Doom: 5 segreti del gioco

Pubblicato il 12 Aprile 2020 alle 12:00

Quello di DOOM è un franchise che trabocca letteralmente di segreti. Easter egg, collezionabili nascosti, interi livelli da scovare… Ogni gioco della serie sa come ricompensare coloro che osano avventurarsi al di là dei sentieri più battuti.

Secret 4

Un vero segreto può dirsi tale quando sono solo in pochi a conoscerlo. Noto come “Secret 4”, il quarto segreto di Industrial Zone, il quindicesimo livello di DOOM II, è uno dei più impenetrabili segreti nella storia dei videogiochi, dal momento che ha richiesto decenni per essere risolto nel modo giusto.

DOOM II conteneva una miriade di aree nascoste o difficili da raggiungere, e che erano ufficialmente definite “segrete”. Il gioco teneva traccia delle aree visitate, e una volta completato un livello, riportava l’esatta percentuale di segreti sbloccati dal giocatore. Alcuni si celavano dietro a porte nascoste, altri richiedevano degli “atti di fede” o altri audaci tentativi.

Secret 4 era uno di questi. Il modo per completarlo era apparentemente semplice: bastava aprire una sezione di parete e salire su un teletrasporto. C’era solo un problema: le piattaforme di teletrasporto non permettevano al giocatore di mettere piede con precisione nel punto necessario a far scattare il segreto e completarlo. Si pensava fosse un bug, e che fosse possibile accedere al segreto soltanto tramite i cheat code.

Nell’agosto 2018, ben 24 anni dopo l’uscita del gioco, un giocatore ha scoperto che il Doomguy poteva essere spinto sulla piattaforma da un nemico, facendo scattare il segreto senza l’uso dei cheat. Dunque, per la prima volta, questo livello di DOOM II è stato completato “onestamente” dopo quasi un quarto di secolo dalla sua uscita nei negozi. Questo sì che è un segreto.

Super Turbo Turkey Puncher 3

Se avete un conto in sospeso con i tacchini e avete sempre sognato di ricacciare in gola a quelle pennute bestiacce i loro orrendi gorgoglii, recatevi alla mensa del complesso UAC di DOOM 3 e troverete un cabinato dove poter giocare a Super Turbo Turkey Puncher 3.

Il concetto è semplice: prendete a pugni il tacchino. Prendetelo a pugni fino a quando non esploderà in un tripudio di frattaglie. E poi ricominciate dall’inizio. Vi basterà premere il pulsante “punch”. Tutto qui. Badate al tempismo, però! I pugni vanno a segno su una scala progressiva, e più li sferrerete con il giusto ritmo, più punti guadagnerete, fino a culminare nell’ultimo, esplosivo pugno che vale più di tutti gli altri.

E cosa otterrete con un alto punteggio? In origine, nulla, ma in seguito fu aggiunto un obiettivo apposito in DOOM 3: BFG Edition. Per completarlo, dovete solo totalizzare 25.000 punti. (Beh, sono un sacco di tacchini…)

Per dare un seguito alla pluriennale vendetta contro questi grossi volatili molto poco volanti, Super Turbo Turkey Puncher 3 fa il suo ritorno in DOOM (2016), nascosto in un deposito in disuso nel Complesso di Ricerca Avanzata. E fortunatamente, il gameplay è ancora quello di una volta.

 

Dovahkiin

Sembra che negli Inferi si nasconda una creatura di un altro piano dimensionale. No, non stiamo parlando di un Cacodemone. E nemmeno di un Mancubus. È qualcosa di decisamente più terrificante: un essere che, nel corpo di un mortale, porta nelle sue vene il sangue di un drago. Un essere capace di assorbire l’anima di quei mostri alati e di brandirne l’incredibile potere.

Parliamo del Dovahkiin, l’eroe Sangue di Drago di The Elder Scrolls V: Skyrim. I draghi nelle vicinanze saranno comunque contenti di sapere che questo Dovahkiin è… piuttosto morto. Anzi, più che morto.

La prossima volta che vi troverete nella zona più “all’aperto” degli inferi, provate a cercare l’entrata buia di una piccola caverna. Al suo interno troverete un cadavere notevolmente rinsecchito, equipaggiato dell’iconico elmo con le corna del protagonista di Skyrim. Non solo, troverete anche un interessante indizio sulla causa del suo decesso: la famigerata freccia nel ginocchio capace di fermare qualsiasi avventuriero.

E questo non è l’unico riferimento agli altri giochi Bethesda, all’interno di DOOM (2016). Alcune porte del complesso sfoggiano il logo di un famoso produttore di bunker sotterranei, mentre una delle action figure Doomguy presenta una colorazione giallo-blu piuttosto familiare. (Altre action figure Doomguy sono ispirate a personaggi di Rage, Quake e persino al caro vecchio Commander Keen della id Software). Insomma, un altro esempio di come i grandi giochi sappiano travalicare i mondi.

Demon Destruction

Verso la fine di DOOM (2016), il DOOM Slayer è impegnato a farsi strada attraverso i Laboratori Lazarus, una delle fonti principali dei più abominevoli orrori visti finora. È qui che si trova l’ufficio dove l’incauta (per usare un eufemismo) dottoressa Olivia Pierce ordiva i suoi bizzarri piani di invasione demoniaca.

E non è un caso che il suo computer contenga del software che ha a che fare con la manipolazione dei demoni. Quel che ci coglie di sorpresa, tuttavia, è che uno di questi programmi sia Demon Destruction: un rompicapo match-3 del tutto giocabile e che mostra una certa somiglianza con Bejeweled o Candy Crush.

Al posto di gemme o dolcetti, i giocatori guadagnano punti allineando i demoni. Allineate tre o più Pinky, Baroni infernali e compagnia bella e questi scompariranno, lasciando spazio ad altri amici brutti e cattivi che piomberanno giù dall’alto. Il gioco fa uso di elementi originali dei primi DOOM, aggiungendo un feeling retro a questa formula capace di creare una certa… dipendenza.

Il gioco in sé non è l’unico segreto: consultando la schermata dei punteggi troverete alcuni sottili riferimenti alle date di uscita di DOOM, ai personaggi del suo mondo e ai suoi creatori di ieri e di oggi. Sì, persino la stessa Pierce sembra aver massacrato una certa quantità di demoni provenienti dal passato.

Wolfenstein 3D

I livelli segreti fanno parte della storia di DOOM fin dagli albori.

Il primissimo DOOM si presentò sugli scaffali con quattro intere mappe nascoste, accessibili solo attraverso procedimenti segreti interni al gioco. DOOM (2016) ha voluto dare a quest’idea una marcia in più, nascondendo un vecchio livello (con tanto di grafica retro) all’interno di ogni mappa del gioco.

Una delle rivisitazioni vintage più memorabili è il primo livello segreto di DOOM II. Esplorando la mappa Industrial Zone, i giocatori più attenti possono sbloccare un’uscita segreta: un teletrasporto che conduce a un gioco completamente diverso. Nello specifico, parliamo di MAP31: Wolfenstein, una rielaborazione leggermente distorta di Wolfenstein 3D, predecessore di DOOM e primo vero e proprio sparatutto in prima persona.

La mappa ricrea il primo livello di Wolfenstein nella sua totalità, con tanto di aree segrete. Alcuni dettagli, tuttavia, sono leggermente diversi: al posto dei cani da guardia di Wolfenstein, ora troviamo dei demoni. Inoltre, se completare il livello originale di Wolfenstein 3D portava direttamente al capitolo successivo della campagna, questa versione offre una scelta: tornare a giocare normalmente a DOOM II oppure passare a un’altra mappa segreta, basata anch’essa su un livello di Wolfenstein. Si tratta stavolta di una mappa più rimaneggiata. Presenta infatti un Cyberdemone, effigi appese di Commander Keen e altre stranezze.

È proprio grazie a questi “segreti dentro ai livelli segreti” che il salto nel tempo di DOOM II si è guadagnato il suo posto tra i segreti più memorabili di DOOM.

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