Quali sono i 15 anime più belli degli anni ’70?

Pubblicato il 4 Settembre 2020 alle 09:00

I manga e gli anime sono parte integrante della cultura giapponese, e godono di un seguito inimmaginabile nella madre patria. Negli ultimi anni, però, la passione per queste due forme d’arte è giunta prepotentemente anche qui da noi in Occidente, diffondendosi in maniera davvero capillare e trasversale.

Eppure, in realtà anche le generazioni precedenti a quelle attuali sono cresciute guardando i “cartoni animati”, che negli anni ’80 venivano trasmessi molto spesso dalle reti televisive locali.

Io sono nata nel 1980, e da bambina guardavo un’infinità di anime senza nemmeno sapere che tutti quei “cartoni animati” che mi piacevano tanto fossero prodotti tutti in Giappone; come però vi ho accennato poco più in alto, l’amore per l’animazione giapponese trascende sesso ed età proprio perché, chi più, chi meno, tutti abbiamo visto almeno una volta nella vita un anime.

In questa serie di articoli speciali sull’animazione giapponese (qui potete già trovare il mio sintetico approfondimento sui 5 migliori anime dello scorso anno, e qui c’è il mio articolo sui 10 anime migliori degli anni ’60) ho pensato di raccogliere alcune fra le opere di animazione giapponese più importanti, significative e appassionanti degli anni ’70 (a questo seguiranno dunque altri due articoli, dedicati rispettivamente agli anime migliori degli anni ’80 e ai migliori degli anni ’90).

Inoltre, per fornirvi un quadro più completo, in tutti i miei articoli dedicati all’animazione giapponese troverete una sintetica, ma esauriente descrizione dell’opera in sé.

Noterete che quasi tutte le serie di animazione prese in esame in questa sede sono decisamente di durata molto breve (intorno ai 50 episodi), se paragonate a quelle più recenti, il che rende anche molto rapida la loro visione. Ciò è dovuto a un diverso modo di concepire la serialità nel medium dell’animazione, dovuto anche al fatto che la storia dello stesso fosse nelle sue fasi iniziali, per cui sono serviti diversi decenni per rodare il sistema e presentare tematiche sempre nuove agli appassionati. Tuttavia, noterete che i generi a cui appartengono gli anime che troverete qui elencati sono già piuttosto diversificati.

ATTENZIONE, QUELLA CHE SEGUE NON È IN ALCUN MODO UNA CLASSIFICA!

Questo significa che le opere di cui sto per parlarvi non seguono alcun tipo di ordine preciso poiché classificarli risulterebbe una impresa davvero titanica, anche per via del numero decisamente elevato di anime davvero significativi per il decennio preso in esame, motivo per il quale inevitabilmente alcuni di essi resteranno fuori da questa disanima che ne raggruppa insieme “solo” 15.

In questa serie di articoli speciali dedicati all’animazione giapponese suddivisi per decenni noterete che le voci saranno sempre 10, tranne che in questo caso, e questo perché gli anni ’70 sono stati gli anni in cui hanno preso vita alcune delle serie di animazione giapponese più influenti e celebri di tutti i tempi, per cui 10 voci mi sembravano decisamente poche.

Il fatto poi che non stia scrivendo una classifica è un modo per lasciare a voi lettori la piena e totale libertà di scegliere quali fra questi vi attirano e vi incuriosiscono di più.

Inoltre, gli scopi di questo articolo sono altri: condividere questa passione con chi già conosce le opere menzionate al suo interno e incuriosire coloro che invece non vi si sono ancora approcciati al punto di voler cercare di conoscere un po’ più da vicino alcune delle opere di animazione giapponese più importanti degli anni ’70.

Aggiungo che non sono inclusi in questo elenco anime iniziati negli anni ’70 e conclusisi in anni successivi, per cui troverete opere di animazione la cui prima messa in onda in Giappone è iniziata e si è conclusa nell’arco di tempo compreso fra il 1970 e il 1979. Ma ogni regola ha le sue eccezioni!

E prima che qualcuno me lo chiedate, no, non ho inserito Devilman perché da amante del manga non posso considerare l’anime degli anni ’70 degno di essere annoverato fra i migliori di quel decennio, ma anche il suo adattamento più recente, Devilman Crybaby, non è certo indimenticabile, come potete leggere nella mia decisamente poco entusiasta recensione. Sul serio, non guardate gli anime basati su Devilman, leggete il manga del grande Maestro Go Nagai.

Chiariti questi punti, andiamo quindi a scoprire insieme 15 degli anime più significativi, influenti e affascinanti degli anni ’70 in questo articolo speciale di approfondimento!

LUPIN III

Il personaggio, come si evince già dal suo nome, è liberamente ispirato a quello di Arsène Lupin, di cui Lupin III è nipote, creato dallo scrittore francese Maurice Leblanc.

Lupin III è un successo planetario da sempre, come testimonia anche il fatto che da questa straordinaria opera sono stati tratti 6 serie di animazione, 29 film per la televisione, 1 cortometraggio, 5 OAV e 11 film per il cinema, l’ultimo dei quali, Lupin III – The First (del quale qui potete trovare la nostra recensione in anteprima), è datato 2019.

Dinamicità, un costante senso dell’umorismo che pervade sia il manga che l’anime in ogni sua parte, furti mirabolanti avventure sempre sul filo del rasoio sono alcune delle caratteristiche più salienti di questa affascinante opera senza tempo, immortale e attuale ancora oggi.

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DORAEMON

DORAEMON

Doraemon (Katakana:ドラえもん; Romaji: Doraemon) nasce come manga (1969-1996) a opera di Fujiko F. Fujio, mentre esistono diverse serie animate omonima, la prima delle quali è datata 1973 (le seconda risale al 1979 e la più recente al 2005).

Protagonisti principali di questa storia sono Nobita Nobi, un ragazzino pigro, sfortunato e fortemente bullizzato, e Doraemon, il gatto robot inviato nel passato da un discendente dello stesso Nobita per poterlo aiutare anche grazie a una sua particolare caratteristica fisica…

Doraemon è infatti dotato di uno speciale marsupio al cui interno sono racchiusi moltissimi gadget differenti e che per questo potremmo dire funzioni un po’ come la borsa magica di Mary Poppins.

Doraemon è una serie incredibilmente nota da cui sono anche stati tratti ben 39 film di animazione, oltre a moltissimi OAV, cortometraggi, lo spin-off The Doraemons e ben 75 videogiochi!

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MAZINGER Z

MAZINGER Z

Restiamo sempre in ambito fantascientifico, ma spostiamoci su uno dei capisaldi dell’animazione giapponese: i mecha. E qual è uno dei rappresentanti più iconici di questo genere? Ma naturalmente Mazinger Z (o Mazinga Z, per gli amanti delle traduzioni vintage come me).

Mazinger Z (Katakana: マジンガーZ; Romaji: Majingā Zetto) è uno dei tanti manga entrati a pieno titolo nella storia scritti e illustrati dal grandissimo Maestro Go Nagai, autore, fra le altre cose, del mio manga preferito in assoluto, Devilman (qui la mia non troppo entusiastica recensione di Devilman Crybaby).

Il manga venne pubblicato fra il 1972 e il 1974, come anche la serie animata, composta da un totale di 92 episodi.

Esistono anche film di animazione crossover con Devilman, mentre il progetto per una mini serie di OAV venne bloccato per problemi di diritti legati allo studio di animazione che lo avrebbe dovuto produrre.

Mazinger Z è un must imprescindibile da guardare e riguardare per tutti gli appassionati del genere mecha, di cui costituisce uno dei più fermi capisaldi.

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CAPITAN HARLOCK

CAPITAN HARLOCK

Il mangaka e animatore Leiji Matsumoto diede vita a un altro manga/anime di genere fantascientifico davvero molto conosciuto anche fra i ragazzi più giovani, grazie anche alla relativamente recente realizzazione di un nuovo film di animazione in CGI datato 2013.

Capitan Harlock (Giapponese: 宇宙海賊キャプテンハーロック; Romaji: Uchū kaizoku kyaputen Hārokku; Traduzione: “Pirata spaziale Capitan Harlock“) fu pubblicato la prima volta nella Terra del Sol Levante fra il 1977 e il 1979, mentre una serie di animazione composta da 42 episodi andò in onda fra il 1978 e il 1979.

Leiji Matsumoto è anche il papà di Galaxy Express 999, serie nella quale compare come comprimario anche il personaggio di Capitan Harlock.

Ambientato nel 2977, ovvero esattamente 1000 anni dopo la sua effettiva data di pubblicazione, il manga vede come protagonista principale Capitan Harlock, un uomo che, scegliendo di ribellarsi al Governo Unificato della Terra, diviene un pirata che viaggia attraverso lo spazio a bordo della sua nave spaziale, l’Arcadia.

Denuncia sociale e tematiche legate all’ambientalismo costituiscono parte integrante di una narrazione matura che ha l’intento di dilettare, ma anche di sensibilizzare su determinate problematiche, attuali oggi più che mai.

Se amate la fantascienza e le storie sui pirati (chi ha detto: “One Piece“?), Capitan Harlock è davvero imperdibile!

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LADY OSCAR

LADY OSCAR

Cambiamo radicalmente genere per spostarci nel territorio dei manga storici e drammatici. Una vera e propria icona di coraggio, indipendenza e libertà di pensiero, Lady Oscar era, è e sempre sarà uno dei capisaldi dell’animazione giapponese a sfondo storico.

Riyoko Ikeda è la mangaka che ha dato vita alla storia che qui in Italia e nel resto del mondo tutti conosciamo con il nome di Lady Oscar (Katakana: ベルサイユのばら; Romaji: Berusaiyu no bara; traduzione: “Le rose di Versailles“).

Il manga venne serializzato fra il 1972 e il 1973, mentre la serie di animazione che ha affascinato intere generazioni consta di 40 episodi, trasmessi per la prima volta in Giappone fra il 1979 e il 1980.

Il manga originale è liberamente ispirato a una biografia della regina di Francia Maria Antonietta del 1932, che è dunque la protagonista principale dell’opera cartacea, mentre nella serie di animazione questo ruolo viene rivestito da un personaggio fittizio, Oscar François de Jarjayes, una ragazza cresciuta e allevata come se fosse stata un uomo da suo padre e divenuta in seguito capitano delle guardie reali.

Le vicende narrate sono ambientate nella corte di Maria Antonietta, fino all’apice drammatico della Rivoluzione Francese, della Presa della Bastiglia e, infine, della decapitazione della regina stessa.

Visivamente affascinante e narrativamente coinvolgente in modo drammatico, Lady Oscar è davvero un anime imperdibile.

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GOLDRAKE

GOLDRAKE

Torniamo nel territorio dei Mecha e dal grande Go Nagai con Goldrake (Katakana: U F O ロボグレンダイザー; Romaji: UFO Robo Gurendaizā). Goldrake è nato e si è sviluppato in pratica in contemporanea sia nel formato dell’anime (composto da 74 episodi in tutto) che in quello di manga fra il 1975 e il 1977.

Anche in questo caso, stiamo parlando di un’opera il cui contributo alla diffusione capillare in tutto il mondo dell’animazione giapponese è stato davvero fondamentale. La narrazione si basa prevalentemente sulla contrapposizione netta fra Actarus (Daisuke Umon nell’originale giapponese) e Re Vega, il cui scopo è quello di conquistare e annettere al proprio Impero il maggior numero possibile di pianeti.

Ciò che però non sa nessuno è il fatto che Actarus è in realtà il principe Duke Fleed, il quale ha trovato rifugio sulla nostra Terra dopo essere stato costretto ad abbandonare a bordo di Goldrake (Grendizer in giapponese) Fleed, il suo pianeta natale, proprio in seguito all’attacco di Re Vega.

Avrete di certo notato che anche nel caso di Goldrake molti nomi sono stati cambiati rispetto all’originale, pratica, questa, decisamente comune negli anni passati, in special modo qui da noi in Italia. Goldrake o Grendizer resta una pietra miliare dell’animazione giapponese. Comunque vogliate chiamarlo.

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CANDY CANDY

CANDY CANDY

Alcuni dei miei traumi infantili sono legati a questo anime, a tratti davvero drammatico e straziante, ma che conserva ancora oggi tutta la potenza e il fascino della sua narrazione.

Candy Candy (Katakana: キャンディ・キャンディ; Romaji: Kyandi Kyandi) è un manga di genere shōjo, destinato, cioè, in prevalenza a un pubblico di ragazze, nasce dalla mente della fumettista Kyoko Mizuki e dalla mano della disegnatrice Yumiko Igarashi. Nato nel 1975, il manga di Candy Candy è stato poi raccolto nella collezione completa composta da 9 Tankōbon, mentre l’anime, che consta di 115 episodi, fu trasmesso per la prima volta nella sua terra natia fra il 1 ottobre 1976 e il 2 febbraio 1979.

Ambientato a partire dalla fine del 1800, Candy Candy racconta la storia di una orfanella accompagnata nelle sue (dis)avventure da un procione, che però è assente nel manga, ma che venne introdotto nell’anime come animale da compagnia, per quanto la scelta sia in effetti un po’ azzardata e bizzarra.

Candy viene in seguito adottata, ma la sua vita non sarà mai facile, poiché la ragazzina sarà vittima delle angherie e dei soprusi dei suoi ricchi e viziati fratelli adottivi. La sua vita sarà inoltre funestata dalla morte prematura del bellissimo Anthony, il ragazzo di cui la giovane (ma anche noi ragazzine dell’epoca) si era perdutamente innamorata.

Triste, nostalgico, struggente, ma anche divertente e appassionante, Candy Candy è uno shōjo di importanza fondamentale per la costruzione di determinati stilemi titpici del genere che vengono impirgati ancora al giorno d’oggi. Davvero imeprdibile.

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HURRICANE POLYMAR

HURRICANE POLYMAR

Come avveniva spesso, soprattutto nei decenni passati, anche Hurricane Polymar (Giapponese, Kanji e Katakana: 破裏拳ポリマー; Romaji: Hariken Porimā) nasce direttamente nel formato di serie animata a opera di Tatsuo Yoshida. I 26 episodi che compongono la saga per intero sono stati trasmessi per la prima volta fra il 1974 e il 1975, anche se qui in Italia la stessa è giunta qualche anno più tardi, nel 1979. Inoltre, nel 1996 venne creato anche un remake.

Questa serie fantascientifica vede come protagonista principale Takeshi Onikawara, un ragazzo timido e un po’ impacciato che viene un giorno in possesso di un casco, chiamato Polimet, che è in grado di rivestire completamente il suo corpo con un polimero speciale molto resistente, in pratica indistruttibile. Ma non finisce qui! Grazie al Polimet, Takeshi può anche trasformarsi in diversi mezzi di locomozione!

Ispirato ai comics e ai loro protagonisti, i supereroi, Hurricane Polymar è una originale rivisitazione in chiave nipponica di alcuni stilemi narrativi statunitensi, ma non solo (l’eroe che spesso è un ragazzo comune o addirittura imbranato, mentre in Giappone abbiamo come esempio di questo, oltre a Takeshi Onikawara, Akira Fudo, protagonista di Devilman).

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HEIDI

HEIDI

La storia di questo anime è un po’ differente rispetto a quelli a cui siamo abituati di solito, ma non è certo il solo, come vedremo in seguito: Heidi nasce infatti come romanzo per mano dell’autrice svizzera Johanna Spyri, nel 1880. Il suo successo divenne tale da estendersi letteralmente fino all’altro capo del mondo, in Giappone, dove il romanzo è stato trasposto in un anime composto nel complesso da 52 episodi andati tutti in onda nel 1974.

La serie di animazione è inoltre firmata da due grandissimi autori divenuti molto più conosciuti negli anni successivi: l’anime di Heidi è stato diretto da Isao Takahata e disegnato da Hayao Miyazaki, cofondatori del celeberrimo Studio Ghibli.

Heidi è ambientato sulle Alpi svizzere verso la fine del XIX secolo e ci parla di una bimba rimasta orfana in tenerissima età che si ritrova a essere accudita da suo nonno, un uomo anziano conosciuto per essere particolarmente burbero.

Heidi si abitua subito alla vita di montagna e se ne innamora, ma è costretta ad abbandonarla per un po’ per fare da dama di compagnia a Klara, una ragazzina costretta su una sedia a rotelle che vive a Francoforte, un luogo frenetico molto diverso dalle sue placide montagne, di cui la piccola inizia a sentire la mancanza.

Per Heidi è incredibilmente semplice creare legami affettivi solidi grazie al suo carattere solare, e questo le consentirà anche di mantenerli nonostante le distanze.

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ANNA DAI CAPELLI ROSSIANNA DAI CAPELLI ROSSI

Proprio come nel caso di Heidi, anche l’anime di Anna dai Capelli Rossi (Giapponese, Kanji e Katakana: 赤毛のアン; Romaji: Akage no An) è ispirato a un romanzo omonimo, che venne scritto nel 1908 dall’autrice canadese Lucy Maud Montgomery, che per scriverlo si ispirò moltissimo alla propria vita.

La serie di animazione è composta da 50 episodi andati tutti in onda nel 1979. Cronologicamente, l’ambientazione è la medesima di Heidi: siamo infatti alla fine del XIX secolo, e la piccola Anna Shirley perde i genitori, finendo per essere adottata dai vicini, una famiglia indigente, passando poi a vivere da un luogo all’altro, fino al momento in cui non riuscirà finalmente a trovare il proprio piccolo spazio nel mondo.

Toccante ed emotivamente coinvolgente, Anna dai Capelli Rossi è un anime la cui potenza narrativa è rimasta inalterata nel tempo, proprio come il romanzo originale dal quale la serie di animazione giapponese ha tratto ispirazione.

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MIMÌ E LA NAZIONALE DI PALLAVOLO

MIMÌ E LA NAZIONALE DI PALLAVOLO

Prima di Mila e Shiro e di Haikyu!!, per citare solo due degli spokon sulla pallavolo più conosciuti c’era lei, l’unica e sola Mimì Ayuhara.

Mimì e la nazionale di pallavolo (Katakana:アタックNo.1; Romaji: Atakku Nanbā Wan; Traduzione: “Attack No.1“) è un manga scritto e illustrato da Chikako Urano, la cui importanza nel panorama dei manga è indiscutibile: pensate che la sua autrice è considerata fra le creatrici del genere shōjo. Non solo: Mimì e la nazionale di pallavolo è anche stato il primo anime in assoluto di genere spokon incentrato sulle ragazze, divenendo, quindi, il primissimo spokon shōjo.

Il manga completo è stato raccolto in 12 Tankōbon, mentre la serie di animazione è composta da 104 episodi. Grande protagonista di Mimì e la nazionale di pallavolo è Kozue Ayuhara, ribattezzata poi Mimì nell’edizione italiana dell’anime. Le vicende raccontate sono contemporanee rispetto agli anni in cui l’opera venne scritta e pubblicata, fra il 1968 e il 1970 (l’anime invece venne trasmesso per la prima volta nella Terra del Sol Levante fra il 1969 e il 1971)

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REMI – LE SUE AVVENTURE

REMI – LE SUE AVVENTURE

Remi – Le sue avventure (giapponese: 家なき子; Romaji: Ie Naki Ko; traduzione letterale: “Bambino senzatetto”) è un’altra serie di animazione giapponese storica nata direttamente in questo formato. Trasmesso dal 1977 al 1978, questo anime è composto da un totale di 51 episodi diretti dal regista Osamu Dezaki sul soggetto di Haruya Yamazaki (24 episodi), Tsunehisa Itō (18 episodi), Keiko Sugie (10 episodi).

La storia narrata, anche in questo caso come, ad esempio, nel caso di Anna dai Capelli di Rossi e di Heidi, le vicende narrate in questo anime sono ispirate a quelle presenti in un romanzo: si tratta di Senza famiglia, scritto da Hector Malot nel 1878, da cui sono stati tratti anche diversi film, miniserie e rivisitazioni.

Richard Milligan appartiene a una ricca famiglia inglese, ma viene fatto rapire da suo zio per ragioni ereditarie, e viene ritrovato dal signor Gerolamo Barberin, che lo adotta e lo chiama Remi, ma a causa di gravissimi problemi economici il bambino viene quindi affidato a una compagnia ambulante di artisti.

La storia di questo sfortunato ragazzo è costellata d eventi che la funestano, fino all’epilogo tutto sommato felice.

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L’APE MAIA

L’APE MAIA

Waldemar Bonsels è lo scrittore tedesco che, nel 1912, ha scritto il romanzo L’ape Maia (Tedesco: Die Biene Maja und ihre Abenteuer; traduzione: “L’ape Maja e le sue avventure”) su cui si basa la serie di animazione omonima di produzione giapponese, austriaca e tedesca.

L’anime dedicato all’ape Maia (Giapponese, Hiragana, Katakana e Kanji: みつばちマーヤの冒険; Romaji: Mitsubachi Māya no bōken; traduzione: “Le avventure dell’Ape Maia”) è composto da 104 episodi trasmessi per la prima volta in Giappone fra il 1975 e il 1980. Questo si spiega con il fatto che la serie è composta da due stagioni: una prima stagione, di cui fanno parte 52 episodi, venne trasmessa dal 1975 al 1976, e la seconda, fatta sempre di 52 puntate, vene messa in onda nel 1979.

Si tratta di una serie di animazione pensata per un pubblico di bambini di tenera età con il quale sono cresciuti i bimbi della mia generazione. Ma inclusa, naturalmente!

Maia e il suo amico fuco Willi intraprenderanno un piccolo grande viaggio alla scoperta del mondo durante il quale incontreranno anche tanti nuovi amici del regno animale.

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LE NUOVE AVVENTURE DI PINOCHIO

LE NUOVE AVVENTURE DI PINOCHIO

Chi non conosce il Pinocchio? Fra il 1881 e il 1883 il giornalista e scrittore fiorentino Carlo Collodi pubblicò, suddividendolo in puntate, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, sul quale sono basati una infinità di tributi presenti in ogni media, inclusa l’animazione giapponese.

Le nuove avventure di Pinocchio (Giapponese, Kanji, Hiragana e Katakana: 樫の木モック; Roimaji: Kashi no Ki Mokku; traduzione letterale: “Mokku della quercia) nasce come serie basata sul romanzo di Carlo Collodi nel 1972 e consta di 52 episodi.

Pinocchio è un burattino che un giorno prende vita per magia, ma le cattive compagnie lo metteranno più volte in serio pericolo. Scopo di questa marionetta di legno è divenire, un giorno, un bimbo vero, per rendere così finalmente un padre felice Mastro Geppetto, l’anziano falegname che lo ha creato.

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YATTAMAN

YATTAMAN

Chiudiamo in bellezza con un anime che ha divertito intere generazioni di bambini e ragazzi, e al quale vengono riservati ancora oggi tributi di ogni sorta. Yattaman (Katakana: タイムボカンシリーズ ヤッターマン; Romaji: Time Bokan Series: Yattaman) è una serie di animazione comica e a tratti demenziale di 108 episodi creata da Tatsuo Yoshida e andata in onda per la prima volta fra il 1977 e il 1979.

La dicitura che precede il titolo dell’anime nell’originale giapponese, Time Bokan Series, si riferisce a una serie di differenti anime che però seguono lo stesso filone e che hanno in comune alcuni tratti salienti, come l’aspetto ironico, demenziale e parodistico che irride lo stile più serioso di tanti anime. Yattaman è la serie più conosciuta fra tutte quelle che appartengono alla Time Bokan Series.

Il Trio Drombo, assoldato dal Dottor Dokrobei, ha il compito di ritrovare tutti i pezzi che compongono la misteriosa Dokrostone. Naturalmente, queste operazioni di ricerca richiedono ingenti somme di denaro, per cui ogni episodio della serie inizia con una truffa imbastita dal Trio Drombo per racimolare i soldi necessari a costruire gli improbabili robot che usano come supporto per le proprie azioni criminali.

Ma a fronteggiarli ci sono gli Yattaman, due ragazzi che affrontano sul campo il Trio Drombo con i loro robot, che riprendono l’aspetto di diversi animali.

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