Adrian Ottava Serata | Recensione
Pubblicato il 29 Novembre 2019 alle 16:00
Adrian, scritta (insieme a Vincenzo Cerami e alcuni ragazzi della scuola Holden di Alessandro Baricco) e diretta da Adriano Celentano, con i disegni di Milo Manara e le musiche di Nicola Piovani, sbarca su Canale 5 portando alla ribalta temi sociali in un’avventura animata.
Dopo l’arresto di Darian visto nella sesta serata, la settima e precedente serata di Adrian (che, come detto, non ha risposto positivamente alla spinta narrativa data dalla sesta) ha visto l’Orologiaio evadere dal carcere, grazie all’aiuto dei compagni di cella rimasti incantati dagli ideali pieni di speranza, portati anche in prigione, della “befana”.
Una volta evaso (mentre, nel frattempo, Gilda con Orso e Carbone, Johnny Silver e Marco hanno rischiato le loro vite per realizzare un piano d’evasione) Adrian, rimasto ferito in uno scontro con degli stupratori, perde la memoria e viene salvato da un clochard, rappresentante di tutta l’umanità presente nei bassifondi della Milano futuristica presentata.
L’ottava serata, la penultima per la serie, dovrebbe finalmente avvicinarci al grande “scontro” tra l’Orologiaio e il villain, Il Dissanguatore, emblema della violenza, della speculazione e della corruzione che gravano su un paese senza libertà e bellezza.
DALLA PARTE DEL TERRORISTA
Con Darian in libertà, il governo mette in stato d’allerta tutto il paese con nuove misure restrittive, ma tutti ormai cominciano a chiedersi se, effettivamente, questo Orologiaio sia un pericoloso terrorista o se il suo punto di vista meriti di essere ascoltato.
Lo scontro in TV tra il capo del governo e il giornalista Armand Letal non fa che portare punti a Darian, che con un nuovo video messaggio proiettato (dopo il recupero della memoria da parte di Adrian) scatena movimenti di protesta non solo nel Bel Paese, ma anche in Europa.
E finalmente, grazie alla coordinazione degli “Amici dell’Orologiaio”, viene effettuato il primo concreto atto di protesta contro il governo: uno sciopero generale dei consumi. La popolazione, così come alcune istituzioni (tra tutte il sindaco di Milano), con coraggio e pronte al sacrificio, stanno finalmente mettendo in pratica i concetti diffusi da Darian.
LA RIVOLUZIONE DELLE PERSONE
Avvicinandoci alla fine della serie, questa serata di Adrian registra un nuovo picco narrativo già registrato nella sesta serata e non adeguatamente mantenuto dalla settima serata: Milano si sta svegliando e la retorica piena di morale tipica della serie trova riscontro effettivo negli avvenimenti narrati.
Per questo, giunti ormai negli episodi finali, possiamo dire che Adrian, paradossalmente, funziona meglio quando non si trovano in scena il protagonista o le sue identità segrete.
Quando, dunque, ad essere protagoniste sono le persone “comuni” (dagli Amici dell’Orologiaio al sindaco, passando per il cronista Oscar ma anche Orso, Carbone, Johnny Silver, Marco) la narrazione interessa, procede e riesce maggiormente a coinvolgere.
Ovviamente, il motore degli eventi è senza dubbio Adrian, ma appunto una sua presenza marginale, solo “attivatrice” e “ispiratrice” degli eventi, risulta molto più funzionale al progredire della serie, che molto spesso è caduta nell’errore di presentarsi come semplice celebrazione della persona Celentano.
In ogni caso, gli interventi di Darian sono ben calibrati e contestualizzati in questa settima serata, offrendo un grande impatto “scenico” condito dalla giusta drammaticità; lo stesso non si può dire delle scene in apertura con la Volpe, presentato in maniera grottesca come una figura tra il “punitore” apocalittico da Antico Testamento e il Cristo dei miracoli narrati nei Vangeli.
Contrastante anche l’animazione, ottima e calzante in alcuni momenti (come un primo piano in Chiesa) quanto pessima nel voler rallentare scene di un combattimento per renderlo un evento “mistico”. A fianco, una colonna sonora che invece non delude mai.
Nel complesso, coi limiti tecnici (e in parte anche strutturali, narrativamente parlando) la settima serata di Adrian permette di fare alla serie dei passi in avanti sia a livello di trama, che di livello complessivo (anche in contrasto con la “piattezza” della precedente serata) arrivando, specie nella seconda metà, ad offrire un’intensità drammatica più diretta e meno filtrata dalla retorica, non tradendo comunque i “valori” e temi portanti della serie.
In Breve
Giudizio Globale
6.5