Dylan Dog 402 – Il Tramonto Rosso | Recensione
Pubblicato il 28 Febbraio 2020 alle 10:00
Il nuovo universo di Dylan Dog si rivela tra dettagli del passato ed una storia che è un vero e proprio revival.
Autori: Roberto Recchioni (testi), Corrado Roi, Francesco Dossena (disegni)
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Genere: horror
Provenienza: Italia
Prezzo: €3,90, pp.96,16×21, b/n
Data di pubblicazione: 27 febbraio 2020
Dopo la conclusione del ciclo della meteora Dylan Dog è rinato in un nuovo mondo, un universo parallelo attiguo e distante da quello che conosciamo. E la mano del curatore Roberto Recchioni sull’Indagatore dell’incubo ora si vede, e come.
Lo aveva dichiarato del resto lo stesso Recchioni che, dopo la conclusione del ciclo della meteora, il suo Dylan Dog si sarebbe palesato, e sarebbe diventato più una sua creatura, che il frutto della produzione di Tiziano Sclavi.
Il Dylan Dog che possiamo leggere in Il Tramonto Rosso, albo 402 della serie regolare, è in effetti un personaggio che riporta a dei meccanismi narrativi in puro stile Recchioni, già visti in fumetti come John Doe e David Murphy.
Il Dylan Dog di questa nuova fase si regge su una struttura quasi interamente postmoderna: questa storia si basa in parte sull’Alba dei Morti Viventi, primo fumetto della serie regolare, e poi è allo steso tempo una rivisitazione di Dellamorte Dellamore, romanzo di Tiziano Sclavi con un protagonista che è considerato il prototipo base dell’Indagatore dell’Incubo.
In Il tramonto Rosso Dylan incontra la sua prima cliente, Sybil Browning, con la quale tornerà nella vecchia città di Undead, dove per un periodo ha fatto da guardiano del cimitero. In questa situazione si troverà a confrontarsi con Xabaras, punto fermo di un duello che travalica le porte del Tempo e gli universi.
I giochi citazionisti in questo albo sono parte integrante del filone narrativo, mentre in passato servivano spesso a offrire delle divertenti strizzate d’occhio per gli appassionati. E nel saper giocare con il postmodernismo Recchioni è uno tra i migliori autori all’interno del panorama fumettistico italiano.
Il suo modo di descrivere e far vedere il Dylan Dog in versione Francesco Dellamorte è intrigante, e soddisfa tutti coloro che hanno adorato il libro di Sclavi, ma soprattutto quel film con protagonista Rupert Everett che, ad oggi, è considerato la cosa più simile ad una trasposizione su schermo di Dylan Dog (con buona pace del film hollywoodiano che porta il nome del personaggio, ma null’altro più).
Questo nuovo Dylan gioca molto con sé stesso e con la sua reale identità, sembra molto simile al personaggio che conosciamo, ma dimostra delle sfumature varianti che lo rendono quasi un Dylan Dog del “Sottosopra” (giusto per citare la serie Stranger Things che viene anche citata nell’albo).
Sicuramente il lavoro di Recchioni alla sceneggiatura è impreziosito dai disegni di Corrado Roi e Francesco Dossena. Soprattutto quest’ultimo sale ancora una volta sugli scudi e regala delle tavole sensazionali.
Roi è un maestro nel giocare con il chiaroscuro, nel creare delle atmosfere eteree, e nel dare una dimensione così vivida ai personaggi da farli sembrare veramente di carne e ossa, anziché il frutto di una riproduzione su carta.
Il contributo di Dossena invece ci permette di dare uno sguardo allo stile grafico del prossimo albo, che sembra possa essere molto simile e rispettoso del tratto di disegno di Angelo Stano.
Ed anche il prossimo numero della serie regolare continuerà a scavare nella narrativa dei primi albi di Dylan Dog, proseguendo un’operazione di omaggio e reinvenzione del personaggio che sembra davvero essere intrigante.
In Breve
Storia
7.5
Disegni
8.0
Cura editoriale
7.0
Sommario
Dylan Dog, Sybil e Gnaghi si recano ad Undead, la città in cui l'indagatore dell'Incubo è stato guardiano del cimitero. I tre andranno incontro ad un destino che il personaggio si è già trovato a vivere in un altro mondo, ed in un'altra storia.