I Cavalieri dello Zodiaco: Shingo Araki, il genio dell’animazione

Pubblicato il 23 Marzo 2020 alle 11:00

Se dobbiamo indicare un nome che rappresenti il professionista che ha decretato il successo di anime come Lady Oscar, Rocky Joe o I Cavalieri dello Zodiaco, quello è sicuramente Shingo Araki (con la sua collaboratrice ombra Michi Himeno).

La carriera

Shingo Araki nasce il 1 gennaio 1939 a Nagoya e fin da bambino sviluppa un grande amore per i manga, fatto che lo porta a trascurare presto la carriera scolastica per lanciarsi come autore.

La grande occasione venne quando, a seguito di un concorso, a 18 anni la rivista “Machi” lo assunse per creare delle storie. Nonostante la sua copiosa produzione negli anni successivi, Araki si rese presto conto che non sarebbe potuto diventare un fumettista professionista, in quanto, come da lui stesso confessato, non aveva “il senso della storia e della narrazione”.

Per cui decise di cambiare carriera e a 26 anni, nel 1965, dopo essere andato a Tokyo, fu assunto dalla Mushi Productions di Osamu Tezuka, dove avrebbe potuto massimizzare il suo talento, ovvero disegnare storie scritte da altri.

Qui ha modo di mostrare il suo valore sin da subito: ed infatti in Kimba, il leone bianco (1965) è animatore e disegnatore. Nella seconda serie di Kimba, gli vengono affidate anche alcune regie, così pure ne La Principessa Zaffiro.

Una tappa fondamentale nella sua carriera fu nel 1968, con Tommy, la stella dei Giants (Kyojin no Hoshi), la prima serie sportiva della TV, quindi l’occasione per Araki e la sua squadra di sperimentare soluzioni visive mai provate prima al fine di dare quel dinamismo che ha reso la serie tanto popolare.

La grande occasione arriva però nel 1970 con Rocky Joe (Ashita no Jo), dove Araki svolse il cruciale ruolo di supervisore dei disegni, o sakkan, ovvero colui che, detto in termini molto concisi, è il responsabile della uniformità nello stile di disegno dell’anime.

Successivamente collabora a molte serie che hanno fatto la storia dell’animazione giapponese, tra cui Devilman (1972), Danguard (1977), Lady Oscar (1979), i robot di Go Nagai, le produzioni nippo-francesi e, soprattutto, Babil Junior (1973), il personaggio cui Araki si sentiva più legato.

Il successo è travolgente, tanto da fargli creare nel 1975 lo studio Araki Production (dopo la precedente esperienza con Studio Jaguar, nel 1966).

Nel 1986 ad Araki viene affidato il compito di trasporre in animazione Saint Seiya di Masami Kurumada… girate pagina per saperne di più…

I Cavalieri dello Zodiaco

Per sue stesse parole, I Cavalieri dello Zodiaco sono nati come una sintesi dello stile di Araki, una sintesi di tutto quello che lui aveva imparato dalle sue precedenti esperienze: il senso del dinamismo delle serie sportive; le forme anatomiche di Cutie Honey, l’adeguarsi allo stile di narrazione imparato con le coproduzioni internazionali, e così via.

Ed in effetti l’anime si caratterizza per uno stile che dà molto rilievo ai fisici dei personaggi, con un ulteriore sviluppo tra la prima e la seconda serie, che vede fisici atletici e meno tozzi rispetto a quelli visti nelle prime puntate dell’anime.

In effetti il combattimento tra Saga e Seiya (aiutato da Ikki) alla fine del capitolo del Santuario è un classico esempio dei talenti di Araki, che ci ha regalato una delle scene più celebri della animazione giapponese, che si fa apprezzare sia dal punto di vista visivo che da quello della regia.

Senza contare quanto la serie sia stata da modello per quelle successive, e quindi oggetto anche di parodia negli anni successivi (è ancora parodisticamente citata in Ranma 1/2 – Le sette divinità della fortuna, nel 1991); la saga di Asgard, del resto, rimane tuttora probabilmente la miglior saga filler mai realizzata nell’animazione giapponese (nonostante alcuni episodi che gridano vendetta, come quelli con Alberich), avendo creato personaggi di assoluto fascino, pur non abbandonando il canovaccio tipico di Kurumada e quindi non sembrando degli episodi inseriti a forza.

Araki curerà anche tutti i primi quattro film basati sul manga originale, e si dichiarerà molto fiero di quanto realizzato con gli ultimi tre, ovvero L’Ardente scontro degli dei, La leggenda dei guerrieri scarlatti e L’ultima battaglia.

Dopo la fine della serie nel 1989 e aver curato anche Fuma no Kojiro, sempre di Masami Kurumada, Araki tornerà su Saint Seiya solo nel 2002, per la trasposizione in animazione del Capitolo di Hades del manga (oltre che per il film Le porte del Paradiso del 2004).

La serie di OVA è stata una trilogia, purtroppo condannata da un basso budget che ha condannato i capitoli Inferno ed Elisio ad una realizzazione tecnica molto sotto la media, soprattutto considerando l’importanza del franchise. Un vero peccato che l’ultimo disegno di Araki per Seiya sia avvenuto in un tale frangente.

E purtroppo la morte dell’animatore e charadesigner nel 2011 ci ha privato della possibilità di poter porre rimedio a questa pecca. In ogni caso ogni fan dei Cavalieri non può che dire “grazie” a Araki per quello che ci ha regalato.

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