Vikings 6×01-02 | Recensione
Pubblicato il 7 Dicembre 2019 alle 19:00
La sesta stagione concluderà la saga di Ragnar e dei suoi figli, esplorando nuovi orizzonti in attesa dello spin-off.
I vichinghi sono tornati, coi figli di Ragnar pronti a scrivere il loro ultimo pezzo di storia in televisione: la sesta e ultima stagione di Vikings, disponibile in Italia su TIMvision ogni giovedì, promette ulteriori battaglie in vista di un finale epico, preparatorio per la serie spin-off già ordinata da Netflix.
La sesta stagione riprende lì dove si era interrotta la quinta: finita la guerra fra i figli di Ragnar, su Kattegat a regnare è il primogenito Bjorn “la corazza”, insieme alla madre Lagertha e i due fratelli Ubbe e Hvitserk.
IL NUOVO CORSO DI KATTEGAT
Dopo la sconfitta di Ivar, su Kattegat regna ora Bjorn “la corazza”, primogenito di Ragnar, che promette al popolo di iniziare un nuovo corso, di allontanare la tirannia e la follia per far prosperare il paese scandinavo grazie ai commerci.
Nonostante i buoni propositi, Bjorn sentirà ben presto gravare su di sé le responsabilità dell’essere re, ruolo per il quale (così come il padre) non provava prima alcun minimo interesse e per il quale non è stato di certo né educato, né preparato.
Al suo fianco, oltre ai fratelli Ubbe (che progetta però di partire con Torvi verso l’Islanda, alla ricerca di Floki e di informazioni su una prosperosa terra a Ovest dell’isola stessa) e Hvitserk (ossessionato da Ivar e da propositi di vendetta verso di lui, abbandonatosi completamente all’alcool) la moglie Gunnhild, che promette di avere un ampio ruolo nelle trame di questa stagione.
Dopo la guerra, chi decide invece di andare via da Kattegat è Lagertha, donna ormai “vecchia”, stanca, provata dalla vita, dalle tante battaglie combattute e dalle persone perse. In ricordo dei tempi felici con Ragnar, costruisce una fattoria fuori dalla comunità, iniziando una nuova vita fatta di tranquillità e vita contadina.
Il regno di Kattegat sembra dunque essere tornato alla stabilità di Ragnar, ma la pace potrebbe non durare molto: re Harald, ripresosi dalle ferite, è minacciato da re Olaf e chiede a Bjorn sostegno, mettendo quest’ultimo in crisi.
E Ivar, giunto dalla Via della Seta alla corte del sanguinario principe Oleg, alle prese con la scoperta delle tradizioni dei Variaghi (popolazioni d’origine norrene stabilitesi nelle odierne Ucraina, Russia occidentale e zone limitrofe) sembra minacciare un ritorno, spronato da Oleg stesso.
NEL NOME DEL PADRE
I primi due episodi della seconda stagione di Vikings tracciano le linee per quello che sarà il proseguo della stagione, introducendo già i temi dominanti: l’eredità di Ragnar in rapporto a personaggi ormai “maturi” e i continui conflitti familiari (presenti ora nel contesto russo, ma che con molta probabilità si riaffacceranno anche a Kattegat).
Lagertha, ormai stanca e vecchia, decide di rendere omaggio al suo grande amore ritornando a quella calma e antica vita contadina felice vissuta prima della partenza di Ragnar per l’Inghilterra; Ubbe, più giovane di Bjorn e forse più simile a Ragnar (non solo fisicamente) proprio come il padre è attratto dalla scoperta e dall’esplorazione.
Se dunque Laghertha e Ubbe sembrano aver ben chiaro il loro futuro, il personaggio maggiormente in crisi è Bjorn, gravato dalla responsabilità dell’essere re e diviso tra i propri istinti e le “ingombranti” figure, nel mondo vichingo, del padre e della madre (anche se, lo ricordiamo, in realtà Bjorn è figlio di Rollo).
Come di consueto ormai per Vikings, i primi episodi della stagione partono in sordina, senza entusiasmare, lasciando spazio più alla costruzione degli eventi che poi “esploderanno” nel corso della stagione.
La caratterizzazione dei personaggi però, nonché l’abilità degli sceneggiatori nel costruire trame a partire da eventi storici, unita alla sempre ottima riproduzione scenica, non fanno dopo questo inizio nutrire alcun dubbio sulla qualità di quest’ultima stagione, pronta a rendersi evidente col proseguire degli episodi.
In Breve
Giudizio Globale
7