Roberto Recchioni presenta Dylan Dog Oldboy e il futuro dell’Indagatore dell’Incubo

Pubblicato il 13 Giugno 2020 alle 12:00

Arriva nelle edicole, a partire da oggi 13 giugno, il nuovo Dylan Dog Oldboy che sostituisce il Maxi e che, con cadenza bimestrale, presenterà ben due storie inedite del Dylan Dog “classico”.

Ne abbiamo parlato con Roberto Recchioni, curatore della testata, spaziando fra passato, presente e futuro dell’Indagatore dell’Incubo.

Leggete la nostra recensione in anteprima di Dylan Dog Oldboy 1 cliccando QUI

MF: Ciao Roberto, ben ritrovato sulle pagine di MF. Partiamo dalla domanda forse più scontata: da dove nasce l’idea del Dylan Dog Oldboy?

RR: L’idea di Dylan Dog OldBoy nasce sin dall’origine della mia gestione della famiglia delle testate legate a Dylan Dog. Sin da subito abbiamo voluto dare un carattere distintivo ad ogni testata di modo che ognuna di esse offrisse un tipo di esperienza diversa e trasformando il Maxi l’avevamo già trasformato nel Maxi Dylan Dog Oldboy.

L’idea ci sembrava funzionare ma non fino in fondo, non come volevamo, non nella piena forza che avevamo immaginato quindi abbiamo deciso di spingere ancora sul quel versante e offrire l’esperienza più classica possibile: cioè mentre la sua regolare procede con la continuity, le rivoluzioni e tutto il resto volevo anche un’altra esperienza che potesse anche essere ricondotta al Dylan Dog del 1986.

Ecco quindi che il Maxi viene rimodulato diventa un po’ più snello perché ci sono solo due storie invece di tre costando un pochino di meno ma esce molto più spesso offrendo 12 storie l’anno con 6 uscite visto che è bimestrale offrendo due storie in ogni numero. Ha una nuova grafica che rimanda ancora con più forza al Dylan tradizionale e va ad accostarsi in parallelo al Dylan della serie regolare dove invece il personaggio è in costante mutamento.

Per chi non ha mai abbastanza delle storie di Dylan, per chi si avvicina al personaggio per la prima volta e vuole un numero 1, per chi è un amante del Dylan Dog classico ecco lì il Dylan Dog Oldboy.

Sostanzialmente è l’ultimo passo di quella rivoluzione ormai iniziata 7 anni fa e sono felicissimo di averla portata a compimento in pieno.

MF: Nella presentazione apparsa sul sito della SBE si parla del “classico” Dylan Dog: cosa significa davvero?

RR: Quando ci si riferisce ad un “Dylan Dog Classico” è chiaro che si sta dicendo un assurdo perché non esiste un “Dylan Dog Classico” essendo nel DNA del personaggio il mutamento e l’imprevedibilità.

Però possiamo dire che intendiamo con “classico” quel Dylan Dog che ha tutte le caratteristiche di quello del 1986 cioè quello verificato da Tiziano Sclavi e nessuna di tutte le molte cose che sono successe poi con tutte le innovazioni e stravolgimenti seguenti.

MF: A tal proposito: sei una figura a dir poco polarizzante e molti dei lettori di Dylan Dog sono arrivati addirittura a promuovere fantasiose petizioni online per rimuoverti dall’incarico di curatore, pensi che questo Oldboy possa essere una risposta sufficiente a chi dice “eh ma i primi 100 numeri erano meglio”?

RR: Quanto agli haters, a quelli che fanno le petizioni, a quelli che mi vorrebbero lontano dall’universo dylandoghiano… c’è anche un po’ di sfottò nei loro confronti. È chiaro che una testata come Oldboy, che nasce comunque da me e da una mia iniziativa e che ha comunque la mia iniziativa che però poi però verrà celebrata perché è il Dylan non di Recchioni a me diverte molto.

MF: Quale sarà la linea editoriale di Dylan Dog Oldboy al netto della presenza di Gabriella Contu, Barbara Baraldi, gli inossidabili Montanari & Grassani e i fratelli Cestaro, tutti o quasi “vetarani” di Dylan?

RR: La linea editoriale di Oldboy sarà quella di rimanere fedeli alla linea con storie sempre imprevedibili, sempre originali, sempre inquietanti e che sappiamo essere autonome, quindi tutte storie autoconclusive, e che non abbiamo gli elementi di diversità della serie regolare.

MF: Hai più volte sottolineato come il Colorfest sia il luogo della sperimentazione, questo Oldboy è l’altro risvolto della medaglia? Quanto è importante “sperimentare” voci e tratti diversi del ricchissimo panorama italiano su una delle testate più popolari in assoluto e quanto è difficile “metterle al servizio” di Dylan?

RR: Le differenze che intercorrono fra Oldboy e Colorfest sono esattamente queste. Mentre sul Colorfest la volontà narrativa è quella di esplorare anche tramite autori diversi, tantissime linee tantissimi linguaggi, tantissimi approcci. Mentre l’Oldboy fa del classicismo, che è un classicismo sempre dylandoghiano, il suo cavallo di battaglia.

MF: Altra domanda scontata: come va Dylan in termini di vendite? Edicola, fumetteria, libreria di varia, store online: il mercato è troppo dispersivo?

RR: L’andamento delle vendite di Dylan Dog è molto, molto buono.

Nel senso che era già buono prima del Coronavirus: avevamo che il Covid-19 e la quarantena intaccassero i buoni risultati ottenuti negli ultimi anni, in realtà così non è stato anzi Dylan si è dimostrato piuttosto stabile. Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto anche perché abbiamo vendite molto stabili e molto positive nel corso degli ultimi anni con dei picchi davvero molto alti in occasione di numeri speciali come il 400 per esempio.

MF: La Meteora prima, il 666 dopo: qual è il futuro del Dylan “regolare”?
Dal punto di vista meramente editoriale il 666 mi ha ricordato certe soluzioni tipicamente legate al mercato dei supereroi americani, continuerà ad esserci una continuity più stretta?
Contenutisticamente invece cosa succede quando la realtà supera l’orrore della fantasia? Voglio dire dopo una pandemia, gli estremismi sparsi per il mondo e le battaglie sociali cosa resta da raccontare a Dylan di più raccapricciante?

RR: Per quello che riguarda la serie regolare, Dylan Dog va avanti a cicli narrativi quindi terminato il Ciclo 666 ce ne sarà un altro e poi un altro ancora ma questi cicli saranno intervallati da storie autoconclusive ed autonome.

Il prossimo ciclo sarà scritto da Claudio Chiaverotti e riguarda Mana Cerace, poi ce ne sarà un altro a più mani perché più lungo e andremo avanti così fino alla prossima rivoluzione.

MF: Citando i supereroi… Bonelli e DC qualche novità sui crossover?

RR: Tutto come da programma, i lavori procedono e Batman/Dylan Dog sta venendo davvero bene grazie allo straordinario lavoro di Werther Dell’Edera, Gigi Cavenago e Giovanna Niro ai colori. Dovremmo uscire come previsto intorno a novembre in concomitanza con Lucca che però non sappiamo se si farà o meno ma sicuramente ci sarà il Batman/Dylan Dog.

MF: Il Pianeta dei Morti: Alessandro Bilotta continuerà la sua saga annuale? C’è possibilità di rivederla magari “rimontata” in ordine cronologico?

RR: Alessandro Bilotta continua a serializzare il suo universo narrativo ed io ho la fortissima volontà di tornare a presentarlo in maniera organica e cronologica ma quando avremo abbastanza storie per poterlo fare con continuità.

MF: Dylan Dog in altri media, qualche novità in arrivo?

RR: Immagino ti riferisca alla serie TV… non posso dire assolutamente nulla…

MF: Grazie mille, come sempre, per la tua disponibilità Roberto!

RR: Grazie a voi!

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