Storia delle Console: Parte 5 – l’avvento di PlayStation
Pubblicato il 29 Agosto 2020 alle 12:00
L’arrivo della nuova generazione è ormai alle porte ed entro la fine del 2020 vedremo il lancio di PS5 e Xbox Series X. Nintendo nel frattempo segue la sua filosofia di non competere con nessuno e lo Switch prosegue con le sue ottime vendite e il parco titoli che si ampia sempre più a distanza di 3 anni dal lancio.
Le cose erano molto diverse agli albori del medium e le console tra cui scegliere non erano così poche. Ma sopratutto, il ruolo di Nintendo non era quello di adesso, a volte quasi defilato.
La quinta generazione rappresentò l’inizio della fine di un’era dominata da Nintendo e SEGA, che vide il declino della seconda e il ridimensionamento della prima per via dell’affermarsi del colosso di Sony con la sua PlayStation, che può considerarsi la vera protagonista della generazione.
Con questa console rivoluzionaria la casa Sony cambiò per sempre il medium videoludico casalingo e si impose come nuovo standard qualitativo con cui tutti avrebbero dovuto, presto o tardi, competere e fu indirettamente anche la causa dell’inizio della crisi di SEGA. Vediamo insieme cosa fu la quinta generazione, potete recuperare le parti precedenti a questi link: prima parte, seconda parte, terza e quarta.
PlayStation – la fortuna di Sony
Sin dai primi anni ’90, Sony e Nintendo erano vicinissimi ad un accordo per un add-on del Super Nintendo che permettesse l’avvio di CD-ROM, una tecnologia a cui si guardava con grande favore.
L’accordo, saltato improvvisamente per un ritiro inspiegabile della casa di Kyoto, fece sì che Sony continuasse da sola lo sviluppo di una console che potesse essere considerata all’avanguardia e multimediale.
Nonostante la casa non avesse alcuna esperienza nel mercato console, nel 1994 il lancio sul mercato di PlayStation fu un successo incredibile. Entro la fine del suo arco vitale, ovvero fino a metà del 2000, la console riuscì a piazzare la stratosferica cifra di 100 milioni di unità in tutto il mondo.
Questo risultato fu ottenuto dall’insieme di più fattori vincenti che portarono Sony a divenire il leader del settore delle console casalingo nel giro di pochi anni e mettere in ombra Nintendo e addirittura portare indirettamente al fallimento del SEGA Saturn.
In primis, la tecnologia dei CD-ROM permetteva di abbattere il costo dei giochi, cosa non possibile con le cartucce per via del loro costo piuttosto importante. In secondo luogo la console era di una qualità hardware superiore, questo principalmente dovuto alla sua versatilità e semplicità di programmazione a differenza di altre concorrenti di quegli anni.
Tuttavia, uno dei principali successi della macchina da gioco sono da ricercarsi nell’imponente campagna pubblicitaria messa su da Sony. Tale successo è dovuto dagli spot accattivanti e originali, così come il fatto di voler indirizzare la console ad un pubblico più vasto e non solo a chi già videogiocava. Allo stesso modo, il fatto che la console potesse riprodurre CD musicali risultò una scelta vincente, permettendo di usarlo semplicemente come lettore multimediale.
A migliorare ulteriormente la situazione di Sony fu l’incredibile supporto delle terze parti, ma anche il fatto che PlayStation fosse riuscita ad accaparrarsi l’esclusività di brand come Final Fantasy, che fino a quel momento era stata prerogativa di Nintendo.
Inoltre, il supporto CD-ROM permetteva di sviluppare giochi molto più complessi e con un 3D maggiormente rifinito, grazie non solo alle caratteristiche hardware della console, ma anche alla capienza dei suddetti CD-ROM.
Non si spiegherebbe altrimenti come siano stati possibili dei miracoli tecnici sulla prima PlayStation come Final Fantasy 9 o Chrono Cross, giochi che spremettero fino all’osso e anche oltre la potenza di calcolo della console.
L’introduzione, in seguito, del DualShock con le due leve analogiche portò una rivoluzione nei sistemi di controllo, così come nel design dei giochi. Ci furono innumerevoli killer application per la console come Final Fantasy 7, 8 e 9, la trilogia di Resident Evil, Silent Hill, la trilogia di Crash Bandicoot (divenuta poi una delle mascotte di PlayStation), Gran Turismo 1 e 2, Metal Gear Solid e Tekken 3. Queste sono soltanto alcune delle pietre miliari che questo sistemò sfornò.
La tecnologia 3D di PlayStation era maggiormente malleabile e più definita di altre console. Il traguardo grafico fu effettivamente raggiunto anche da altre case come Nintendo e SEGA, ma mancava loro quella semplicità di programmazione che il colosso di Sony invece aveva, permettendole così di primeggiare e iniziare il marchio PlayStation per come lo conosciamo noi oggi.
Nintendo 64 – una console sottovalutata
Il Nintendo 64 doveva essere, nei piani dell’azienda di Kyoto, il sistema videoludico rivoluzionario che tutti aspettavano.
In un certo senso lo fu, nel senso che riuscì comunque a piazzare sul mercato quasi 33 milioni di unità, una cifra sicuramente notevole, ma sotto le aspettative sia di Nintendo, sia dei fan. Basti pensare che il NES aveva venduto quasi 62 milioni di unità e SNES circa 50.
Inoltre, l’N64 utilizzava ancora le cartucce e arrivò con ben due anni di ritardo rispetto alla PlayStation, che già imperversava nei salotti di tutto il mondo. Nintendo 64 ebbe anche uno sviluppo piuttosto problematico con numerosi cambi di aziende con cui l’azienda di Kyoto strinse accordi per poi privilegiare la statunitense Silicon Graphics. Nintendo sapeva bene che per riconquistare il pubblico dopo anni di attesa avrebbe dovuto rivoluzionare di nuovo lo scenario videoludico.
Lo fece? Nì. Durante l’E3 del 1995, il cosiddetto “64 Ultra” (nome provvisorio del poi meglio noto Nintendo 64) fu presentato in uno dei suoi stati di sviluppo avanzati con un grande faccione di Mario totalmente 3D e reattivo ai comandi impartiti col joypad.
Altro non era che uno degli esperimenti che avrebbe portato ad uno dei giochi più rivoluzionari della storia: Super Mario 64. Il gioco fu indubbiamente una delle killer app non solo del lancio della console, ma anche degli anni a venire.
Il gioco permetteva di accedere ad un platform mai visto prima: Mario era in grado di saltare, fare capriole, compiere scatti, scivolate, salti a mezz’aria con un sistema di controllo perfetto e studiato per far risaltare al meglio il 3D e le potenzialità che esso portava nella filosofia di game design. Nintendo tentò un approccio poco ortodosso per il suo joypad: il famoso “tricorno” possedeva tre maniglie, una che permetteva giocare utilizzando l’unico analogico presente, e un’altra con invece le croci direzionali comuni in ogni joypad.
Ciò permetteva la sperimentazione e la creazione di più sistemi di controllo per lo stesso gioco, in modo da adattarsi alle esigenze dei singoli giocatori.
Questo però non bastò e non risultò sempre una scelta vincente: in certi giochi i controlli apparivano confusi o ingestibili per via della natura stessa del controller. Nintendo 64 soffrì inoltre di un altro problema: molti porting che venivano concepiti per PlayStation dovevano essere riconvertiti e molto spesso castrati per permettere al gioco di stare all’interno di una cartuccia, che aveva uno spazio molto ridotto rispetto al CD-ROM.
Nintendo 64 ebbe comunque dei giochi di straordinario successo come il già citato Super Mario 64, Donkey Kong 64, The Legend of Zelda: Ocarine of Time e Majora’s Mask e tantissimi altri.
Il “64” nel nome doveva essere un modo per esaltare il fatto che si trattasse di una console a 64 bit, ma come Sony insegnò i bit non erano tutto, considerando che PlayStation ne aveva 32.
Fortunatamente per Nintendo, il Game Boy Color fu invece un successo straordinario esattamente come lo era stato il suo predecessore, permettendo alla casa di Kyoto di mantenere il controllo totale sul mercato portatile.
La console aggiungeva semplicemente i colori alla console eppure questa semplice modifica ne garantì il successo.
I giochi sicuramente più famosi per questo dispositivo furono Pokémon Oro e Argento e Metal Gear Ghost Babel, oltre a Metroid 2, Super Mario Land e Kirby’s Dream Land 2. Solo il Game Boy Color arrivò a vendere quasi 50 milioni di unità e a partire dal 1998 fino al 2003 fu realmente inarrestabile, fino all’arrivo del suo successo, il Game Boy Advance.
Il SEGA Saturn e il fallimento dell’Atari Jaguar
Il Saturn fu la penultima console di SEGA. Lanciato anch’esso nel 1994, ricevette inizialmente un’accoglienza molto positiva, per poi venire presto dimenticato per via del successo di PlayStation.
Le problematiche della console si potevano ritrovare anche nella complessa architettura hardware che non consentiva di ottenere gli stessi risultati della macchina di Sony nonostante la potenza hardware superiore del Saturn.
In generale, comunque, la console ebbe un maggior successo in Giappone ma, in tutto il mondo, riuscì a piazzare appena 10 milioni di unità. Non riuscendo più ad imporsi negli Stati Uniti com’era stato con il SEGA Genesis, il Saturn venne presto dimenticato e dismesso già nel 1998.
Molto presto la console venne poi in parte “rinnegata” anche da SEGA stessa, che iniziò i lavori per un sistema più potente e più semplice da gestire per gli sviluppatori.
Situazione diversa fu per Atari che presentò il suo Jaguar nel 1993 e che fu pubblicizzato come “la prima console a 64 bit“.
In realtà sono in tanti a dibattere su questa caratteristica: pare infatti che non si tratti davvero di una macchina a 64 bit ma piuttosto di una console che utilizzasse due CPU da 32 bit e che tutta la campagna sul doppio dei bit fosse una mera scelta di marketing.
Ma la console aveva ben altri difetti: molti di essi venivano anche sottolineati nel popolare video dedicato dell’Angry Video Game Nerd. Il Jaguar era dotato di un controller scomodo e inspiegabilmente grande e poco ergonomico, una libreria povera e con giochi mal ottimizzati e una struttura hardware ancora più complicata di quella del Saturn.
I pochi giochi presenti per la console non sfruttavano, inoltre, le potenzialità grafiche tanto decantate da Atari.
L’insuccesso del Jaguar portò Atari a ritirarlo nel 1996 con solamente 250.000 unità vendute. Il fallimento del progetto mise fine alla presenza della casa nel mercato console dopo anni di grandi successi.
In definitiva, la quinta generazione di console vide il perfezionamento della tecnologia 3D e la fine di Atari, così come un duro colpo sia per Nintendo ma in particolar modo per SEGA. Di lì in poi gli equilibri sarebbero mutati ulteriormente e avrebbero portato al mercato odierno per come lo conosciamo.