Fear Itself 7 – Recensione
Pubblicato il 11 Maggio 2012 alle 15:16
Si conclude in questo numero speciale di 64 pagine l’ultimo crossover Marvel, Fear Itself, con il grande duello tra Thor ed il Serpente e tra i Valorosi e i Possenti, oltre a una morte (non così inattesa) e al prologo di quattro nuove serie che esordiranno nel corso del 2012.
Fear Itself 7
Autori: Matt Fraction (Testi) Stuart Immonen (Disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Genere: Supereroi
Prezzo: € 3,50, 17 x 26, pp. 64, col.
Data di pubblicazione: maggio 2012
Si conclude dopo sette mesi l’ultimo crossover Marvel, Fear Itself, ad opera di Matt Fraction e Stuart Immonen in un ultimo capitolo che rappresenta forse il punto qualitativo più basso dell’intera saga, essendo effetto da una fastidiosa dicotomia che lo vede scisso in una prima, sbrigativa, parte dedicata alla conclusione della trama ed una seconda, più interessante, tutta incentrata sui diversi epiloghi che fanno da apripista a nuove serie e nuovi corsi narrativi per tesate giù esistenti.
Per quanto riguarda la prima parte, come dicevamo poco sopra, Fraction dà l’idea di aver tirato la corda troppo a lungo ed aver allungato così tanto il brodo nei sei numeri precedenti che adesso deve risolvere tutto in corsa nell’ultimo albo disponibile, con una fretta che naturalmente incide sulla bontà narrativa dello stesso.
Lo scontro fra il Serpente e Thor si risolve in poche vignette che non riescono a recuperare quel phatos che lo scrittore aveva saputo infondere, ad esempio, nel pre-battaglia con il dialogo fra Odino e suo figlio visto nel numero precedente. D’altra parte l’esito dello scontro era già prevedibile sia per certi meccanismi narrativi scontati del comic book mainstream (Può mai vincere il villain? E non c’è sempre un prezzo alto, solitamente un sacrificio, da pagare per gli eroi?), sia per la profezia del Padre di Tutti che prevedeva un “double ko” . Visti questi presupposti il momento topico dell’albo avrebbe avuto bisogno di una penna più brillante per risaltare agli occhi del lettore più smaliziato, invece si riduce a qualche paginetta di azione, peraltro ottimamente disegnata da Stuart Immonen, vero punto di forza di questo evento, con frasi di circostanza ad effetto assai banali e prive dell’emotività richiesta. A poco serve mostrare in contemporanea allo scontro, in guisa di brevi flash televisivi, il risollevarsi di morale della popolazione ferita, che con il suo ribellarsi alla Paura contribuirà in maniera determinate ad indebolire il Serpente in vista della resa dei conti con il Tonate o Cap sollevare l’incantato Mjolnir al grido di riscossa “Vendicatori uniti” in una scena che sa troppo di già visto per infiammare veramente il lettore.
Eppure non è questa la pecca più grave dell’episodio in quanto l’intrigante trama delle armi asgardiane forgiate da Iron Man e dai nani di Svartalfheim, per altro ben scritta sempre da Fraction sui tie-in di Invincible Iron Man letti negli ultimi numeri di Iron Man & i Vendicatori, si risolve con l’entrata in scena come controparte di quei Whorty che hanno messo a ferro e fuoco il mondo, dei Mighty/Possenti, eroi terrestri potenziati dalla magia asgardiana, una trovata anch’essa che dura lo spazio di un paio di paginette e discutibile sia narrativamente che graficamente: se infatti il gruppetto di eroi in versione power up puzza tanto di trovata infantile da cartone animato, anche l’apporto artistico fa la sua parte nel svilire il concept mischiando, con risultati di dubbio gusto, il design mitologico asgardiano con un certo quid che ricorda il fantascientifico Tron. Un pastiche assai discutibile che ci si potrebbe aspettare al limite in un prodotto dalle pretese meno elevate di quelle che deve avere un albo di spicco della Casa delle Idee, da sempre caratterizzata da storie con un piglio più maturo, sebbene negli ultimi tempi sia innegabile una tendenza a regredire verso schemi più semplici ed infantili (basti pensare alla “guerra dei colori” alla quale abbiamo assistito gli ultimi anni su Green Lantern che può malignamente ricordare i Power Rangers, o al recente Avengers Vs X-Men che ha più l’appeal di un videogioco picchiaduro che di una classica storia a fumetti) per catturare una fascia di pubblico più giovane e provare a ridare smalto ad un mercato usa dei comics stagnante e con numeri al ribasso.
Poco da dire anche sul villain principale della saga, questo Serpente che sbuca dal nulla ed altrettanto velocemente esce dalle scene, senza che la sua natura ed i suoi intenti siano approfonditi quanto basta per dare una consistenza narrativa più solida al personaggio. In verità lo stesso Fraction assolve al compito sul tie-in al crossover Mighty Thor 7 (che sarà pubblicato, inspiegabilmente dopo la conclusione della saga, la settimana successiva su Thor & i Nuovi Vendicatori 158), ma infastidisce ancora una volta il fatto che, da diversi anni a questa parte, la qualità e l’importanza narrativa dei tie-in sia per certi versi superiore a quella del crossover stesso, sintomo anch’esso dei problemi economici e artistici che affliggono il mercato americano dei fumetti.
La conclusione del crossover lascia quindi a desiderare per la sua qualità intrinseca, e l’intera saga sembra essere più rilevante nelle conseguenze che per quanto avvenuto sulle pagine della mini principale.
Alla morte di Bucky Barnes vista nel numero tre con il conseguente ritorno di Steve Rogers al manto di Capitan America, evento che da il via alla nuova serie di Cap a firma di Ed Brubaker e Steve McNiven (tutti i mesi sulle pagine di Capitan America e i Vendicatori Segreti) ed alla futura Winter Soldier (Brubaker/Guice), si aggiunge infatti un’altra dipartita che influenzerà direttamente il destino di almeno una delle serie vendicative presentando sulle sue pagine un sostituto all’eroe caduto, sebbene già fin da ora tutto appaia come un breve intermezzo destinato a durare assai meno di quanto successo qualche anno fa per Cap. Una conseguenza quindi affrettata e raffazzonata come l’evento che l’ha generata, senza una sostanziale motivazione che non sia se non la facile ricerca di scalpore e pubblicità, peraltro attraverso un meccanismo ampiamente inflazionato.
Ben più interessanti gli sviluppi narrativi presentati negli epiloghi che costituiscono il finale di Fear Itsel 7, realizzati dagli stessi autori che ne porteranno avanti le trame. Ecco quindi Hulk rivolgersi al Dr. Strange per affrontare la minaccia di Null (uno dei malvagi Whorty) in un prologo alla nuova Defenders a firma di Fraction/Dodson, o lo stesso Hulk giungere ad una svolta del suo rapporto con la sua controparte Bruce Banner e dare il via alla nuova Hulk di Aaron/Silvestri; The Fearless (Bunn/Bagley) e Battle Scars (Yost/Eaton), dal prossimo mese su Fear Itself:I Temerari/Ferite di Guerra verteranno invece rispettivamente sulla ricerca da parte di Sin dei martelli asgardiani del Serpente e sull’introduzione di tale Marcus Johnson, sergente dei ranger usa, che pare destinato ad avere un ruolo chiave nelle prossime vicende Marvel.
Un voto nel complesso sufficiente, soprattutto grazie all‘ottimo apporto grafico di Immonen e per essere una storia foriera di interessanti sviluppi narrativi per le altre testate Marvel, ma era lecito aspettarsi molto di più soprattutto da Fraction, nuovo Marvel Architect, che non riesce purtroppo a centrare pienamente il bersaglio con questa sua prima prova alle prese con il mega-evento annuale di rito. A parziale discolpa dello scrittore c’è da dire però che originariamente Fear Itself doveva essere un “semplice” crossover fra il suo Thor ed il Cap di Brubaker ma la dirigenza, come accadde per Secret Invasion (prevista da B. M. Bendis in prima battuta come saga interna a New e Mighty Avengers), decise poi di allargare l’idea a tutto il Marvel Universe con un’ovvia e fastidiosa decompressione narrativa ed annacquamento delle pur valide idee. Una scelta, ora come allora, che il sottoscritto ritiene controproducente alla realizzazione di qualsiasi buona storia.