Crazy Zoo vol. 1 – Recensione
Pubblicato il 16 Maggio 2012 alle 15:34
GP Publishing porta in Italia “Crazy Zoo” commedia surreale firmata dall’esordiente Kohei Horikoshi
Crazy Zoo 1
Autore: Kohei Horikoshi
Editore: GP Publishing
Provenienza: Giappone, 2010
Target: shonen
Genere: commedia, fantasy
Prezzo: € 3,90
Anno di pubblicazione: 2012
L’imbranata e pasticciona Hana Aoi, sempre presa di mira dai suoi compagni per via della sua sbadataggine, riesce finalmente a trovare un lavoretto part-time che sembra fatto su misura per lei: custode dello zoo.
Un’occasione imperdibile per un’amante degli animali come Hana, peccato che fin dal colloquio d’assunzione appare chiaro che c’è qualcosa di strano, visto che il direttore dello zoo è Shiina, uno strambo coniglio antropomorfo, cinico ed egocentrico, mosso unicamente dalla voglia di divertirsi e intenzionato a far diventare il suo parco il giardino zoologico più famoso al mondo.
Inizia così per Hana l’avventura al “Crazy Zoo”, alle prese con il caratteraccio di Shiina e con i suoi misteriosi poteri, in grado di dare sembianze umane agli animali…
GP Publishing propone al pubblico italiano “Crazy Zoo” (Oumagatoki Dobutsuen), miniserie in cinque volumi firmata dall’esordiente Kohei Horikoshi, menzione d’onore al 72° Tezuka Award, ed edita in patria da Shueisha.
Che sia una serie di Jump appare evidente fin da subito, sia per ciò che riguarda le intenzioni di fondo, sia per ciò che concerne i canoni stilistici adottati dall’autore.
Con un tratto sicuro, che dimostra una notevole confidenza con il disegno per un emergente, Horikoshi (classe 1986) dà vita a una commedia che risente molto dell’influsso dei grandi successi shonen di casa Shueisha, specialmente quelli più recenti e improntati a un marcato umorismo di matrice non-sense.
Il reparto grafico è quindi curato e incentrato sulla creazione di design stravaganti, scimmiottando un po’ certe caratteristiche del disegno di Eiichiro Oda, anche per ciò che riguarda l’impiego del bianco e nero.
La trama, di fondo, così come le caratterizzazioni, è piuttosto classica, ma avrebbe il potenziale per tradursi in una lettura tutto sommato piacevole e fresca, nel suo genere.
Punto debole è tuttavia la cattiva gestione delle scelte registiche, che tradisce l’inesperienza di Horikoshi, per una narrazione piatta e a tratti forzata, declinata in uno storytelling non efficace, che fa ricorso a una ristretta gamma di inquadrature, ripetute a più riprese in tutto il volume. Il risultato è un ritmo che fatica ad ingranare, che non riesce a coinvolgere e a dare il giusto peso alle scene salienti, appiattendo così la lettura.
L’edizione proposta da GP Publishing è quella classica dei volumetti da edicola (11,5×17,5), per un albo di 192 pagine in bianco e nero su carta sottile ma che tiene bene i neri. Il volume presenta in apertura alcuni problemi di resa dei mezzitoni. L’adattamento dei testi non si dimostra sempre scorrevole e comprensibile.
In conclusione, “Crazy Zoo” è una lettura senza particolari pregi, un titolo nel complesso fresco e senza pretese, che presenta molti dei difetti propri di un’opera di esordio. Per gli amanti del genere.