We Are Who We Are, recensione della serie TV di Luca Guadagnino
Pubblicato il 8 Ottobre 2020 alle 19:00
We Are Who We Are ogni venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic e in streaming su NOW TV.
Genere: drama, teen
Episodi: 8, Durata: 50-60 minuti ca.
Creata da: Luca Guadagnino (scritta insieme a Paolo Giordano e Francesca Manieri)
Cast: Chloë Sevigny, Jack Dylan Grazer, Jordan Kristine Seamón, Alice Braga, Francesca Scorsese, Faith Alabi, Scott “Kid Cudi” Mescudi, Spence Moore II, Ben Taylor, Corey Knight, Tom Mercier, Sebastiano Pigazzi
Data di uscita: 9 Ottobre 2020, Sky Atlantic e NOW TV
Onesta, schietta, vera, sincera, senza peli sulla lingua. È questo We Are Who We Are, la prima serie tv di Luca Guadagnino, realizzata per Sky insieme a HBO e in onda su Sky Atlantic e NOW TV dal 9 ottobre.
Al centro un gruppo di ragazzi (e di adulti) che vivono nel particolare microcosmo di una base militare americana in Italia, nel chioggiotto. Una storia di formazione, un coming of age tanto per i giovani protagonisti quanto per quelli più “vissuti”. Guadagnino e gli sceneggiatori Paolo Giordano e Francesca Manieri mettono in scena una storia attenta alla plasticità dei corpi dei personaggi (proprio come nei precedenti lavori cinematografici del regista) e alla composizione dell’inquadratura, e allo stesso tempo ai silenzi nei dialoghi fra i protagonisti, importanti nell’adolescenza tanto quanto le parole, che vengono “vomitate” addosso agli altri, urlate, quasi esplose come un manifesto dell’adolescenza.
We Are Who We Are: la rottura degli equilibri di una comunità
In We Are Who We Are, Fraser (Jack Dylan Grazer), un quattordicenne timido e introverso da New York, è costretto a trasferirsi in una base militare in Veneto con la madre Sarah (Chloë Sevigny) e la compagna Maggie (Alice Braga), entrambe in servizio nell’esercito statunitense. E’ un ragazzo problematico, contraddittorio, che non trasmette istantanea simpatia, che fa del proprio modo di vestire e del proprio atteggiamento eccessivi un’armatura contro il mondo.
Armatura come la divisa che ogni giorno le sue mamme indossano nella base per adempiere ai propri doveri. Come verrà visto l’arrivo di un comandante donna (e dichiaratamente lesbica) nella base? Tra le righe We Are Who We Are affronta anche queste tematiche, la guerra, la morte, quella LGBTQ+, senza mai rimarcarci troppo sopra, senza rendere chiaro ciò su cui si focalizza allo spettatore, perché l’adolescenza è un misto incontrollabile di sentimenti.
L’arrivo di Fraser sconvolge gli equilibri, già delicati, del gruppo di adolescenti della base, il cui collante è Caitlin (Jordan Kristine Seamón), una ragazza apparentemente timida ma in realtà forte, determinata e con un segreto. Con lei la migliore amica Britney (Francesca Scorsese), schietta e arguta, il ventenne Craig (Corey Knight) con il fratello minore Sam (Ben Taylor), fidanzato geloso di Caitlin, il fratello di Caitlin Danny (Spence Moore II), molto legato alla religione, e due italiani: Enrico (Sebastiano Pigazzi) e Valentina (Beatrice Barichella).
Proprio come in Chiamami col tuo nome, c’è un continuo mescolarsi di lingue, tra dialetto veneto, italiano e inglese, nella comunità raccontata, in cui hanno imparato a convivere vicendevolmente le due nazionalità, forse.
Parallelamente all’arrivo di Fraser c’è quello delle due madri a mettere in subbuglio la comunità: e parallelo al loro rapporto complicato c’è quello fra i genitori di Caitlin e Danny: Richard (Scott Mescudi) e Jenny (Faith Alabi), rigidi, dallo sguardo duro, forse perché hanno anche loro i propri problemi e segreti da risolvere.
Guadagnino stesso in conferenza ha dichiarato che la serie funziona sia come appuntamento episodico sia come lungo film di otto ore, e in effetti è vero. È come se avesse una doppia identità e una doppia anima. Ma è anche uno dei rari casi in cui l’autorialità del regista riesce a piegarsi alle logiche televisive (l’altra eccezione potrebbe essere il Papa di Sorrentino). Quello che sorprende di We Are Who We Are è proprio la verità che ne viene fuori, l’onestà intellettuale e in sceneggiatura di mostrare senza filtri gli adolescenti di oggi. Sesso e fumo non sono tabù ma sono consapevolezze che vengono abbracciate, nonostante l’aura delle regole dell’esercito che circonda la comunità raccontata.
We Are Who We Are: alla ricerca della propria identità
A proposito di identità, un pregio della serie è che tutti i personaggi (nessuno escluso) sono alla ricerca della propria identità. Sessuale, sentimentale, personale, lavorativa. Tanto gli adulti quanto gli adolescenti mettono in discussione se stessi e il proprio credo, complici gli eventi che li circondano: come i caduti in guerra e l’elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti, una scelta temporale precisa voluta dagli autori come hanno raccontato in conferenza stampa, perché i protagonisti sono americani ma chiusi in una specie di “bolla” tutta italiana.
We Are Who We Are fa parte della selezione ufficiale della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2020 e ha avuto la sua prima mondiale al Festival internazionale del cinema di San Sebastián.
We Are Who We Are è una serie Sky Original coprodotta da Sky e HBO; Luca Guadagnino ne è showrunner, produttore esecutivo, sceneggiatore e regista; la serie è prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment e Mario Gianani per Wildside, entrambe del gruppo Fremantle, con Small Forward, insieme a Guadagnino, Elena Recchia, Nick Hall, Sean Conway e Francesco Melzi d’Eril; è scritta da Paolo Giordano e Francesca Manieri insieme a Guadagnino. Distributore internazionale: Fremantle.
In Breve
Giudizio Globale
8.5
Sommario
Onesta, schietta, vera, sincera, senza peli sulla lingua. We Are Who We Are è una serie che racconta gli adolescenti (ma anche gli adulti) senza aver paura di mostrare tutto di quell'età così complicata.