Soul: recensione del film Pixar di Natale in arrivo su Disney+
Pubblicato il 22 Dicembre 2020 alle 15:10
Il film, programmato per uscire nelle sale cinematografiche, a causa della pandemia arriva direttamente su Disney+, senza costi aggiuntivi per gli abbonati.
Titolo originale: Soul, Durata: 100′
Genere: animazione, dramma, commedia
Diretto da: Pete Docter, Kemp Powers
Scritto da: Pete Docter, Kemp Powers, Mike Jones
Cast: Jamie Foxx, Tina Fey, Questlov, Daveed Diggs, Angela Basset
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Data di uscita: Disney Plus, 25 Dicembre 2020
La Pixar raddoppia questo 2020 anomalo con il suo 23° lungometraggio, Soul, che dopo aver aperto la Festa di Roma arriva dal 25 dicembre direttamente su Disney Plus giusto in tempo per Natale.
Joe Gardner, un insegnante di musica alle scuole medie, sogna da tempo di esibirsi in uno spettacolo jazz sul palco, e finalmente ha una possibilità dopo aver fatto colpo su altri musicisti jazz durante un numero di apertura al club The Half Note di New York.
Tuttavia, un incidente fa sì che l’anima di Gardner venga separata dal suo corpo e trasportata allo You Seminar, un centro in cui le anime si sviluppano e acquisiscono passioni prima di essere trasferite in un bambino appena nato; Gardner si trova costretto a lavorare con 22, un’anima con una visione non definita della vita poiché intrappolata da anni al seminario, al fine di tornare sulla Terra prima che sia troppo tardi. Ci riuscirà? E 22 troverà la propria passione che la renda degna di vivere?
Nella versione italiana il film ha le voci di Neri Marcorè e Paola Cortellesi affiancati da nostri doppiatori “storici”, che riescono a rendere giustizia all’originale caratterizzazione di Jamie Foxx e Tina Fey.
Soul, l’anima della musica ma anche qualcosa di più
Soul, presentato fin dai primi annunci come una sorta di nuovo Inside Out dell’anima invece che della mente, si conferma un viaggio dentro l’anima musicale e personale di ognuno di noi e su ciò che ci fa apprezzare davvero la vita sulla Terra.
“Soul” significa “anima” in inglese ma è anche il genere musicale sviluppato dagli anni ’60, soprattutto da musicisti di colore, rappresentato da nomi come Otis Redding, Donny Hathaway, Aretha Franklin, James Brown, Ray Charles, Sam Cooke, Wilson Pickett e Stevie Wonder. La “musica dell’anima”, com’è anche chiamata, nacque dalla fusione delle sonorità del jazz e del gospel con i modi della canzone pop.
Ed è proprio questo mix di passione per la musica (sembra il protagonista respiri la quarta arte e non sappia parlare di nient’altro) e di vita vissuta che ricorda l’atmosfera di La La Land, altro film in cui veniva celebrato il jazz.
Se lì una singola melodia o nota poteva racchiudere e raccontare un’intera vita di rimorsi, qui è il rimpianto di perdersi la possibilità della sua grande occasione musicale a muovere il protagonista Joe. Parallelamente l’uomo/anima deve far trovare a 22 la propria passione che la mantenga “viva”, o meglio che la faccia vivere per la prima volta.
In questo viaggio, come spesso capita, metaforico i personaggi si muovono in un mondo animato completamente inventato, come fu per Inside Out: è bello vedere come Pete Docter e gli animatori si siano sbizzarriti nel ricreare un mondo che dovesse rappresentare visivamente ciò che è incolore, inodore e astratto come le Anime e chi le guida, così come fu per le Emozioni.
Gli “assistenti” che vediamo nell’Altro Mondo sono quasi dei “traghettatori di anime” ma verso la vita che le anime devono iniziare invece che verso la fine della stessa (meraviglioso quando dicono “dovremmo smettere di mandare così tante anime tra gli egocentrici” a rappresentare la società odierna dove l’Io troppo spesso spicca sul Noi).
Soul riprende il jazz già visto ne La principessa e il ranocchio della Disney, che attraverso la passione dei personaggi del principe Naveen e del coccodrillo Louis faceva passare un bellissimo messaggio musicale che arricchiva in modo sorprendente la “classicità” delle melodie disneyane del film.
Qui il jazz è anima e ossigeno per il protagonista, che scoprirà molti lati inediti di se stesso in questo viaggio di auto-coscienza e auto-ricerca, quasi una seduta psicanalitica per adulti, mentre Inside Out lo era stato per i pre-adolescenti.
In conclusione possiamo dire che a questo Soul manca quel qualcosa in più che lo renda un’intramontabile classico Pixar, ma allo stesso tempo si muove in modo interessante ed emotivo per dirci che spesso ciò che cerchiamo non è ciò di cui abbiamo davvero bisogno, un po’ come hanno già fatto Onward e Coco prima di lui.
In Breve
Giudizio Globale
7.0
Sommario
Un viaggio dentro l'anima musicale e personale di ognuno di noi e su ciò che ci fa apprezzare davvero la vita sulla Terra.