Vikings 6×07 – The Ice Maiden | Recensione
Pubblicato il 18 Gennaio 2020 alle 20:00
La sesta stagione concluderà la saga di Ragnar e dei suoi figli, esplorando nuovi orizzonti in attesa dello spin-off.
Death and the Serpent, il precedente episodio, ha finalmente offerto quella “sterzata” a questa prima parte dell’ultima stagione che i fan aspettavano da tempo: il destino di Lagertha si è compiuto e ora la famosa shieldmaiden può raggiungere Ragnar nel Valhalla.
Bjorn, dopo essere sfuggito all’agguato ordito da re Harald (eletto re di tutti i norreni grazie alla sua astuzia e abilità politica) grazie all’aiuto di un misterioso fuorilegge impressionato dalle imprese della “Corazza”, dovrà fronteggiare quindi un nuovo sconvolgimento prima di prendersi la sua vendetta su Harald.
Nel frattempo, Ivar a Kiev è costretto a celebrare l’unione tra il principe Oleg e la nuova principessa dalle sembianze di Fredys, sbigottito dai piani dello spietato variago che non riesce a comprendere.
Questo settimo episodio intitolato The Ice Maiden, inutile dirlo, è tutto incentrato sul saluto a Lagertha, personaggio fondamentale (diremmo al pari di Ragnar) per l’equilibrio di questo mondo norreno che Vikings ha delineato in queste stagioni.
LA REGINA È MORTA
Gran parte del mondo norreno (e dei personaggi coinvolti) è in lutto per la morte (su cui comunque non si fa luce ma che noi sappiamo, dall’episodio precedente, essere stata causata da Hvitserk, uno dei figli di Ragnar, come profetizzato qualche stagione fa dal veggente) della più grande shieldmaiden di tutti i tempi: Lagertha.
Da Ubbe (che pure per mano di Lagertha ha perso la madre) fino alle compagne Torvi e Gunnhild, per cui la donna è stato come una seconda madre, tutti piangono Lagertha e Kattegat si prepara ad ospitare il più grande funerale che il mondo vichingo abbia mai visto.
Per questo, il ritorno di Bjorn dopo la deludente spedizione norvegese (politicamente e militarmente parlando) aggiunge maggior drammatica ad un evento simbolico sia per la parabola di tutti i personaggi, sia per il prossimo svolgimento delle trame.
Provato nel profondo del cuore, ancor di più di quanto successo con la morte di Ragnar (personaggio già diventato un “mito” prima di morire, dunque meno capace di suscitare emozioni così “umane” con la sua morte, ma piuttosto gesti “eroici”) Bjorn piange prima di tutto quella madre che gli è sempre stata a fianco, dall’adolescenza lontana da Kattegat e dal padre sino alla sua elezione a re.
VERSO IL VALHALLA
Di fronte alla drammatica celebrazione di un evento “spirituale” a tutti gli effetti, i pochi altri episodi narrati nell’episodio perdono di importanza: re Harlad comincia ad esercitare il suo potere come re dei re, Ivar si interroga sulla vera origine di Fredys e Hvitserk (personaggio ormai al limite del ridicolo e di ben poco “spessore”) continua ampiamente a manifestare la sua malattia mentale.
Come quella di Ragnar, la morte di Lagertha porta con sé un mondo ormai “vecchio”, promettendo di farne nascere uno nuovo con nuove dinamiche e protagonisti. Facendo uscire di scena la shieldmaiden, gli sceneggiatori tagliano simbolicamente tutti i ponti col passato permettendo a nuove dinamiche narrative di avanzare e svilupparsi al meglio.
Tutto l’episodio, d’altronde, a partire dalle scelte di regia fino ai dialoghi e alla presenza del veggente, tende al “mitico”, al simbolico, e non sorprende dunque che risulti “lento”: tappa obbligata per avviarsi verso l’ultima fase del mondo norreno che abbiamo fino a qui vissuto. E niente, da questo momento in poi, sarà più come prima.
In Breve
Giudizio Globale
7.5