Il Richiamo della Foresta | Recensione
Pubblicato il 18 Febbraio 2020 alle 10:00
Dopo numerosi precedenti adattamenti, Chris Sanders (al debutto in un film live-action) propone al grande pubblico la sua interpretazione del romanzo di successo di Jack London, supportato dalla presenza scenica di Harrison Ford e dalle nuove tecniche di realizzazione.
Titolo originale: Call of the Wild
Data di uscita: 20/02/2020.
Durata: 100 min.
Regia: Chris Sanders
Cast: Harrison Ford, Omar Sy, Dan Stevens, Karen Gillan, Bradley Whitford, Colin Woodell.
Dopo aver partecipato alla realizzazione di classici Disney come La Bella e la Bestia, Mulan, Aladdin e aver diretto Lilo & Stich e Dragon Trainer, il regista Chris Sanders debutta nel mondo live-action con Il Richiamo della Foresta, adattamento dell’amato romanzo breve di Jack London.
Supportato da un cast che vanta la presenza di Harrison Ford, il regista porta sul grande schermo tra azione ed effetti speciali l’avventura di una vita al di là del formalismo, dell’ipocrisia e della civilizzazione, in un ritorno sensoriale dell’uomo (e non solo) alla Natura.
DAL SALOTTO ALLA FORESTA
Buck è un cane viziato del giudice Miller che vive con la sua famiglia nella calorosa Santa Clara Valley, in California; improvvisamente però, si ritroverà nelle mani di un trafficante che lo venderà, visto la grande richiesta di cani per la corsa all’oro nel Klondike.
Da qui, inizierà la “storia di formazione” di Buck nel freddo dello Yukon, dove a contatto (e insieme) con John Thornton (Harrison Ford), imparerà a comunicare con quella “spirito selvaggio” che ha sin dalla nascita, trovando il suo posto nella natura sterminata.
ABBRACCIARE LA PROPRIA NATURA
Nel suo debutto alla regia di un live-action (che, in questo caso, resta però un ibrido a tecnica mista) Chris Sanders adatta il famoso e amato romanzo breve di Jack London, riproducendone lo spirito pur mettendo al centro della storia il rapporto di Buck con l’uomo, Thornton specialmente.
Nel viaggio alla scoperta del suo posto nel mondo infatti, il cane si confronterà con diversi “tipi” di padrone, passando per diversi tipi di affetto e subendo diversi tipi di violenze, “correndo” verso il proprio destino imparando a diventare un cane da slitta.
Lo snodo centrale del film avviene però con l’incontro con Thornton, un uomo perso nel suo dolore che proprio attraverso l’esperienza del suo amico a quattro zampe avrà modo di riflettere sulla sua condizione esistenziale, ergendosi a voce morale della pellicola.
Le tematiche, così come gli avvenimenti principali, seguono lo scritto di London, nell’intento di riproporre all’occhio dello spettatore una storia così conosciuta e amata con nuove e simboliche suggestioni visive, anche grazie all’ausilio della CGI.
Tutti gli animali, dal protagonista Buck passando per i cani da slitta, sino ad arrivare a orsi e lupi, sono portati sullo schermo (in maniera del tutto naturale, a sottolineare la perfetta produzione) grazie all’ausilio del computer, permettendo dunque al regista di soffermarsi su espressioni o dinamiche con protagonisti gli animali grazie a scene ad hoc immersive.
Il gran pregio della pellicola è soprattutto questo, la capacità di proporre sul grande schermo l’impulso “vitale” (fatto d’istinto, amore, amplificazione dei sensi e dei sentimenti), nucleo tematico fondamentale del romanzo, in maniera nuova, avvincente e non disprezzando teneri e commoventi momenti impliciti nella storia stessa.
Anche grazie alla presenza nel cast di un gigante come Harrison Ford, imponente nel suo personaggio ma mai invasivo nei confronti del vero protagonista, il cane Buck, Il Richiamo della Foresta trascina gli spettatori in un coinvolgente percorso esistenziale (reso al meglio dalla realizzazione tecnica) mettendo in discussione, colpendo più di “pancia” che la “testa”, il mondo civilizzato che noi tutti crediamo l’unico possibile.
In Breve
Giudizio Globale
8.5