Dylan Dog 405 – L’uccisore | Recensione
Pubblicato il 4 Giugno 2020 alle 10:30
Autori: Roberto Recchioni (testi), Giorgio Pontrelli, Corrado Roi (disegni)
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Genere: horror
Provenienza: Italia
Prezzo: € 3.90, pp.96, 16×21, b/n
Data di pubblicazione: 30 maggio 2020
Ci avviamo lentamente verso la fine del ciclo Dylan Dog 666, incentrata su una lunga ripercorrenza delle prime avventure dell’indagatore dell’incubo riviste in chiave contemporanea. Il personaggio horror di Sergio Bonelli Editore si sta avvicinando sempre di più alla soluzione del caso riguardante un folle assassino dal macabro senso dell’umorismo.
Dylan Dog sta convivendo con il senso di colpa delle sue azioni nei confronti di Lord Wells (che qui compare eccezionalmente solo nelle prime tavole) ma riesce comunque a farsi assegnare da suo padre, il sovrintendente Bloch, la serie di omicidi legati a pessime freddure.
PERCHÉ UNA GALLINA ATTRAVERSA LA STRADA?
E partendo proprio dalle freddure, Dylan riesce a ricondurre gli omicidi a un comune denominatore: tutte appartengono al carnet di battute di un comico d’antan, tale Groucho Marx. Inizia così, in un’atmosfera da libro giallo, la caccia all’uomo, un uomo pressoché imprendibile, analogico ed evanescente. Roberto Recchioni mescola le atmosfere di un giallo poliziesco con il thriller psicologico, portando Dylan a fronteggiare se stesso e Groucho sotto forma di incubo d’inchiostro.
“L’uccisore” è un ponte tra i numeri precedenti e il numero finale. Raccolta e compressa in 70 tavole, l’indagine che conduce Scotland Yard verso la soluzione del caso si racconta in fretta, probabilmente per lasciare spazio al confronto tra Dylan e Groucho che unisce i due universi narrativi (quello che conosciamo e quello 666).
Dopo quattro numeri dall’inizio del ciclo, abbiamo accompagnato Dylan in un percorso di disintossicazione dai mali che hanno afflitto la sua anima in passato: alcool, tradimenti, incuria dei sentimenti altrui e incuria verso il proprio lavoro. Oltre questi, l’indagatore dell’incubo dovrà affrontare un problema che lo affligge: il rimorso di aver ucciso volontariamente. Nel numero 5, “Gli uccisori”, vediamo uno dei rarissimi momenti in cui Dylan si è fatto giustizia con le proprie mani per eliminare dalla faccia della Terra pericolosi uomini socialmente importanti. Nel 405 invece mette fine volontariamente alla vita di un personaggio che i vecchi lettori conoscono: l’aver preso il posto del “giudice divino” lo rende un assassino, una macchia indelebile sulla propria coscienza che lo avvolge in una spirale di dolore e parole affilate come stiletti.
E Giorgio Pontrelli riesce a rappresentare, con una linea liquida e confusa, il viaggio di Dylan nella propria anima, dove le azioni sbagliate si ingigantiscono e cancellano tutto il buono che il nostro beniamino ha fatto nel corso della sua vita. Non solo: le sue linee nette, pulite e senza mezzitoni disegnano una realtà limpida al di fuori del tormento interiore, il cui tempo viene scandito dalla ripetizione sistematica di alcune vignette e di alcuni fondali, dentro i quali Dylan si muove come un cane irruento. Verso la fine dell’albo, Pontrelli passa il testimone a Corrado Roi, che inizia a chiudere il circolo da dove tutto ha avuto inizio, da quell’ingresso al civico 7 di Craven Road.
A racchiudere questo numero, la copertina dell’eccelso Gigi Cavenago che omaggia una celebre inquadratura di Francesco Dellamorte, tratta dal più volte citato film Dellamorte Dellamore (1994). L’inquietante inquadratura dal basso di Dylan rosso-nero è avvolta da un prepotente giallo che, arrivando dalle sue spalle, incalza con violenza dritto negli occhi del lettore, regalando anche un riflesso fluorescente.
In Breve
Storia
7.6
Disegni
7
Cura Editoriale
8
Sommario
Un insensato massacro compiuto dagli Uccisori a partire da un comando subliminale generato da una applicazione per incontri amorosi chiamata Love App… Ma è possibile che dietro tutto ciò, stando ai sospetti di Dylan Dog, si nasconda la figura, apparentemente irreprensibile, di Lord Wells?