Chagall in Russia di Joann Sfar – Recensione

Pubblicato il 25 Giugno 2012 alle 10:52

L’acclamato autore Joann Sfar ci coinvolge in una sorta di favola surrealista il cui protagonista è il pittore Marc Chagall.

Chagall in Russia

Autori: Joann Sfar

Genere: Metarevisionismo artistico

Formato: Brossurato 18 x 25

Pagine: 128 a colori

Prezzo: € 16.00

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L’acclamato autore de “Il gatto del rabbino” (diventato anche un film d’animazione lo scorso anno) e di “Piccolo vampiro” ci coinvolge in una sorta di favola surrealista il cui protagonista è il pittore (di nascita russo, ma naturalizzato francese) Marc Chagall.

Se siete amanti di questo artista avrete di certo la sensazione che lo stile (tratto e cromie) e le tematiche di questo fumetto ne richiamino l’opera, a partire dai colori vivaci e contrastanti tipici dei Fauves fino alle influenze del cubismo di Picasso e Braque.

Se invece non siete esperti d’arte non temete, sarete subito coinvolti dallo sconfinato amore del giovanissimo Chagall, ingenuo e sognatore come tutti gli innamorati, e dal suo desiderio di diventare un pittore invece che di trovarsi semplicemente un “onesto mestiere” come ogni ebreo che si rispetti.

Ritorna anche in quest’opera il riferimento costante all’ebraismo (tematica cara a Sfar con cui tributa le sue origini e che condivide con lo stesso Chagall) che nella fattispecie è visto spesso come un vincolo, una catena, un peso per il protagonista che vive percependo il senso del dovere che dovrebbe condurlo in una certa direzione la quale non è assolutamente quella in cui lo porterebbe il suo cuore.

E la scelta di una soluzione di compromesso in nome dell’amore si rivela, come spesso accade, insoddisfacente da tutti i punti di vista meno, forse, quello dell’arte.

La gioia di vita che si sprigiona da queste pagine è incredibile, ed il personaggio del giovane Chagall riesce a mantenersi positivo nonostante le disavventure: dalle pene d’amore alle razzie dei cosacchi. Un ragazzo di grande introspezione (ampio spazio è dato al monologo interiore) che parla il linguaggio universale dell’arte e la cui forza di sognare riesce ad “ingentilire” perfino pazzi, assassini e prostitute.

L’arte che trasforma finanche il protagonista del fumetto nel suo autore: una scena memorabile in cui Marc  diventa il creatore della storia modificando i connotati (che tali rimarranno) ad un altro personaggio, Tam.

Ciò a dimostrazione del potere dell’artista di modificare la realtà (“io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero/e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo” canta Vecchioni in una delle sue canzoni più belle).

L’arte che trasfigura la realtà e la fonde con il sogno: una realtà anche cruda, la cui violenza (a volte anche notevole) è stemperata un po’ dallo stile di disegno non realistico/umoristico; un sogno popolato di personaggi bizzarri come un Gesù un po’ sui generis, uno strambo violinista ed una capra che dovrebbe volare.

Proprio il volo, altro tema caro al “vero” Chagall, è un ulteriore leitmotiv dell’opera ed ha una funzione sia religiosa (l’accesso al Regno dei Cieli), sia di estraneazione e catarsi dell’artista (che trascende i bisogni e le miserie terrestri), sia di sviluppo della tematica amorosa (il volo dell’amante, il volo verso l’amata), intrecciandosi altresì con l’immaginario fiabesco russo in cui è spesso presente, dal “Vascello volante” di Afanasiev al mortaio fluttuante di Baba Yaga.

Infine il riferimento al teatro, altra forma d’arte affine alla pittura, come ci ha dimostrato proprio Chagall quando dopo essersi trasferito negli Stati Uniti per sfuggire alla guerra, negli anni ’40 lavorò a numerose scenografie per il Ballet Theatre di New York. Anche il suo alter ego di carta si appassiona a questo mezzo di espressione artistica in cui quasi non ci sono limiti alla fantasia, e dove gli attori possono recitare parti diverse da quelle che recitano nella vita, e che forse gli sono più affini. Per dirla come Oscar Wilde ne Il delitto di Lord Arthur Savile: “Gli attori sono esseri fortunati: possono scegliere tra tragedia e commedia, soffrire o gioire, ridere o piangere. Nella vita questo non accade: la maggior parte di noi è costretta a recitare una parte senza averne i requisiti adatti. Il mondo è un palcoscenico, ma i ruoli sono mal distribuiti”.

Questo è pressappoco ciò che accade ai personaggi di questo romanzo a fumetti.

Un libro che rappresenta uno stimolo per ogni lettore, perché può esser compreso a più livelli; un libro che racconta l’amore per la pittura e la potenza narrativa di questo strumento espressivo che se può racchiudere tutto in un quaderno, può farlo anche in un fumetto (potrete capire quest’ultima frase solo dopo averlo letto).

Ottimo volume, ottima edizione.


Voto: 8

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