Black Orchid – Recensione

Pubblicato il 13 Luglio 2012 alle 10:20

Ritorna in una lussuosa edizione la leggendaria miniserie che fece conoscere il magico duo Gaiman/McKean! Seguite le drammatiche e intense vicende di Black Orchid in lotta contro gli sgherri di Lex Luthor!

Black Orchid

Autori: Neil Gaiman (testi), Dave McKean (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 14,95, 16,8 x 25,6, pp. 168, col.

Data di pubblicazione: giugno 2012

 


Quando la rivisitazione di Swamp Thing realizzata da Alan Moore ottenne un incredibile successo di critica e di pubblico, la DC Comics decise di affidare personaggi minori del proprio universo narrativo ad autori anti-convenzionali ed eversivi. Di conseguenza, il geniale Grant Morrison si occupò di eroi dei sixties come Animal Man, la Doom Patrol e Kid Eternity; Matt Wagner del Sandman della Golden Age; il visionario Peter Milligan rinnovò un character ditkiano come Shade e così via.

Queste operazioni furono accolte con favore e tra esse va annoverata la miniserie Black Orchid che ebbe il merito di far conoscere negli Stati Uniti due autori che nel giro di poco tempo sarebbero entrati nel novero dei big: i britannici Neil Gaiman e Dave McKean. Entrambi avevano realizzato la splendida graphic novel Violent Cases (da noi disponibile nel catalogo delle Edizioni BD) e Karen Berger, storica editor della futura Vertigo, dopo aver notato quell’incredibile esito creativo, decise di metterli sotto contratto.

La Berger propose a Gaiman di riprendere una singolare supereroina, Black Orchid, creata negli anni settanta da Sheldon Mayer e che aveva vissuto un periodo di relativa popolarità gravitando nell’universo narrativo di Batman. Fedele, tuttavia, all’ottica revisionista dilagante negli eighties, Neil inventò la sua Black Orchid, cioè un personaggio nuovo e non classificabile nella risaputa categoria delle giustiziere in calzamaglia.

Il risultato fu uno shock, sia dal punto di vista narrativo sia da quello grafico. In un’atmosfera cupa e adulta nei toni, Gaiman fa iniziare la storia con la cruda uccisione dell’Orchidea Nera, rompendo con una tradizione fumettistica ingenua e solare che aveva spesso contraddistinto i comic-book statunitensi (e prestate attenzione alle parole dell’assassino che vanno interpretate come un’incisiva critica dei fumetti mainstream). Subito dopo la morte di Black Orchid, Gaiman introduce una sconvolgente donna pianta (o donna fiore) creata in laboratorio e dotata di particolari capacità. Allo scopo di scoprire qualcosa sulla sua identità, la nuova Black Orchid rimane implicata in una complessa vicenda che coinvolge Lex Luthor (qui in una versione che estremizza quella di Byrne e lo rende simile allo spietato Kingpin milleriano della Marvel), Swamp Thing, Poison Ivy e un’altra donna fiore, la piccola Susy. Ma non mancano le apparizioni di Batman o dei villain internati nell’Arkham Asylum e viene citato pure l’orribile Uomo Floronico.

In poche parole, Gaiman, in questo suo esordio in casa DC, si diverte a giocare in maniera personale e inventiva con il DCU, delineando una story-line che, pur ricca di pathos e azione, con personaggi angoscianti (per esempio, un ex galeotto psicopatico che ha molti motivi per odiare Luthor e Black Orchid), rimane introspettiva nei toni. I testi di Gaiman, infatti, hanno già la poesia e la liricità che impreziosiranno Sandman e non manca la disperazione (basta prendere in considerazione lo sconvolgente dialogo tra Poison Ivy e Black Orchid all’interno del manicomio Arkham) e Gaiman evita ulteriormente le convenzioni supereroiche con un finale spiazzante (quasi un anticlimax) che all’epoca suscitò la perplessità di alcuni lettori ma che, se si riflette bene, risulta in linea con la psicologia di Black Orchid, donna fragile e sensibile che odia qualsiasi forma di violenza. Inoltre, si notano già le citazioni culturali e mediatiche (in questo caso, le classiche canzoni di Frank Sinatra e l’estetismo di Oscar Wilde) che saranno il marchio di fabbrica della scrittura di Neil.

Come ho affermato, Black Orchid fu uno shock, in senso positivo, anche per ciò che riguarda l’aspetto grafico. Dave McKean, infatti, utilizza lo straordinario stile pittorico delle cover di Sandman, realizzando autentici quadri con inserti fotografici e altri realizzati con il pennino che rendono la miniserie un delirio visivo: ogni tavola è un efficace mix di iperrealismo e impressionismo. Per giunta, è un preludio a ciò che farà insieme a Morrison in quell’altro capolavoro che è Arkham Asylum. A modo suo, Black Orchid, come del resto altre opere DC più o meno contemporanee, anticipò la Vertigo e ogni estimatore della linea for mature readers della casa editrice dovrebbe averla nella propria libreria. In seguito, Orchidea Nera ebbe un mensile regolare affidato a Dick Foreman che però dopo un inizio promettente snaturò il personaggio e le atmosfere delle storie (questo materiale è stato tradotto anni fa da Planeta). Il tp rappresenta dunque le origini della nuova Black Orchid, nonché l’ingresso trionfale di Neil Gaiman e di Dave McKean nel comicdom americano. L’edizione RW-Lion è buona e di conseguenza il volume va, a mio avviso, tenuto d’occhio.


Voto: 8 ½

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