Fargo 4 – il sogno americano per un gangster | Recensione
Pubblicato il 15 Novembre 2020 alle 21:00
Fargo 4 arriverà in Italia dal 16 novembre su Sky Atlantic e NOW TV.
Titolo originale: Fargo
Genere: drama, horror, supernatural
Episodi: 11, di 60 minuti ca. ciascuno
Creata da: Noah Hawley
Cast: Chris Rock, Jessie Buckley, Jason Schwartzman, Ben Whishaw, Jack Huston, Timothy Olyphant, Salvatore Esposito, Francesco Acquaroli, Gaetano Bruno, Tommaso Ragno
Produzione: 26 Keys Productions, The Littlefield Company, FXP (2017–present), MGM Television
Distribuzione Italia: Sky Atlantic, dal 16 novembre 2020
Fargo La Serie sembra saltare una generazione. In Fargo 4, la nuova stagione in arrivo il 16 novembre su Sky Atlantic e NOW TV, infatti, riprende stilemi e tematiche della seconda stagione, tralasciando in parte quelle di prima e terza.
Se la filmografia dei fratelli Coen a cui il serial si ispira, così come l’universo televisivo creato ottimamente da Noah Hawley, si basava sull’inettitudine umana e sul caos e il caso che muovono e smuovono i destini dell’umanità, in Fargo 4 torniamo piuttosto a concentrarci maggiormente sulla malavita organizzata, sul sottobosco criminale di Kansas City, su un omaggio ai gangster movie e a una cert’altra parte della filmografia dei Coen.
Fargo 4: sogno o illusione americana?
“In America vogliono credere, hanno quel sogno. E un sognatore lo puoi derubare”
Siamo a Kansas City negli anni ’50 e al centro di Fargo 4 c’è la feroce faida fra due clan criminali, gli italiani e quelli di colore, a lottare per il dominio dell’area/regione. Entrambi mal visti dagli americani pur essendo oramai tali, entrambi dalla doppia anima, entrambi in lotta per il potere. Il potere che in questo caso è rappresentato dalla realizzazione del sogno americano, che si muove a metà tra utopia e illusione per questi personaggi eternamente visti come diversi e stranieri.
La stagione sembra quindi concentrare il proprio focus narrativo non più sull’inettitudine umana e sul caos che regola le nostre vite come se il Destino non potesse essere controllato, ma piuttosto su una azione-reazione continua dei due clan nella lotta al potere.
Ci sono ancora le bizzarre coincidenze e ci sono ancora i personaggi che sono meno di quanto sembrano e meno di quanto vorrebbero essere, ma questa faida criminale in realtà riflette e analizza la società americana e il suo essere la terra della grande libertà ma anche la terra della grande ipocrisia. C’è il tema del razzismo, visto e sviscerato in altre serie come Lovecraft Country e Watchmen, qui però meno tessuto narrativo e più pretesto per la caratterizzazione di una parte dei personaggi.
“Spesso abbiamo l’arroganza di credere di controllare le cose. E’ per questo che Dio ha creato i tornado, per ricordarcelo” “Però si possono aumentare le probabilità”
Ciò che rimane della scrittura subito riconoscibile di Noah Hawley, il creatore, è l’esagerazione tragicomica nel caratterizzare i protagonisti, a metà tra la macchietta e vittime più di tutto di loro stessi. Sotto questo aspetto emergono soprattutto le interpretazioni sopra le righe di Jessie Buckley e del nostro Salvatore Esposito.
La prima interpreta un’infermiera nativa del Minnesota con un accento marcato che non fa altro che annunciare la propria vocazione alla professione… ma la verità potrebbe essere un’altra. Esposito invece nei panni del fratello di Josto, appena arrivato dalla Sardegna, si fa forza della recitazione già esasperata in Gomorra La Serie ma dandole un piglio decisamente diverso, più folle e incontrollabile.
Forse è proprio il suo Gaetano Fadda ad essere il Caos che smuove gli eventi di questa stagione? E forse è il Potere a cui tutti ambiscono che rappresenta il cercare di controllare una società e un mondo che non sembra accettarli per davvero?
Fargo 4: un cast “esagerato”
“Sapete perché l’America ama le crime story? Perché l’America è una crime story!”
A rendere un maggior realismo alla comunità italo-americana è stato scelto un gruppo di attori nostrani a dare volto e voce ai personaggi – piccolo consiglio: sentire Fargo 4 in lingua originale ovviamente vi fornirà quel quid in più alla visione.
Francesco Acquaroli, dopo il Samurai di Suburra La Serie, e Gaetano Bruno danno autenticità e sfumature ai propri personaggi, Ebal Violante e Costant Calamita, dai nomi quasi fumettistici, che riserveranno più di qualche sorpresa col passare degli episodi.
Chi sorprende invece nella comunità black è Chris Rock. Il suo Loy Cannon è così pieno di rancore e rabbia per ciò che il suo popolo ha dovuto subire e per essersi guadagnato col sudore e il sangue il proprio posto, che non vuole perdere a nessun costo.
Ma anche altre sono le interpretazioni che rimangono impresse, da Jason Schwartzman e Jack Huston, da Ben Wishaw a Timothy Olyphant (meraviglioso il suo agente mormone). A narrare la storia la sedicenne Ethelrida Smutny (interpretata da E’myri Crutchfield), forse la nota più stonata di questa stagione, poiché crea un eccessivo spiegone introduttivo a ciò che stiamo per vedere e allo stesso tempo enfatizza eccessivamente la “macchietta” narrativa di cui parlavamo.
Fargo 4: conclusioni
“Sa cosa ho imparato sulla mentalità criminale? Per definizione il criminale rifiuta la responsabilità delle proprie azioni, dato che la sua identità si basa sul farla franca. Similmente il criminale rifiuta moralità e etica, perché se il Bene esiste, allora lui rappresenta il Male. Ma in quel vuoto ciò che emerge è un codice d’onore, un sistema di regole basato sulla lealtà. Il criminale così si distacca dal mondo civilizzato”.
Fargo 4 è quindi una stagione che predilige alcune tematiche ad altre dalla filmografia dei Fratelli Coen e dalle precedenti stagioni della serie di Noah Hawley, omaggia i gangster movie e trova nei personaggi e nella lotta per il potere le metafore di controllo e caos come entità che muovono l’universo criminale.
Una stagione per cui il pubblico più affezionato alle figure dell’inetto e del risolutore a cui Hawley lo aveva abituato, potrebbe storcere il naso, ma che non manca di riflessioni (anche se un po’ reiterate) sul razzismo e sulla nascita della società americana, nel sangue e nell’espropriazione (pensiamo alla festività del Ringraziamento, periodo in cui guarda caso è ambientata questa stagione).
Lo scambio dei figli/fratelli fra i vari clan nel prologo iniziale richiama le antiche società greche e latine, e ancora una volta strizza l’occhio senza farne focus narrativo, al tema del Fato e del Destino tanto caro ai Coen e a Hawley. Forse è proprio il difetto più grande di questa stagione, non andare mai fino in fondo ma rimanere sul bordo.
In Breve
Giudizio Globale
8.0
Sommario
Una stagione che riprende più gli stilemi della seconda che della terza e omaggiando i gangster movie riflette sulla società americana.