DC Omnibus Moonshadow – Recensione
Pubblicato il 16 Luglio 2012 alle 10:30
Arriva l’edizione Omnibus di una pietra miliare del fumetto americano: Moonshadow, scritta da J.M. De Matteis e dipinta da Jon J. Muth, con contributi di Kent Williams e George Pratt! Quando fumetto, illustrazione e poesia si uniscono in un connubio ben riuscito!
DC Omnibus Moonshadow
Autori: J.M. De Matteis (testi), Jon J. Muth, Kent Williams, George Pratt (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Genere: Fantascienza
Prezzo: € 39,95, 16,8 x 25,6, pp. 464, col.
Data di pubblicazione: giugno 2012
Ho scritto in tante occasioni che J.M. De Matteis è uno degli autori più inclassificabili e versatili del comicdom statunitense. È capace di scrivere storie di supereroi con un’ottica personale (basti pensare alle sue celebrate run dei Difensori, di Capitan America e dell’Uomo Ragno) e con un’attenzione maniacale nei confronti della delineazione psicologica dei personaggi, influenzata da Freud e Jung, fonti di ispirazione dello scrittore; sa proporre comic-book divertenti, come nel caso della sua spassosa run di JLI; e non si esime dall’ideare fumetti più sofisticati, caratterizzati da notevole visionarietà e influenzati dal misticismo di matrice orientale, dalla controcultura dei sixties e dai movimenti psichedelici.
Negli anni ottanta, in particolare, il compianto Archie Goodwin ebbe l’indubbio merito di accettare tre opere di De Matteis non rubricabili nel genere supereroico, facendole pubblicare dalla Epic, divisione editoriale for mature readers della Marvel (una specie di antesignana della Vertigo), che non passarono inosservate: la graphic novel Dr. Strange: Into Shambala, imperniata sul Maestro delle Arti Mistiche creato da Lee e Ditko; e le miniserie Blood: A Tale, una bizzarra storia di vampiri, e Moonshadow, salutata come un capolavoro e annoverata tra i fumetti che più contribuirono, in pieno Rinascimento Americano, a svecchiare e a rinnovare la letteratura disegnata a stelle e strisce.
Con la chiusura della Epic, tuttavia, De Matteis, in possesso dei diritti di Blood e di Moonshadow, decise di affidarne la ristampa alla Vertigo. E finalmente arriva in Italia uno dei vertici assoluti della produzione dell’autore: Moonshadow, appunto. Va chiarito che descrivere e riassumere le complesse e labirintiche vicende della serie è impossibile. L’opera va letta e basta. E aggiungerei che va sperimentata, come se si avesse a che fare con un trip da LSD.
La trama può essere definita fantascientifica e in effetti gli stilemi della science-fiction sono evidenti; ma ci sono influenze della tradizione favolistica, della narrativa fantasy, nonché riferimenti alla poesia dei romantici e dei decadenti, alla letteratura post-moderna, al buddismo, alle tradizioni bibliche, allo zen, all’esoterismo. Protagonista indiscusso è il giovane Moonshadow. De Matteis racconta le sue vicende in un arco di tempo che va dall’infanzia alla vecchiaia. E’ anzi lo stesso Moonshadow che, ormai ottuagenario, rievoca gli avvenimenti salienti della sua esistenza. Tuttavia, c’è una sottile, insistita ambiguità: infatti, forse ciò che Moonshadow racconta non è realmente accaduto; oppure è avvenuto in maniera diversa. Tutto, quindi, è labile e impalpabile come impalpabili e labili sono le réverie giocate sul filo della memoria.
La madre di Moonshadow, Sunflower, ha un ruolo importante: ragazza bella e stravagante, si fa coinvolgere, negli anni sessanta della Love Generation, dai movimenti studenteschi, dall’amore libero e dalle droghe. Un giorno viene rapita da una creatura aliena che la conduce in un altro piano di realtà, un universo popolato da esseri provenienti da svariati mondi e molteplici galassie; ed è in tale contesto che nasce e vive il piccolo Moonshadow. Malgrado diverse esperienze, piuttosto traumatiche, affronta prove che costituiranno una vera e propria formazione, sia psicologica sia spirituale. In compagnia di Ira, una mostruosità pelosa e infida, Moonshadow cresce fino a diventare un ragazzo forte e sicuro di sé.
La miniserie ha la profondità di un romanzo di formazione, un bildungsroman che affronta tematiche importanti: l’amore; la tirannia; l’ansia di libertà; la sessualità (e la perdita della verginità di Moonshadow è descritta con una delicatezza e una poesia encomiabili); la violenza; la corruzione del potere; il pacifismo; la femminilità; la bellezza; la paternità; e l’ipocrisia delle autorità religiose che usano la fede per sottomettere e manipolare masse inconsapevoli. Ma questi sono solo alcuni degli argomenti presenti in Moonshadow e il lettore si accorgerà che l’opera fornisce molti spunti di riflessione. La scrittura di De Matteis è Letteratura con la maiuscola, la sua prosa lirica come non mai e nemmeno la parte grafica è da trascurare.
Jon J. Muth visualizza con maestria e inventiva gli immaginifici mondi vagheggiati da De Matteis, adattando la sua tecnica pittorica alle mutevoli ambientazioni e situazioni della story-line. Lo stile è prevalentemente impressionista, anche se non mancano esiti iperrealisti; ma nei momenti più ironici ricorre a una curiosa impostazione grottesca e cartoon che contribuisce a rendere visivamente imprevedibile il volume. Alcuni episodi sono illustrati dai non meno bravi Kent Williams che rispetto a Muth è più fotografico e realista ma non meno suggestivo, e all’etereo George Pratt che con i suoi pennelli e le tenui scelte cromatiche contribuisce a rendere ancora più onirica una vicenda già di per sé allucinatoria.
L’attuale edizione Omnibus è inoltre corredata da un sequel: un racconto in prosa accompagnato dalle illustrazioni di Muth e in questo caso sono evidenti le capacità di De Matteis, non un semplice sceneggiatore di fumetti ma scrittore a tutti gli effetti. Dal punto di vista editoriale, il volume è ben curato, con una buona qualità di stampa. Anche la traduzione è nel complesso riuscita, sebbene non riesca a capire per quale ragione il traduttore Michele Amadesi abbia lasciato il nome Homer in originale invece di tradurlo come Omero. Considerando che in Moonshadow le citazioni e i riferimenti a scrittori e poeti di tutti i tempi sono onnipresenti, sarebbe stata cosa buona e giusta porre maggiore attenzione in tal senso. In ogni caso, il libro è imprescindibile.