Little Fires Everywhere: 50 sfumature di maternità su Amazon | Recensione
Pubblicato il 22 Maggio 2020 alle 16:30
La miniserie sarà disponibile dal 22 maggio 2020 su Prime Video.
Titolo originale: Little Fires Everywhere
Genere: drama, mystery
Episodi: 8
Durata: 50-60 minuti ca.
Creata da: Liz Tigelaar
Basata sul romanzo omonimo di Celeste Ng
Cast: Reese Witherspoon, Kerry Washington, Joshua Jackson, Rosemarie DeWitt, Jade Pettyjohn, Lexi Underwood, Megan Stott, Gavin Lewis, Jordan Elsass
Produzione: Best Day Ever Productions, Simpson Street, Hello Sunshine, ABC Signature Studios
Distribuzione Usa: HULU
Distribuzione Italia: Amazon Prime Video
Data di uscita Usa: 18 marzo 2020
Data di uscita Italia: 22 maggio 2020
Little Fires Everywhere la nuova miniserie di HULU che si accende dal 22 maggio su Amazon Prime Video in Italia è un mix riuscito fra Big Little Lies e Desperate Housewives.
Siamo ancora una volta nei sobborghi americani, che proprio le casalinghe disperate di Wisteria Lane avevano portato alla luce come perfetti sulle facciate e nei giardini e ricchi di segreti e orrori all’interno delle case. Questa volta ci troviamo a Shaker Heights, Ohio negli anni ‘90, un quartiere famoso per essere stato tra i primi ad aprirsi all’inclusione razziale. Ma è davvero così o è anch’essa una (bellissima) facciata?
La storia vede al centro due donne diversissime e agli antipodi per background socio-culturale: da un lato Elena Richardson (una ritrovata da Big Little Lies Reese Witherspoon), di buona famiglia, ricca e con una gran bella casa, quattro figli, un marito avvocato amorevole (Joshua Jackson, lontano dai drammi di The Affair) e un impegno saltuario come giornalista al giornale locale che le dia quel briciolo di notorietà per farla sentire realizzata agli occhi della comunità. Dall’altro Mia Warren (l’ex protagonista di Scandal Kerry Washington) madre single di colore dell’adolescente Pearl, artista nomade che porta con se la figlia da un posto all’altro, senza mai fermarsi troppo a lungo.
Little Fires Everywhere, attraverso queste due donne e in realtà molte altre della miniserie, riflette sulla condizione di madre, negli anni ‘80 e ‘90 nella periferia americana così come oggi in qualsiasi parte del mondo. Quanto è difficile la maternità e soprattutto quanto essa è una scelta? Quanto si è condizionati dalla società tutta e dalla piccola comunità in cui si vive? La serie mette al centro anche il rapporto fra madri e figlie femmine, quanto può essere complesso e stratificato, quanto le aspettative possano essere diverse (e deleterie) rispetto ai figli maschi. Quante volte da ragazzi si è pensato parlando con gli amici “vorrei che i tuoi genitori fossero i miei?” Non solo perché l’erba del vicino è sempre più verde ma proprio per un’affinità di facciata se si guarda solamente dall’esterno: ancora una volta, l’importanza delle apparenze nella comunità.
Ma sono tante le madri mostrate in Little Fires Everywhere: c’è l’amica di Elena, Linda (una sempre ottima Rosemarie DeWitt) che non riesce ad avere figli e deve guardare l’amica averne ben quatto, per poi passare all’adozione. E c’è Bebe (Huang Lu) la collega cinese di Mia a Shaker Heights, che ha dovuto abbandonare la figlia neonata poiché non aveva i mezzi per crescerla.
Apparentemente piena di clichè, la miniserie in realtà indaga le tante sfaccettature dei personaggi senza giudicare, anzi presentando man mano tutte le carte in tavola agli spettatori e lasciando siano loro a farsi un’idea delle madri e delle figlie protagoniste. Merito anche dell’interpretazione azzeccata tanto dei giovani attori quanto degli adulti, su tutti Jade Pettyjohn, Megan Stott e Lexi Underwood nei panni delle figlie di Elena e Mia.
Fil rouge degli otto episodi è un mistero che da il titolo alla serie, tratta dall’omonimo romanzo di Celeste Ng portato in tv da Liz Tigelaar (Life UneXpected, anche quella guarda un po’ una storia di genitori e figli), con alcuni episodi diretti dalla recentemente scomparsa Lynn Shelton., un incendio le cui “piccole scintille dappertutto” sono anche metaforicamente quelle disseminate dai personaggi nel corso delle puntate. Ogni azione ha una conseguenza che può portare a una catena di eventi inizialmente inaspettata e inimmaginabile.
Grande attenzione è data anche all’aspetto visivo della miniserie. Da un lato la sigla, ricca di dettagli per presentare situazioni e personaggi (il calendario di Elena, anche per fare sesso col marinato), dall’altro i colori scelti per le due protagoniste, a testimoniare l’agio dei colori pastello di Elena e della sua famiglia, la creatività in quelli di Mia e Pearl.
Little Fires Everywhere, che proprio come Big Little Lies chiude il cerchio lasciandolo aperto nel finale, ci ricorda quindi come non sia facile essere madri, non sia facile essere figli, e non sia facile tutto ciò che sta nel mezzo.
In Breve
Giudizio Globale
8.5