e citazioni nerd a go go che hanno reso l’intervista che state per leggere un vero piacere! Enjoy!
Perché pensi che l’universo di Star Trek si espanda e abbia ancora successo dopo tutti questi anni?
Hai ragione, il franchise è in onda da secoli (ride). Penso che la sua peculiarità sia essere una serie sci-fi che commenta la nostra quotidianità e il nostro mondo attraverso la lente di questo futuro a cui aspirare e ci dà anche un obiettivo a cui aspirare in un certo senso. Non è come Star Wars che è in una galassia lontana, lontana, questo è più vicino (ride). È uno show che ti mostra cos’è possibile quando ti concentri sulla scienza ma anche sul trattare le persone con rispetto e dare valore ad ognuno. È una saga che ci mostra il futuro che forse vorremmo. E poi ciò che trovo interessante è che quanto succede in Star Trek lo potresti vivere nella vita reale. Per comunicare utilizzano praticamente dei cellulari, e io sto aspettando il trasportatore di particelle, non voglio più volare (ride).
Nessuno sarebbe più ritardo.
Nessuno avrebbe più scuse per essere in ritardo più che altro (ride).
Quali sono le principali differenze per te nel recitare in una serie live action come The Boys e in una animata come Star Trek Lower Decks?
In The Boys posso “parlare” al pubblico con uno sguardo, un movimento, il linguaggio del corpo, oltre alla mia voce ovviamente, ma ho più strumenti a mia disposizione. Mentre in Star Trek Lower Decks ho solo la voce a mia disposizione, nessuno può vedermi. Che in realtà è anche fantastico, perché posso anche essermi appena alzato dal letto, non mi serve trucco e parrucco (ride), posso stare come preferisco sapendo che sentiranno solo la mia voce. È una sfida diversa in entrambi i casi. Ogni episodio è più corto da registrare in Lower Decks, non devo preoccuparmi di inquadrature o altro, se ne occuperà qualcuno più tardi all’animazione. Amo entrambi da morire: ho sempre voluto fare l’attore, quindi fare The Boys è un sogno che si realizza, perché si tratta di un serial supereroistico e di successo, ma ho sempre voluto essere anche un personaggio di un cartone animato, quindi sono stato accontentato. In più essere parte di una serie che fa parte come dicevamo di un franchise così storico, è una benedizione. Mi sento molto fortunato.
Possiamo dire che Lower Decks parli degli “perdenti” di Star Trek?
Sicuramente, il serial si concentra sui più bassi gradini della scala gerarchica sulla nave di Star Trek, che è una novità per il franchise. Ci si è sempre concentrati sul ponte e sulla plancia di comando. In Star Trek Discovery si accenna al loro mondo, c’è un episodio di The Next Generation intitolato proprio “Lower Decks”. Loro lavorano come – se non più – duramente di quelli del ponte, ti fa vedere cosa vuol dire per il resto della nave e dell’equipaggio quando succede qualcosa o viene deciso qualcosa “ai piani alti”. È una finestra divertente e interessante su cosa voglia dire davvero lavorare su una nave spaziale.
Perché pensi che il pubblico tifi istintivamente per i perdenti in tv e al cinema?
Penso perché siamo stati tutti perdenti almeno una volta nella vita. Non solo quando sei un bambino e a nessuno magari interessa cosa dici o pensi, ma anche più avanti nella vita lavorativa e adulta. Si vuole istintivamente vederli avere successo e farcela nella vita. Se non tifi per loro, voglio dire, c’è qualcosa che non va (ride).
Il tuo personaggio, Brad Boimler, una guardiamarina, è uno che segue le regole e non ammette errori ma già dal primo episodio impara che a volte bisogna improvvisare ed essere creativi. Tu che tipo di ragazzo sei nella realtà?
Penso di essere nel mezzo. Quando ero piccolo non mi piaceva mettermi nei guai, soprattutto a scuola. Crescendo ho imparato che alcune regole sono fatte essere infrante, altre no, ma non mi sento “ribelle” in alcun modo. Penso di aver trovato un equilibrio tra l’essere “il cocco della maestra” e l’insubordinato totale.
Pensi che l’animazione sia il futuro dell’intrattenimento dato che permette maggior sperimentazione?
Penso che in un certo senso il futuro sia già adesso. Ci sono già tantissimi serial animati fantastici là fuori, e anche film e videogame. Quello che riescono a fare con la performance capture è qualcosa di incredibile. Ho giocato di recente a The Last of Us 2 ed è incredibile quello che sono riusciti a fare con gli attori, le sfumature, e così via, è come se stessi vivendo un film in prima persona. Altrettanto incredibile è BoJack Horseman: sulla carta è una commedia sciocca su un cavallo-uomo parlante a Hollywood ma nella realizzazione è finito per essere uno dei più profondi ed emozionanti serial visti nella mia vita. L’animazione permette di fare cose assolutamente originali e adoro il modo in cui le persone stanno rischiando con questa tecnica.
E che differenza c’è fra doppiare Star Trek Lower Decks e doppiare un videogioco come ti è capitato di fare in passato con Il Signore degli Anelli (La Terra di Mezzo: L’ombra di Mordor del 2014, dove doppiava Dirhael, ndr)?
In quell’occasione feci la motion capture e fu una delle sfide più grandi lavorative mai fatte. Dovevo recitare con un accento inglese, combattere gli orchi e indossare un visore, tutto contemporaneamente. L’aspetto più interessante è che una volta che hai fatto la scena come vuole il regista, è stata già acquisita da ogni possibile angolazione digitale. Sei circondato dalle telecamere, non devi preoccuparti se sei nell’inquadratura o meno. E mi piacerebbe rifarlo nonostante fosse parecchio difficile. In Lower Decks sono solamente in una stanza con la mia voce ma è un lavoro di recitazione al pari di una serie live action o al motion capture, è solamente una parte diversa di te stesso che devi utilizzare al meglio, hai meno strumenti a disposizione e devi esprimere tutto solo con la voce.
Se potessi essere in una serie live action dell’universo di Star Trek quale sarebbe e quale personaggio ti piacerebbe interpretare?
Sembrerà egoista ma vorrei interpretare Brad Boimler in versione live action, potrei tingermi i capelli di viola, vestirmi in equipaggio da nave spaziale e anche se fossi solo una guardiamarina sempre sullo sfondo poiché sono parte dei Lower Decks sarebbe bellissimo!
Ti piacerebbe andare nello spazio nella vita reale?
Penso che sarei terrorizzato, ma si vive una volta sola, quindi sì, facciamolo! (ride)