Star Trek: Picard 1×02 – Maps and Legends | Recensione
Pubblicato il 30 Gennaio 2020 alle 15:00
“…the sheer fucking hubris”
Episodio 02: Maps and Legends
Durata: 45 min ca.
Regia: Hanelle M. Culpepper
Sceneggiatura: Michael Chabon & Akiva Goldsman
Cast: Patrick Stewart, Santiago Cabrera, Michelle Hurd, Evan Evagora, Alison Pill, Harry Treadaway, Isa Briones
Produzione: CBS/Rodenberry Entertainment
Distribuzione: CBS All Access/Amazon Prime Video
Data di uscita: 31 gennaio 2020
Nel primo episodio di Star Trek: Picard – la nostra recensione QUI – avevamo visto l’ex-capitano Jean-Luc Picard, ora ammiraglio in congedo, uscire forzatamente dal suo ritiro in due occasioni a quanto pare non poi così distinte e separate.
Da un lato concedendo una rarissima intervista in olovisione, Picard aveva perso le staffe rivivendo i momenti legati alla distruzione di Romulus, alla morte di Data e alla rivolta dei sintetici che portò alla devastazione di Marte. Dall’altro era stato avvicinato dalla misteriosa Dajh: la recondita connessione fra i due era stata presto svelata.
Connettendo una serie di suggestioni Picard aveva intuito che la ragazza potesse essere una sintetica, una creata con una tecnologia ora vietata come suggerito dalla dottoressa Agnes Jurati del Daystrom Institute di Okinawa e legata alle ricerce dottor Bruce Maddox, una che in qualche modo è la “figlia” di Data avendone ereditato una parte di codice originale.
La rivelazione però era stata ancor più sconvolgente: questi sintetici erano sempre creati in coppie! Cosa ci fa quindi la gemella di Dahj all’interno di un Cubo Borg?
Sulla Terra, dopo l’attacco di un commando romulano, costato la vita a Dahj, Picard si era sempre più convinto di essere finito al centro di una cospirazione.
Da qui riparte questo secondo episodio intitolato Maps and Legends.
Con l’aiuto dei fidati Laris e Zhaban, romulani che abitano con lui, Picard inizia le indagini con i pochi e sparsi indizi a sua disposizione. Non solo la scena del crimine della morte di Dahj era stata manipolata ma anche quella della sua prima aggressione: la tecnologia usata fa decisamente propendere per agenti romulani legati o alla polizia segreta romulana o allo Zhat Vash, una organizzazione ancora più antica e segreta.
Allarmato Picard fa la cosa più sensata e immediata ovvero riferire il tutto alla Flotta Stellare sperando di rientrare in servizio per indagare. Il rifiuto però è netto e categorico.
L’ammiraglio capisce allora che dovrà muoversi autonomamente riallacciando i rapporti con vecchi compagni di viaggio.
Nel Cubo Borg intanto Soji, la gemella di Dahj, ha stretto una relazione con romulano Narek. Scopriamo che il sito è un centro ricerca romulano…
Perché i Romulani fanno ricerche sui sintetici, specie che aborrano, e soprattutto che connessioni ci sono con la Terra e la Flotta Stellare?
Maps and Legends è il prototipo dell’episodio di passaggio perfetto fornendo una quadro più nitido del plot complessivo mantenendo però sempre sugli scudi le tematiche che erano state introdotte, in maniera neanche troppo velata, nel primo episodio.
L’episodio vive di due anime. La prima, corrispondente alla prima metà, decisamente più procedural con Picard intento nel mettere insieme i pezzi di un puzzle complesso di modo da dare allo spettatore un quadro ricco e più completo. La seconda decisamente più “cospirazionista/spionistica” in cui questo quadro viene mostrato da diversi punti di vista da quello della Federazione, della Flotta Stellare e soprattutto da quello di Soji.
Perno è, come nel primo episodio, l’interpretazione stellare di Sir Patrick Stewart perfettamente a suo agio nel mostrarsi “vecchio impertinente” nella prima parte e risoluto idealista nella seconda. Il tutto è ovviamente condito da rimandi e riferimenti a TNG mentre si affaccia una inaspettata ironia.
Il filo conduttore rimane però chiaro, ed è questa la vera forza dell’episodio, ovvero le conseguenze delle scelte fatte da Picard decenni prima. L’idea che nessuno possa decidere se una specie debba sopravvivere o meno ora sottesa all’avversione dei Romulani per i Sintetici ricettacolo, forse, del loro risentimento.
Possiamo viaggiare fino ai limiti della galassia conosciuta, e oltre, ma le paure rimango le stesse ed ataviche: l’altro come presunto limite della nostra libertà.
In Breve
Giudizio Globale
7.5