Yellowstone Stagione 3 | Recensione
Pubblicato il 30 Marzo 2021 alle 16:00
Si è appena conclusa su SKY, Yellowstone Stagione 3 che conferma l’assoluta validità della serie di Taylor Sheridan con Kevin Costner.
Numero Episodi: 10
Durata: 40/45 minuti ca.
Creato da: Taylor Sheridan
Cast: Kevin Costner, Josh Lucas, Luke Grimes, Kelly Reilly, Wes Bentley, Cole Hauser, Kelsey Asbille, Brecken Merrill, Jefferson White, Danny Huston, Gil Birmingham
Distribuzione: SKY, disponibile su NOW
Con Yellowstone Stagione 3 il drama neo-western, scritto e diretto da Taylor Sheridan (candidato all’Oscar per la sceneggiatura di Hell or High Water e già dietro al successo di Sicario e Soldado) con protagonista Kevin Costner, si conferma una delle proposte più robuste e interessanti del panorama televisivo attuale.
Yellowstone Stagione 3 è appena terminata su SKY ma potete recuperarla on demand su NOW. Ogni venerdì inoltre su Paramount (canale 27 del digitale terrestre) potere rivedere le prime due stagioni.
Yellowstone, dove eravamo rimasti?
Alla fine della Stagione 2 – la nostra recensione QUI – John Dutton (Kevin Costner) aveva trovato ancora una volta il modo di riunire intorno a sé la sua famiglia e i suoi figli.
Superando l’incredibile tradimento di Jaime, che aveva portato i Dutton a scegliere un altro candidato nella corsa ad Attorney General del Montana, la situazione aveva subito una violenta escalation portando a degli attacchi personali nei confronti di Beth soprattutto.
I fratelli Beck infatti, decisi a costruire il loro resort in prossimità del ranch Yellowstone, avevano esautorato l’alleanza con Dan Jenkins e snobbato quella del capo Rainwater oltrepassando un limite sacro e inviolabile: avevano rapito Tate, il figlio di Kayce nonché nipote di John.
Era iniziata quindi una corsa contro il tempo per ritrovare il bambino. Dopo aver scoperto che i Beck avevano assoldato un gruppo di suprematisti bianchi, i Dutton al gran completo avevano condotto l’assalto finale al loro nascondiglio liberando Tate, fortemente traumatizzato dall’esperienza ma sano e salvo, mentre John aveva lanciato un messaggio forte ai suoi nemici ancora presenti nella valle sbarazzandosi una volta per volta sia dei Beck che di Jenkins.
Yellowstone Stagione 3, an acceptable surrender
Yellowstone Stagione 3 si apre con una decisione incredibile. A seguito degli eventi della passata stagione, John Dutton ha deciso di lasciare tutto in mano ai suoi figli. Con rinnovata fiducia in Jaime, Kayce nuovamente al suo fianco e Beth saldamente nelle retrovie, John può pensare finalmente alla “pensione”.
La preoccupazione del patriarca è infine il bene dell’unico nipote e per questo decide, dopo anni, di unirsi ai suoi wrangler per la transumanza del bestiame spendendo parte dell’estate all’aria aperta proprio con Tate che sembra beneficiare molto del contatto con la natura così come Monica e Kayce stesso. Tuttavia una nuova minaccia incombe sulla valle e sul ranch.
Roarke Morris (Josh Holloway, Lost) è infatti l’avanguardia di un nuovo assalto alla valle. John corre subito ai ripari insieme alla Governatrice spostando Jaime dall’incarico di Livestock Commissioner, che passa non senza remore a Kayce, ad Attorney General, che finalmente ottiene dopo l’incredibile tradimento della passata stagione.
I Dutton capiscono che il nuovo avversario, il fondo Market Equities, è un osso ben più duro dei precedenti non solo quando nelle proprietà limitrofe arriva un nemico dal passato di John, assoldato specificamente per provocare lui e i suoi uomini, ma anche quando addirittura il Capo Rainwater offre una tregua e una alleanza per scongiurare un’operazione che avrebbe letteralmente cambiato definitivamente il volto della valle.
Di contro la Market Equities fa alla famiglia Dutton una offerta incredibile per una porzione delle sue terre. Ovviamente la leva è Jamie, ritenuto l’anello debole, e anche Kayce e Beth difronte alla cifra sono propensi a convincere il padre che però non demorde.
Con la sua testardaggine John Dutton infatti sembra prevedere l’ultimo assalto condotto dalla Market Equities con un incredibile alleato, Jamie che intanto ha fatto una clamorosa scoperta sul suo passato, trovando ancora una volta in Beth il suo più prezioso alleato e lasciando a Rainwater il compito di dare il “colpo di grazia” ai piani della Market Equities.
Ma questo nemico non ha paura di giocare sporco e per la famiglia Dutton sembra essere arrivato davvero il capolinea…
Yellowstone Stagione 3, meaner than evil
Yellowstone Stagione 3 porta la serie di Taylor Sheridan alla completa maturazione ultimando quel passaggio da serie plot driven a serie character driven. Superato definitivamente il retrogusto da soap opera delle prime due stagioni, la serie trova in personaggi robusti e ai banali il vero punto di forza complice un Kevin Costner sempre autoritario e foriero di un gravitas crepuscolare capace di influenzare, ancora prima che tutto l’umore della stagione, anche le prove attoriali dei suoi colleghi più giovani.
Per gran parte della stagione infatti non vediamo palesarsi l’antagonista reale che sembra sì essere del tutto simile a quello della stagione precedente salvo poi rivelarsi drammaticamente nel finale in cliffhanger davvero degno di questo nome e non fine a sé stesso.
Yellowstone Stagione 3 funziona perché mette completamente al centro dell’attenzione dello spettatore i personaggi, li fa evolvere e ne svela le connessioni più intime fra di loro e con il mondo che li circonda.
Se il nucleo tematico della stagione è infatti ben esplicato da Beth che si rivolge al padre dicendogli che il suo stile di vita non è più apprezzato questo trova riscontro nel finale quando il personaggio di Jimmy (il più goffo dei wrangler) a cui viene chiesto se seguire i propri sogni o mantenere intatto l’onore e rimanere fedele ai Dutton ai vita.
Nel mezzo i personaggi, principale o secondari che siano, si stratificano. Finalmente scopriamo il motivo dietro l’astio fra Beth e il fratello Jaime (con l’ennessima prova attoriale superlativa di Kelly Reilly) mentre viviamo lo sviluppo del rapporto fra Beth e Rip in maniera tenera ma terribilmente realistica contravvenendo all’ideale di cowboy romance.
C’è poi Kayce che sembra aver trovato una propria dimensione e vorrebbe lasciarsi andare divenendo il degno “figlio di suo padre” come più volte emerge nei modi coriacei con cui affronta il ruolo di Livestock Commissioner ma viene riportato con i piedi per terra dalla moglie Monica che vive ancora con disagio la situazione del suo popolo espressa benissimo, sempre nel finale dall’arringa Angela Blue Thunder (una abrasiva Q’orianka Kilcher) nei confronti di Rainwater.
Yellowstone Stagione 3, cowboys and dreamers
Yellowstone Stagione 3 matura anche perché si stacca un po’ dalla formula del mediometraggio nonché da quella impostazione registica spiccatamente cinematografica che aveva contraddistinto le prime due stagioni.
Diminuisce drasticamente il minutaggio degli episodi che raramente supera i 45 minuti rendendo la visione più fluida e scorrevole. Questa scelta viene poi corroborata da una impostazione più televisiva nei tempi e nello sviluppo dei personaggi.
Più archi narrativi vengono gestiti in contemporanea riservando ad ognuno tempi e spazi più adeguati evitando intrecci fini a sé stessi ma preferendo usare come volano le tematiche facendo poi convergere lo sviluppo nell’ottimo finale.
Dal punto di vista registico da segnalare la sempre suggestiva fotografia. Per quanto riguarda le scelte registiche e dei movimenti di macchina ci sono meno campi lunghi, soffermando di meno purtroppo sui suggestivi paesaggi, ma maggiore attenzione ai singoli personaggi con una preponderanza di piani americani e ravvicinati quasi a rimarca la “intimità” di questa stagione.
Yellowstone Stagione 3 è una stagione a dir poco appagante e coinvolgente soprattutto se amate un certo tipo di narrazione ed il genere neo-western ma anche se siete alla ricerca di un drama vibrante e non scontato né annacquato da tentativo di calvare mode e tematiche odierne.
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In Breve
Giudizio Globale
8.5
Sommario
Yellowstone Stagione 3 porta la serie di Taylor Sheridan alla completa maturazione ultimando quel passaggio da serie plot driven a serie character driven. Superato definitivamente il retrogusto da soap opera delle prime due stagioni, la serie trova in personaggi robusti e ai banali il vero punto di forza.