Massimo Mattioli, l’autore dai mille colori

Pubblicato il 23 Agosto 2020 alle 14:45

Per creare Arte che non invecchia ci vuole arte. Ma anche tanta follia, pensiero laterale, desiderio di raccontare e mancanza di freni inibitori. Tutto questo, messo insieme e mescolato con un paiolo post-sessantottino danno come risultato Massimo Mattioli, un uomo eclettico capace di raccontare di tutto a seconda della fascia di età del pubblico che ha di fronte.

Massimo Mattioli e la nascita di Pinky

Autore poliedrico e foriero di storie, Massimo Mattioli era un fumettista dai mille colori. Nato a Roma il 25 settembre 1943, esordisce nel 1967 sulle pagine del settimanale Vitt (legato alla rivista “Il Vittorioso”) con le storie del Vermetto Sigh, formate da una serie di strisce umoristiche autoconclusive e non collegate tra loro. “Ogni storia è stata disegnata direttamente sul foglio senza nessuna sceneggiatura, in totale improvvisazione, sull’onda della musica ascoltata in quel momento” afferma Mattioli.

L’anno successivo Mattioli si trasferisce a Londra, dove creò diverse vignette umoristiche per la rivista “Mayfair” e, sempre nello stesso anno, si trasferisce a Parigi. Lì vide la luce M le Magicien, un piccolissimo simpatico mago che vive in un altrettanto piccolissimo castello pubblicato sulla rivista “Pif Gadget”. All’interno di quest’ultima venne pubblicata anche la serie Lo zoo pazzo, scritta da Mario Gomboli, futuro direttore di Diabolik.

Verso la fine del 1973, tra le pagine del quotidiano “Paese sera” fece capolino Pasquino, un piccolo netturbino che vive le sue storie sulla strada, “teatro della vita”. Parallelamente, Mattioli inizia a lavorare a una serie per bambini, che pubblicherà ininterrottamente per 41 anni, fino al 2014: Pinky.

Al’interno de “Il Giornalino”, il settimanale pubblicato da Edizione Paoline e finanziato dalla Chiesa Cattolica, è vissuto per quarant’anni Pinky, un coniglietto rosa fotoreporter che è costantemente alla ricerca di scoop che gli scappano dalle mani, a suon di “click click” della sua fedele macchinetta fotografica. Pinky era quello scorcio magico con i colori tutti brillanti che risaltava in mezzo alle avventure dei Flinstones, di Lucky Luke, Celestino e molti altri ancora. Con una lunghezza che andava dalla tavola singola a un racconto di 6 tavole, ogni avventura di Pinky è rimasta nel cuore di migliaia di lettori, la cui memoria abbraccia un pubblico che va da chi ha appena iniziato a leggere fino ai quarantenni e oltre.

Tutti, e dico tutti, abbiamo avuto almeno una volta nella vita una copia de “Il Giornalino”. E tutti, davvero tutti, ricorderanno quelle due-tre-sei-quante-ne-erano tavole capaci di portare la mente in un mondo da sogno, folle e divertente come lo stesso Mattioli era. Il suo successo è stato talmente forte da diventare bandiera de “Il Giornalino”, oltre a essere uno dei personaggi più rappresentativi e più imprescindibili: non si può non associare l’uno senza citare l’altro.

pinky massimo mattioli

Gli anni di Cannibale

E se da un lato Mattioli manteneva saldo il suo rapporto settimanale con la rivista cattolica, dall’altro si fece portabandiera di una delle riviste satiriche più dissacranti degli ultimi decenni italiani. Siamo nel 1977, l’anno di Cannibale, rivista fondata da Mattioli stesso e da Stefano Tamburini. Dopo il primo numero si unirono alla squadra Filippo Scozzari e Andrea Pazienza, che a sua volta portò dentro anche Tanino Liberatore. In mezzo a una squadra così potente, in anni tumultuosi e brulicanti di movimenti studenteschi che volevano far sentire la propria voce, nacque uno dei personaggi più ammirati di Mattioli: Joe Galaxy (1978).

Joe Galaxy (o Joe Galassia, come veniva chiamato nelle sue prime apparizioni) è un salto nell’iperspazio più dissacrante, negli universi più perversi e nelle galassie più controverse. Il protagonista è un aquilotto dal becco giallo e dal piumaggio bianco come quello di un papero che viaggia nell’universo alla ricerca di “lavoretti” ben retribuiti. Un mercenario senza scrupoli, insomma.

BIOGRAPHY - MASSIMO MATTIOLI - Official Website

Le prime tavole autoconclusive compaiono su Cannibale nel 1978, con il titolo “Joe Galassia e le perfide lucertole di Callisto IV” (che non si fanno mai vedere). Con la nascita della rivista gemella “Frigidaire” Joe trasloca e racconta a puntate la vera avventura contro “le perfide lucertole di Callisto IV”. Sulla rivista verranno pubblicate anche Gelatine da guerra e A night in Elektro, per poi trasferirsi definitivamente sulla rivista “Comic Art”.

Sregolatezza, sesso, spolpettamenti e citazioni sono gli elementi principali che si possono trovare tra le pagine di Joe Galaxy. L’astronauta gira per gli universi più disparati e si ritrova immischiato in missioni spionistiche o tra le cosce di marziane, meowiane e di tutte le aliene di sesso femminile. Galaxy non è altruista e non fa assolutamente niente per niente: non si muove se non per il suo tornaconto e, se le cose non vanno nel (suo) verso giusto, spappola chiunque con la sua Colt fotonica, sempre attaccata alla cintola della sua tuta azzurra.

Storie di un papero-aquilotto che sono figlie di tutta la cultura fantascientifica dagli anni Cinquanta in poi. Si va dai mondi di Philip K. Dick (segnalo Do canaries dream of electric sheep?, che spiega il perché di come i canarini siano diventati così docili) alla famosa guida di Douglas Adams, attraversando anche gli universi narrativi di Ray Bradbury e cinematografici. Il tutto vissuto da un indolente astronauta strafottente a bordo di una navicella spaziale costantemente in giro per i mondi.

La nascita di Squeak the Mouse

Dopo due anni il gruppo “cannibale” fonda una nuova rivista, “Frigidaire”, e Mattioli porta con sé Joe Galaxy. Sulle pagine della rivista prendono forma nuove storie, come Guerra, Tales of fear, ecc, e nascono nuovi personaggi: tra questi, il più carismatico e impressionante è senza dubbio Squeak the Mouse.

Read online Squeak the Mouse comic - Issue # TPB

Squeak the Mouse si basa sull’eterna lotta tra il gatto e il topo, la rincorsa senza fine che ha appassionato e continua ad appassionare generazioni di bimbi, da Tom & Jerry in poi, con una fondamentale differenza: qui il gatto riesce ad acchiappare il topo e gli fa patire le migliori pene dell’inferno. Squartamenti, frizzanti scosse elettriche, smembramenti, zombie e scopate fenomenali sono gli ingredienti base degli inseguimenti dei due personaggi.

Mattioli dunque si tuffa nel genere funny animals eliminando i buoni sentimenti che hanno caratterizzato i più famosi cortometraggi animati MGM e Looney Tunes. A differenza di questi ultimi, che vivono in un ciclo continuo di fantasiosi espedienti per cacciare l’avversario, in Squeak the mouse gli animali muoiono davvero, malamente lacerati, per poi resuscitare nelle maniere e nelle modalità più disparate, mantenendo un continuum narrativo che non si chiude con la fine dell’episodio per poi ricominciare nel numero successivo.

Gatto e topo si fanno male per davvero, come vuole il genere gore. Le onomatopee disneyane e i colori piatti e accesi cozzano tra di loro in una narrazione punk che unisce diversi elementi contrastanti per creare una nuova lettura unica. La tavola formata da una gabbia da 12 vignette richiama il movimento frenetico di un cartone animato e l’assenza di balloon permette una lettura agevole per tutti (tanto le parole non servono!).

La serie ha avuto successo anche fuori dall’Italia, sia in Francia (pubblicato da Albin Michel in “L’echo des savanes“) che in America. In quest’ultimo caso, non è un mistero l’incredibile somiglianza di Squeak the Mouse con  Grattachecca e Fichetto, il cartone animato contenuto nella serie animata I Simpsons di Matt Groening. Ma come avrò fatto Groening a conoscere la serie di Mattioli?

“Nel 1985 bloccarono alla dogana 1500 copie di Squeak the mouse perché considerato “materiale osceno e pornografico”. La difesa venne curata anche da Françoise Mouly, moglie di Art Spiegelman ed editrice della rivista Raw. Il processo finì con l’assoluzione e si creò anche un precedente nella storia dell’emendamento per oscenità. La stampa Usa ne parlò moltissimo citando persino il caso di Henry Miller del ’73”. (fonte: Robinson)

Lo stesso autore, nell’intervista pubblicata a Robinson, riguardo al “plagio” afferma: “Non me ne frega un accidente! Adesso che uscirà la nuova edizione lo decideranno i lettori. Queste cose non fanno bene alla salute: rischi di entrare in un circolo vizioso allucinogeno. Che devo dire? Lo odio? No. Preferisco avere una cosa in meno, essere più povero, lavorare in sottrazione. Ma essere libero. Non voglio schiavitù, né di soldi, né psicologiche”. 

Un uomo che è sempre stato libero di scrivere e disegnare tutto ciò che desiderava ha lasciato un’eredità artistica di tutti e per tutti. Gli episodi di Pinky fanno sorridere i bambini e meravigliare gli ex-bambini, le opere per VogueVanity affascinano, Squeak the Mouse e Joe Galaxy sono specchio di un fenomeno underground che stava facendo a spallate per entrare nel mondo delle Arti, solleticando i perbenisti e i censuratori.

Le edizioni in volume

Da metà degli anni Novanta Mattioli lavora su Pinky in maniera continuativa, mentre in parallelo continua il suo lavoro di illustratore e sceneggiatore. E dopo anni di silenzio librario, finalmente sugli scaffali di librerie e fumetterie si possono ritrovare le sue opere più conosciute in raccolte molto ben curate. Coconino Press ha raccolto Joe Galaxy Squeak the mouse in due volumi separati a colori dalla copertina flessibile e dalla fruizione goduriosa: il formato A4 riporta il lettore all’esperienza del magazine, con la certezza di non dover aspettare l’uscita successiva per leggere il capitolo successivo. Entrambi i volumi contengono materiale inedito, come il terzo capitolo di Squeak the mouse e l’episodio di Joe Galaxy Planet Doris. 

Dall’altra parte, Comicon Edizioni ha raccolto e catalogato in Bazooly Gazooly tutto il materiale pubblicato negli anni di “Cannibale” e “Frigidaire”: da Gatto Gattivo a Frisky the Frog, il volume contiene tutti i lavori pubblicati negli anni che Mattioli ha passato sulle riviste più irriverenti degli anni Ottanta.

Consigliamo di recuperare assolutamente le opere di questo artista che ha abbracciato due secoli di Storia e che ha scritto storie che non invecchieranno mai e che a oggi ancora nessuno riesce a eguagliare.

Tutte, ma proprio tutte, le opere di Massimo Mattioli potete trovarle qui.

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