Pazzia di Jioke | Recensione
Pubblicato il 23 Ottobre 2020 alle 18:00
Pazzia è l’esordio cartaceo per Jioke: una antologia di racconti fra horror, thriller e le pieghe più oscure dell’animo umano.
Autori: Jioke (testi & disegni)
Casa Editrice: Edizioni BD
Genere: horror, thriller
Provenienza: Italia
Prezzo: € 14, 15×21, B. con sovracoperta, b/n, 136 pp.
Data di pubblicazione: 21 ottobre 2020
Arriva in libreria e fumetteria Pazzia, esordio in formato cartaceo del fenomeno del web, Jioke (al secolo Giovanni Dell’Oro, classe 1996) che Edizioni BD pubblica in seno al progetto BD Next di cui avevamo già recensito Graveyard Kids Volume 1.
Pazzia – 11 piccoli incubi
Pazzia è un volume antologico che raccoglie 11 storie medio-brevi tutte ascrivibili al genere horror. Non si tratta però di mettere su carta mostri o demoni infernali quanto invece la crudeltà del genere umano e le pieghe più oscure del suo animo su un canovaccio fatto di temi crudi e realistici come la solitudine, la sessualità in un discesa fra ossessioni e manie.
Dalla morbosità dello stalking della storia di apertura intitolata Sogni alla crudeltà della successiva Silenzio, Jioke inizia una discesa inesorabile nel peggio di una umanità che è per lo più fatta di adolescenti che sono vittime o peggio ancora carnefici forse ancora più spietati degli adulti. In questo senso sono da esempio La Stella di Beatrice o l’agghiacciante storia finale, la più lunga del libro, 30 Giorni in Paradiso.
Fra le ossessioni di Intrusi, Cicatrici e di Gemelle trova anche spazio un po’ di body horror con Crooked o il crime più tradizionale di Pazzia fino al tocco malinconico di Attesa.
Pazzia – Jioke fra tradizione e influenze nipponiche
Prima di Pazzia non conoscevo Jioke e ammetto anche che il genere horror non è fra i miei preferiti eppure sono rimasto piacevolmente colpito dalla maturità dell’autore e dal suo peculiare approccio grafico. Questa antologia è davvero magnetica, incalzante in più di un frangente ma soprattutto le storie, per quanto spesso i canovacci siano più o meno già visti soprattutto se masticate il genere, non sono mai assolutamente banali.
Jioke utilizza un interessante mix di influenze che vanno dal quotidiano al “fantastico” (body horror, snuff, jump scare) filtrate attraverso una sensibilità che richiama molto l’horror di estrazione nipponica di sensei come Junji Ito, Umezz e in maniera minore Shintaro Kago.
Questa tensione fra horror e orrore (del e nel quotidiano) richiamano tuttavia anche quello che, per il fumetto italiano, è il sinonimo di orrore ovvero Dylan Dog in uno strano gioco di rimandi che associano Jioke al miglior Tiziano Sclavi. La giovane età dell’autore e il suo background rappresentano invece il fattore di maggior personalità delle storie del volume: all’approccio a temi, già citati, come l’insicurezza adolescenziale e la scoperta della sessualità che vengono approcciati in maniera diretta, brutale, vibrante e incredibilmente vera.
Pazzia – scavare nella materia
La personalità, ma anche l’estrema maturità e schiettezza nella scrittura, trovano riscontro in un approccio altrettanto personale di Jioke al disegno.
Pur in un ricerca anatomica volta al realismo infatti, il tratto di Jioke non è propriamente realistico. Le sue figure presentano tratti somatici spesso esagerati e alcuni tratti anatomici volutamente caricaturali – teste più grandi e tondeggianti, braccia sottili, assenze di giunture – che lo avvicinano ancora una volta la fumetto nipponico. Questo allontanamento dal realismo crea un falso senso di sicurezza che si scontra con il realismo della violenza, le abrasioni sui corpi ed i corpi e i volti esageratamente emaciati.
Il bianco e nero è la dimensione ideale per questo contrasto in ovvi giochi di chiaroscuro ma anche dove il nero è materia da scavare. In questo senso il tratteggio è nervoso, i segni sono ridondanti sulla tavola a dimostrazione dell’uso di una biro o un pennino molto sottile come strumenti preferiti e distintivi che associano idealmente il suo lavoro a quello di maestri come Corrado Roi e il primissimo Angelo Stano e andando ancora più indietro a Dino Battaglia.
L’approccio alla costruzione della tavola è invece semplice e regolare con una predilezione per ripartizione 3+2 in cui fanno eccezione alcune splash page dal forte impatto e qualche esperimento nell’uso dell’inserto e della sovrapposizione. Se c’è qualcosa che il web insegna è senz’altro a mantenere una chiarezza espositiva per facilitare la lettura che ritorna utilissima poi nel passaggio su carta stampata.
Pazzia – il volume Edizioni BD
Edizioni BD per Pazzia confeziona un volume brossurato dimensioni 15×21 con sovracoperta che ricalca negli intenti e nella pratica il manga strizzando l’occhio sia ad alcune delle influenza dell’autore sia al pubblico dei più giovani che magari con un formato per loro più famigliare potrebbero essere incuriositi dal volume.
Non vi sono extra di nessun tipo, unico appunto da fare dal punto di vista editoriale è legato all’assenza di un indice utile essendo un volume antologico.
In Breve
Storia
8.0
Disegni
9.0
Cura Editoriale
8.0
Sommario
Pazzia è sicuramente uno degli esordi più interessanti degli ultimi anni. Jokie mostra una maturità e una personalità incredibili sia dal punto di vista della scrittura che del disegno in una tensione fra horror e orrore (del e nel quotidiano) che richiamano in alcuni frangenti le prime storie del Dylan Dog di Tiziano Sclavi.