Dark: spiegazione del finale fra cinema, scienza e religione
Pubblicato il 4 Luglio 2020 alle 15:00
Dark è una serie televisiva tedesca nata nel 2017 per opera di Baran bo Odar e Jantje Friese. In molti l’hanno trovata complessa e contorta fin dalla sua prima stagione, ignari del fatto che quello fosse solo il prologo della narrazione ben più complessa caratteristica della seconda stagione e dello stupefacente finale.
Dark è senza ombra di dubbio la serie televisiva migliore mai prodotta fino a questo momento da Netflix, ma mi spingerò oltre: non ho timore nel ribadire ancora una volta che siamo di fronte a un prodotto eccellente e mai incoerente (forse quasi mai) con sé stesso nonostante la sua incredibile complessità, un esperimento di fantascienza estrema che lo colloca anche nell’Olimpo delle serie di questo genere, anche se a mio avviso Dark è la serie migliore di tutti i tempi.
Se da una parte una fetta di pubblico può arrendersi anche solo dopo poche puntate per via delle complicanze della trama e per il ritmo a volte lento, è anche vero che c’è chi si è voluto cimentare nell’impresa e ha giudicato però l’opera in sé come confusionaria. Beh, non è affatto così: se vi sembra che Dark sia confusionario, è perché vi è sfuggito qualcosa, visto che letteralmente ogni cosa ha un significato proprio che è anche al contempo connesso agli altri elementi: nulla è casuale, mentre invece tutto è collegato.
In questo articolo speciale di approfondimento e di svisceramento della terza e ultima stagione di Dark cercherò di mettere un po’ di ordine fra i tanti, tantissimi elementi presenti al suo interno che riprendono, come è giusto che sia, quelli lasciati in sospeso nelle stagioni precedenti, ma cene sono anche alcuni del tutto nuovi e, in apparenza, perfino incongruenti fra loro…
Per avere una visione di insieme un po’ più ampia, vi consiglio anche di leggere tutti gli altri articoli che ho scritto riguardo Dark:
- recensione della prima stagione;
- recensione della seconda stagione;
- spiegazione delle teorie sui viaggi nel tempo;
- recensione della terza stagione.
ATTENZIONE, PERICOLO SPOILER! Trattandosi di un articolo che si pone come obiettivo quello di dare una spiegazione esaustiva a eventi e meccaniche della terza stagione di Dark, in esso sarà inclusa anche una analisi degli stessi, per cui, se non avete ancora avuto modo di visionarla, vi sconsiglio di proseguire nella lettura per evitare spoiler davvero massicci.
E ora, cerchiamo di gettare un po’ di luce su questa straordinaria terza stagione di una serie televisiva davvero fuori dagli schemi. Se avete dubbi o domande non esitate a scrivere nella sezione dedicata ai commenti di questo articolo, sarò ben felice di rispondervi!
INTERAZIONI FRA UNIVERSI PARALLELI E SPECULARI
Strutturalmente, Dark è quanto di più complesso e articolato abbiate mai visto in una serie televisiva: guardando la prima stagione sembrerebbe che l’Universo in cui si svolge la storia sia unico, alla fine della seconda si scopre che esiste un Universo parallelo e nell’ultimo episodio della terza stagione viene svelato che ne esiste un terzo. Anzi, un primo. Eppure, riguardando l’intera serie è possibile cogliere alcune piccole avvisaglie, a partire dai semplici deja-vu, che non è così.
In Dark tutto è collegato e passato, presente e futuro interagiscono fra di loro creando una matassa indissolubile, il che viene ulteriormente complicato quando scopriamo che questa interazione non riguarda solo il tempo, ma anche lo spazio. Del resto, se lo chiamiamo “spazio-tempo” è proprio perché questi due elementi sono collegati, connessi.
Per semplificare un po’ le cose, visto che stiamo parlando di una svolta nella narrazione che fa sì che gli Universi presenti in Dark siano in realtà 3, da ora in poi chiamerò l’Universo di origine A, quello mostrato fino alla stagione 2 B e infine quello della seconda Martha sarà l’Universo C.
Il motivo per cui tutto ha inizio è inoltre esso stesso un paradosso: a muovere le azioni dei diversi personaggi è l’amore per qualcuno che si vuole salvare da un destino infausto o di cui si vuole evitare la morte, ma saranno proprio quelle azioni a causarla: ad esempio, Claudia B vuole proteggere suo padre dalla sua morte imminente, ma invece ne è la causa.
Tali azioni possono anche rivelarsi non solo inutili, ma possono anche tradursi in una vita d’Inferno e in una eventuale condanna a morte per il Viaggiatore: Ulrich B e Katarina B vogliono entrambi salvare loro figlio Mikkel (problema che non si pone per i corrispettivi in C, poiché Mikkel non ha mai viaggiato nel tempo), e Ulrich vuole anche impedire a Helge di diventare un assassino negli anni ’80, ma Ulrich finirà arrestato e chiuso in manicomio nell’Universo B e ucciso da Helge in C, mentre Katarina B verrà uccisa negli anni ’80 da sua madre, quando sembrava che sarebbe riuscita a tirare fuori una versione più anziana di suo marito dalla casa di cura in cui è stato rinchiuso per oltre 30 anni.
Claudia menzionerà anche esplicitamente la retroazione positiva, termine utilizzato in fisica ed elettronica per indicare quei sistemi che, tenendo conto dei risultati al loro interno, li utilizzano per migliorarsi, dando così origine a risultati sempre migliori che porteranno il sistema a migliorarsi ulteriormente, in un ciclo virtualmente infinito; tuttavia, tali sistemi sono fortemente instabili. Un esempio è, in elettroacustica, l’Effetto Larsen: se si parla in un microfono, quel suono viene riprodotto attraverso un altoparlante e se dovesse ritornare poi al microfono il suo volume sarebbe più alto e tenderebbe ad aumentare all’infinito. La reatroazione positiva spiega dunque come sia possibile imparare sempre più nozioni grazie alla ripetizione, ai loop.
Tenendo conto di queste nozioni, veniamo così a sapere che lo stesso viaggio nel tempo, mostrato inizialmente solo nell’Universo B, è stato reso possibile unicamente dall’azione di Martha C, la quale, seguendo gli ordini di Adam, ha consegnato ai ragazzi intrappolati nel passato di B la sostanza che rende possibile il viaggio nel tempo, la quale, dunque, proviene dall’Universo C. Non solo.
I progetti per la creazione della macchina del tempo che vengono consegnati da Claudia B a Tannhaus B provengono sì dal futuro, ma in realtà da quello dell’Universo C, e colui che viene ritenuto come l’origine è figlio di due individui provenienti da due Universi distinti, e, a sua volta, padre di Tronte (lo si evince da alcuni indizi: l’uomo senza nome dice a Tronte di aver scelto il suo nome, al tempo, dona al ragazzo un bracciale appartenuto a sua madre e sappiamo che Agnes era sposata con un ex prete, cosa che l’uomo ammette di essere stato, in passato).
Viene inoltra fatta menzione di un fenomeno conosciuto come correlazione (o entanglement) quantistica, secondo il quale due sistemi che esistono come sottoinsiemi di un sistema più ampio sono in grado di influenzarsi a vicenda, anche se sono separati nello spazio: in un ipotetico sistema di cui fanno parte due particelle, una misurazione per una di esse influenzerà all’istante la sua gemella, che avrà il medesimo valore per la medesima misurazione, non importa a quale distanza si possa trovare dalla prima.
In Dark, gli Universi B e C fanno parte di un sistema più ampio, sono in grado di influenzarsi l’uno con l’altro e determinati eventi da tutti e tre gli Universi entrano in risonanza fra di loro, pur se distanti nel tempo e nello spazio (la creazione della macchina del tempo nell’Universo A, dei varchi nello spazio-tempo in B e C e le Apocalissi, ad esempio), anche se non sono identici, quanto piuttosto… speculari.
Ad esempio, la casa di Martha C è speculare rispetto a quella di Jonas, i due ragazzi indossano degli impermeabili molto simili e, in generale, sono l’uno il corrispettivo dell’altra: in B è Jonas/Adam a creare il passaggio nelle grotte e i Sic Mundus, mentre in C queste cose le fa Martha C/Eva, anche se la sua organizzazione ha un altro nome, Erit Lux.
Nella seconda stagione abbiamo potuto vedere come Adam menta scientemente a Jonas, ovvero a se stesso, per fare in modo che un giorno il ragazzo possa trasformarsi in lui, e lo stesso fa la Eva con Martha C.
Un altro dettaglio molto interessante riguarda il modo in cui interagiscono fra di loro le diverse versioni di Jonas/Adam e Martha C/Eva: il giovane Jonas viene guidato da Eva in C, mentre una versione di Martha segue invece Adam nell’Universo B, ed entrambi finiranno per essere traditi e uccisi dalla loro “guida” nell’Universo del proprio carnefice.
L’ambiguità e la specularità del rapporto fra Jonas/Adam e Martha C/Eva sono evidenti anche nelle loro sorti, poiché si uccidono a vicenda e, nonostante questo, una diversa versione di loro (due, nel caso di Jonas) continuano a esistere: una giovane Martha C spara a Jonas, ma ne restano in vita altre due versioni (quella che diventerà Adam e quella che porrà fine ai cicli nell’Universo A insieme a lei), mentre un anziano Adam concentra e scatena tutta la potenza delle Apocalissi sulla versione di Martha C che è con lui, mentre quella che ha seguito le sue versioni più anziane continua a vivere e insieme a Jonas porrà fine al loop eterno.
Inoltre, una versione più giovane di Jonas vede morire la sua Martha per mano del se stesso più vecchio nell’Universo B, mentre in C una giovane Martha vede morire fra le sue braccia Jonas, ucciso da una versione leggermente più vecchia di lei: insomma, i due si uccidono e si vedono morire a vicenda un numero infinito di volte, in un ciclo eterno.
In buona sostanza, dunque, nei due mondi avvengono quasi sempre le stesse cose, anche se magari non nello stesso anno: un esempio è Helge, ferito in modo diverso e ad età diverse nei due mondi, ma sempre da Ulrich che lo colpisce al volto con una pietra.
Le versioni future dei due Universi che portano le cicatrici delle rispettive Apocalissi sono anch’esse speculari: fredda nel caso dell’Universo B e calda e desertica invece in C.
L’Apocalisse avviene in entrambi gli Universi, entra in risonanza con la creazione della macchina del tempo e apre per un istante un passaggio verso l’Universo A. Il passaggio è strutturalmente identico a quello presente nella grotta, ma speculare rispetto ad esso: nella grotta, da un unico ingresso la strada si dirama poi in due biforcazioni, mentre nel varco spazio-temporale dalle due diramazioni (gli Universi B e C) si giunge al punto di origine comune (l’Universo A).
Infine, quando i due ragazzi si perdono di vista all’interno del suddetto passaggio scoprono di essere l’uno orientato verso l’Universo di appartenenza dell’altra: attraverso un ulteriore squarcio nello spazio-tempo, Jonas vede Martha C da bambina e vice versa; in questo modo, i ragazzi scoprono che sono sempre stati collegati, fin da bambini, quando ognuno di loro ha visto l’altro, mentre i loro genitori non riuscivano a vedere nulla di strano in quegli armadi.
Si fa poi spesso menzione in Dark dei buchi neri e dei buchi bianchi rispettivamente come punti di accesso e di uscita che possono collegare punti diversi dello stesso Universo o due Universi distinti, formando in questo caso un Wormhole (o Galleria del Verme o, meglio ancora, Ponte di Einstein-Rosen).
Ma lo spazio e il tempo sono collegati e formano un sistema unico, lo spazio-tempo, per cui viaggiare attraverso lo spazio utilizzando una scorciatoia come un Wormhole significa anche viaggiare nel tempo: per questo i due ragazzi riescono a vedere delle versioni più giovani di se stessi mentre ancora si trovano nel passaggio spazio-temporale (chi ha detto: “Interstelar“?) e a raggiungere non solo l’Universo A, ma anche un determinato punto nel suo passato, il momento chiave che ha dato origine a tutto ciò che è avvenuto, avviene e avverrà negli Universi B e C: l’origine.
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L’ORIGINE
Se ci pensate bene, noterete che già le immagini speculari presenti in tutte e tre le sigle di apertura della serie presagiscono il fatto che le vicende si svolgano non in uno, ma in più Universi, e questo perché in Dark tutto è collegato.
Provate a guardare la terza stagione e poi ricominciate dalla prima, e vi renderete conto che molte scene già viste nell’Universo B si ripresentano pressoché identiche, con qualche piccola variante, anche nell’Universo C, e questo perché, in buona sostanza, B e C sono due versioni diverse di A, da cui però si discostano per un dettaglio fondamentale: mentre in A è solo l’orologiaio Tannhaus a cercare di viaggiare nel tempo (non ci è dato sapere se ci sia effettivamente riuscito), in B e C diversi personaggi in diversi modi modificano il corso del tempo, creando così sia i Cicli primari (il cui terzo sancirà la fine del mondo, l’Apocalisse) che quelli secondari che riguardano i singoli individui (pensate ad esempio a Mikkel/Michael o a Claudia).
Quelli che in Dark prendono il nome di cicli possono essere definiti anche loop o anelli temporali, definizioni che stanno proprio a indicare una circolarità. Osservate la circonferenza qui in basso:
Se vi chiedessi di trovarne il punto di origine, sarebbe impossibile per voi rispondere correttamente, a meno che non abbiate visto come, quando e soprattutto da cosa questa circonferenza è stata generata.
I due mondi derivati da A sono quindi condannati al loop perché l’origine è al di fuori di entrambi e perché Adam ed Eva si prodigano per mantenere il nodo, ma la scappatoia che entrambi cercano e che inizialmente conosce solo Claudia esiste davvero: quando viene creata la macchina del tempo nell’Universo A e avvengono le Apocalissi in B e C i tre eventi entrano in risonanza fra di loro, come risultante fermano tempo e, di conseguenza, il principio di causalità, di modo da poter rendere possibile un viaggio diversamente impossibile: quello verso l’Universo di origine.
Il punto di origine, la causa primaria dell’esistenza della circonferenza (e quindi del loop) non può dunque essere rintracciato al suo interno con un semplice colpo d’occhio, ma bisogna andare a ritroso nel tempo e ragionare in tre dimensioni, per poterlo sapere: in questo modo, scopriremo che il punto di origine del loop (la creazione dei due Universi paralleli) deve essere necessariamente al di fuori della circonferenza stessa, che non può essersi autogenerata, e, dunque, deve per forza esserci qualcosa che esista al di fuori dello spazio bidimensionale del foglio di carta su cui è stato tracciato il cerchio: il compasso che, nel nostro caso, è la creazione della macchina del tempo da parte di Tannhaus nell’Universo A.
Dunque, l’errore che commettono sia Jonas/Adam che Martha C è quello di credere che l’origine possa trovarsi all’interno dei loro due Universi. Sarà Claudia, lei e lei soltanto a scoprire dopo anni e anni intrappolata nel loop che la tanto agognata “scappatoia” esiste davvero, ed è così che scopre che in realtà gli Universi B e C sono derivati da A, e per questo non dovrebbero nemmeno esistere: nel secondo episodio della terza stagione una giornalista alla radio dice che nel momento in cui è avvenuta l’Apocalisse in B il tempo si è fermato per un istante, dandole lo spunto per elaborare la “scappatoia”.
E sarà sempre Claudia a rivelare a un attonito Adam che egli non ha “ancora capito come si gioca”: uccidere Martha non è servito a nulla, poiché l’origine non era il bambino che portava in grembo, rivelandogli anche, in questo modo, che il dualismo su cui si basano la visione di Adam e quella di Eva sono errati: la triquetra (il simbolo a tre punte sulla porta nella grotta nell’Universo B), i passaggi nella grotta, gli anni che separano un ciclo dall’altro, il numero degli Universi, delle dimensioni e perfino quello delle stagioni che compongono la serie nella sua interezza sono tutti elementi che si riconducono alla simbologia legata al numero 3.
L’unico modo per porre fine al loop eterno in cui sono intrappolato B e C è quindi fare in modo che Tannhaus non inventi mai la macchina del tempo in A (vengono mostrate diverse scene in cui lo vediamo osservare una foto di famiglia e lavorare a uno strano macchinario ben prima che venga rivelato che si tratta di avvenimenti appartenenti a un ulteriore Universo). E qui ci troviamo nuovamente di fronte a un bel paradosso.
Le uniche persone che possono evitare che la famiglia di Tannhaus muoia in un incidente stradale, prevenendo così il desiderio dell’orologiaio di manipolare lo spazio-tempo, sono due ragazzi che appartengono ai due Universi generati proprio dagli eventi scaturiti da quello stesso incidente: insomma, i familiari di Tannhaus devono morire per far sì che Jonas e Martha C esistano e impediscano in seguito che muoiano.
Ora però sorge un dubbio: per tutta la serie fino alla seconda stagione abbiamo potuto constatare che vige il Principio di Autoconsistenza di Novikov, secondo il quale il passato è immutabile: ma allora come fanno Martha C e Jonas a mutarlo?
Prima di tutto, è necessario ricordare ancora una volta che gli Universi B e C sono derivati da A, il che significa che condividono fra loro le stesse leggi della fisica, ma non è detto che un principio valido in queste due realtà debba necessariamente esserlo anche nell’Universo principale.
Riassumendo, la famiglia di Tannhaus muore, lui crea la macchina del tempo che ha come effetto collaterale la nascita di due Universi, Martha e Jonas viaggiano indietro nel tempo e fra Universi per impedire che l’incidente avvenga, la macchina del tempo non verrà mai creata, come i loro Universi, che in quel momento cessano di esistere.
Anche in questo caso, solo un paradosso può prevenirne un altro, e a Novikov si sostituisce un’altra teoria sui viaggi nel tempo a esso opposta e secondo la quale intervenire sul passato non solo è possibile, ma genera una versione alternativa del mondo: in questo caso, la versione in cui la famiglia di Tannhaus non muore in quel fatidico incidente.
Nelle scene che mostrano la fine degli Universi B e C possiamo vedere come Martha, Jonas e tutti coloro che conoscono iniziano a scomparire poco alla volta, ma tristemente solo i due ragazzi sanno cosa stia accadendo, mentre altri personaggi lo intuiscono (Adam, Eva e Claudia B) e altri ancora non hanno la benché minima idea di cosa stia accadendo: salvare la vita a quella famiglia ha creato una realtà alternativa in cui il viaggio nel tempo non è mai stato inventato e, di conseguenza, gli Universi B e C non esistono.
Questa realtà sovrascrive tutte le altre, che cessano di esistere dissolvendosi gradualmente, proprio come avviene in Ritorno al Futuro: ricordate queste scene?
E quale fine migliore di questa, per i due Universi derivati di una serie che così spesso ha menzionato sia esplicitamente che implicitamente questa straordinaria pellicola?
Ma Ritorno al Futuro non è certo l’unica opera che ha influenzato la stesura di Dark! Diamo un’occhiata alle altre.
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DARK E GLI ALTRI MEDIA
Se conoscete Dark Souls e i suoi derivati (non è certo casuale che Bartosz e Jonas giochino, nella prima stagione, a un Soulslike, The Surge), avete visto film come Ricomincio da Capo o Edge of Tomorrow o conoscete il potere di Killer Queen, lo Stand in grado di generare loop temporali appartenente a Yoshigake Kira in Le Bizzarre Avventure di JoJo – Diamond Is Unbreakable, sapete già che quando si è intrappolati all’interno di un anello temporale/ciclo/loop a furia di ripetere lo stesso segmento di tempo si finisce per imparare sempre più cose, cosa che avviene per tutti i personaggi e in maniera particolare a Claudia B.
Un altro riferimento sempre molto presente è ad Ariadne/Arianna, di cui Martha sta preparando una rappresentazione teatrale. Ariadne consegna a Teseo un gomitolo che lo porterà al di fuori del Labirinto al cui centro è rinchiuso il fratellastro di lei, il Minotauro, una volta ucciso il mostro per metà uomo e per metà toro.
Proprio come il Minotauro, i personaggi di Dark si ritrovano come imprigionati in un labirinto che sembra non avere una via di uscita; inoltre, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche ha scritto un poemetto intitolato Il Lamento di Ariadne ed è il teorico dell’Eterno Ritorno:
“L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!“, si legge in La Gaia Scienza. Inoltre, il libro sui viaggi nel tempo scritto da Tannhaus è edito dalla Mino Tauros.
Anche i brani musicali che fanno parte della colonna sonora di Dark non sono scelti a caso: nel testo completo della sigla di Dark, Goodbye di Apparat e Soap&Skin, si legge: “Find out: I was just a bad dream” (“Realizzi: ero solo un brutto sogno“), che fa pensare al fatto che gli Universi B e C siano in realtà qualcosa che non doveva esistere e che svanisce, come un sogno; “And watch the only way out disappear” (“E guardo l’unica via d’uscita scomparire“) fa invece pensare alla continua ricerca di una via di fuga, una scappatoia, che sembra sembra sfuggire di mano.
Irgendwie, Irgendwo, Irgendwann è un brano della cantante tedesca Nena presente in diverse puntate, fin dalla prima stagione, il cui titolo in italiano si può tradurre come “In qualche modo, da qualche parte, in qualche tempo“. Inoltre, il testo recita: “Im Sturz durch Raum und Zeit, richtung Unendlichkeit, fliegen Motten in das Licht, genau wie du und ich. Irgendwie fängt irgendwann, irgendwo die Zukunft an ich warte nicht mehr lang” (“Cadendo nello spazio e nel tempo, verso l’infinito, falene volanti nella luce, proprio come me e te. Inizia in qualche modo, in un qualche tempo, da qualche parte nel futuro“).
Da brava nerd videogiocatitrice ho anche notato una certa somiglianza fra la versione “tascabile” della macchina del tempo che esiste nell’Universo C e le Mele del’Eden di Assassin’s Creed, oggetti dai grandi poteri impiegati nel corso della storia da diverse persone per creare altri oggetti e ottenere un potere smisurato. E cosa dà un senso maggiore di poter della consapevolezza di poter manipolare lo spazio-tempo?
Quanto invece alle teorie sui viaggi nel tempo e le loro conseguenze, abbiamo già visto come sussistano il Principio di Autoconsistenza di Novikov come ad esempio nel film Predestination e la teoria che prevede la creazione di una linea temporale che sostituisce tutte le altre, come in Ritorno al Futuro, teorie che sarebbero in contrasto, se non fosse che la prima è valida negli Universi derivati e la seconda in quello primario, come già spiegato in precedenza. Ma c’è un’altra teoria, anch’essa in apparente contrapposizione con le altre due, riconducibile, come viene anche spiegato nella terza stagione, al paradosso del Gatto di Schrödinger, che è contemporaneamente vivo e morto.
In questo caso, un riferimento al mondo del cinema che sfrutta questo stesso principio è Sliding Doors: la protagonista del film può prendere la metro o perderla, ed entrambe le eventualità vengono mostrate nella pellicola come egualmente valide e reali: insomma, esistono entrambe.
Anche nella terza stagione di Dark esistono diverse versioni sia di Martha C (una segue le sue versioni più vecchie, l’altra Adam) che di Jonas (quello che durante l’Apocalisse in B viene salvato da Martha e che poi viene ucciso da lei in C, quello che non viene salvato da nessuno e che diventerà Adam e quello che viene salvato da Adam e che porrà fine al loop eterno con Martha C).
E poi c’è Matrix, film che viene menzionato diverse volte per via di deja-vu (la stessa Hannah del’Universo A parlerà di un deja-vu, presagio della fine dei due Universi derivati) e anomalie, ma non solo: quando nell’Universo C Franziska e Magnus guardano la TV in concomitanza con l’Apocalisse nel loro mondo, per un istante compare una vecchia pubblicità, una sorta di “bug” nel codice di Matrix; inoltre, come in Matrix si cerca di porre fine al mondo virtuale, così in Dark l’obiettivo finale è salvare l’Universo A ed eliminare le sue due simulazioni; infine, la struttura stessa di entrambe le opere è, per quanto assurda, verosimile: tutti noi potremmo vivere dentro il Matrix o in un Universo derivato senza saperlo. Da qui sorge anche una domanda filosofica, esistenziale: cos’è la realtà?
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RIFERIMENTI RELIGIOSI
Basti pensare a nomi come Adam, Eva e Noah per cogliere allusioni nemmeno velate alla mitologia cristiana, ma ce ne sono altre: ad esempio, la medaglietta che raffigura San Cristoforo, non a caso il protettore dei viaggiatori, i dipinti di Adamo ed Eva simbolicamente facenti parte di due pannelli divisi, a simboleggiare che appartengano a due realtà distinte, ma vicine e interconnesse, e l’opera qui in alto, La caduta dei dannati di Peter Paul Rubens, metaforicamente collegato ad Adam stesso, che si ribella al suo Creatore per distruggerne l’opera.
Sic Mundus Creatus est (“Cosi il mondo è stato creato“) è una locuzione che compare per la prima volta nella Tavola di smeraldo, testo ermetico un tempo utilizzato dagli alchimisti nel quale si fa anche menzione del fatto che il mondo derivi da un’unica entità (simbolicamente una divinità, materialmente, nel mondo di Dark, la creazione della macchina del tempo nell’Universo A).
Nell’Universo C l’organizzazione di Martha il cui nome può essere letto sulla porta all’interno della grotta è invece Erit Lux (“Sarà fatta la luce“) e riprende il Fiat lux (“Sia fatta la luce“) di biblica memoria.
Anche il figlio di Jonas e di Martha C, considerato l’origine dei cicli, può essere visto come una allusione a Caino, come potete leggere in questa intrigante teoria elaborata dai ragazzi che gestiscono la pagina facebook DARK Italia – serie TV Netflix ben prima che la terza stagione andasse in onda:
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I MISTERI DELLE CICATRICI
Se siete degli spettatori attenti, allora di certo avrete prestato attenzione alle cicatrici sui volti dell’uomo misterioso, il figlio di Martha C e di Jonas, e di sua madre:
Come potete vedere nelle immagini qui in alto, sembra proprio esserci un errore: come mai le cicatrici sui volti di questi due personaggi a volte sembrano come… speculari? Per qualche ragione (lo ammetto, non sono certa di quale questa potrebbe essere, magari è un semplice espediente per aiutare gli spettatori a capire di quale versione del personaggio si tratti, oppure riflette ancora una volta la natura speculare dei due Universi B e C), ogni volta che questi passano da un Universo all’altro le cicatrici sui loro volti si spostano.
Quando Jonas vede Martha C ferirsi al volto, le dice che anche la Martha che lo aveva portato nell’Universo C ne aveva una identica, ma, in realtà, quando Jonas la vede per la prima nel suo Universo, il B, la piccola cicatrice è sotto l’occhio sinistro della ragazza, ma quando questa torna nel suo Universo la cicatrice si sposta a destra.
A questo punto, però, sorge un dubbio che riguarda invece Jonas/Adam, qualcosa che potrebbe portare a credere che in realtà lo Sconosciuto (la versione per così dire “intermedia” di Jonas) e lo stesso Adam non siano chi dicono di essere…
Nell’episodio numero sette della terza stagione, possiamo vedere come la versione di Jonas che non è stata salvata da Martha C nell’Apocalisse dell’Universo B (Barthosz C le impedisce di entrare in casa) tenti di togliersi la vita nella stessa stanza e nello stesso modo di suo padre: in soffitta, impiccandosi.
In quel momento, giunge Noah a salvarlo, il quale gli rivela che per il semplice fatto che Adam esiste, egli non può morire, e glielo dimostra dandogli in mano una pistola che Jonas si punta alle tempie, ma che in quel momento si inceppa, per tornare a funzionare un attimo dopo (e in questo possiamo notare un parallelismo fra questa scena e una precedente molto simile, in cui però un Noah adulto prova a sparare ad Adam, la sua pistola si inceppa e viene usata pochi istanti dopo da sua sorella Agnes per ucciderlo).
Stando quindi alle parole di Noah, quella particolare versione di Jonas diventerà Adam, il che ha anche perfettamente senso, se consideriamo che esistono, come detto in precedenza, tre diverse versioni di Jonas: lo Jonas salvato da Martha C muore, ucciso dalla stessa ragazza, quello salvato da Adam si recherà con Martha C nell’Universo A e quello non salvato da nessuno, ovvero lo Jonas di cui vi sto parlando ora, diventerà Adam.
Ma allora, perché lo Sconosciuto e Adam hanno una sola cicatrice sul collo, mentre la loro versione più giovane ne ha due?
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INDOVINA CHI VIENE A CENA
Concludo questo lungo, ma mi auguro interessante ed esaustivo articolo speciale di approfondimento sulle tematiche e la spiegazione del finale della terza stagione di Dark parlandovi brevemente delle scene conclusive.
Una volta che gli Universi B e C derivati da A sono stati cancellati per sempre, possiamo vedere una cena (naturalmente siamo nell’Universo A) fra alcune nostre vecchie conoscenze: gli unici personaggi presenti sono Katarina, Hannah, Regina, Torben, Benny e Peter. Ma perché?
La spiegazione è in realtà piuttosto semplice: nell’Universo A non possono esistere quelli che personalmente chiamo i “figli del paradosso”. Ad esempio, Martha non può esistere perché suo nonno, Tronte, è figlio dell’uomo senza nome con il labbro leporino, a sua volta figlio della ragazza e di Jonas.
Naturalmente, non possono nemmeno esistere nell’Universo A tutti coloro che sono in qualche modo imparentati con lo Sconosciuto con il labbro leporino per via del fatto che i suoi genitori non solo hanno legami di sangue paradossali (il padre di Martha è nipote di suo figlio, mentre quello di Jonas ha viaggiato indietro nel tempo), ma appartengono a due Universi distinti.
Per una visione d’insieme più ampia, vi mostro nuovamente l’albero genealogico di entrambi gli Universi derivati nel quale potete vedere i vari collegamenti fra i diversi personaggi e il simbolo dell’infinito in basso, che rappresenta proprio il figlio di Martha C e Jonas, considerato erroneamente come l’origine:
Inoltre, vi consiglio di esplorare l’albero genealogico presente sul sito ufficiale di Dark e che potete trovare qui, grazie al quale con un semplice click sull’immagine del personaggio potrete riscoprirne la storia.
Grazie a questi schemi e a una fotografia, scopriamo inoltre chi è il padre di Regina: si tratta di Berndt Doppler, padre di Helge.
Questo può essere considerato come un lieto fine, poiché si è in effetti trovato il modo di porre fine ai loop temporali eterni che avvengono negli Universi B e C, ma lascia una nota amarissima in bocca: non solo non resterà letteralmente nemmeno il ricordo degli Universi derivati, che si dissolvono semplicemente nel nulla, ma nessuno in A saprà mai o ha mai saputo che B e C siano mai esistiti. Ma un indizio c’è.
Chiariti questi punti, è importante porre l’accento sul deja-vu finale di Hannah, il suo incubo nel quale vede la fine del mondo; questa è l’unica eco degli Universi B e C, ma colpisce anche un altro dettaglio: il modo in cui Hannah descrive quel nulla, la sensazione che questo fosse un bene, anche per via del senso di libertà provato nel sogno dalla donna derivante dall’assenza di obblighi e doveri.
In questo scenario, tempo e spazio non esistono, ma esiste solo l’oscurità: il titolo della serie, Dark, si può riferire dunque non solo in generale alle vicende narrate, così oscure, ma anche alla fine inevitabile dei due Universi derivati B e C, che si dissolvono nell’oscurità, senza lasciare traccia alcuna della loro esistenza, se non in un sogno: “Find out I was just a bad dream“.
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