Pantera Nera – La Ricerca della Pantera | Recensione
Pubblicato il 9 Novembre 2019 alle 17:00
Panini Comics ripropone un capolavoro introvabile della Marvel: Panther’s Quest! Gli eccezionali Don McGregor e Gene Colan conducono il sovrano del Wakanda in Sudafrica, raccontando una storia profonda e intensa e denunciando con forza l’Apartheid!
Autori: Don McGregor (testi), Gene Colan (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 27, 17×26, pp. 240, col., C.
Data di pubblicazione: 03 ottobre 2019
Panini Comics propone in volume una saga della Pantera Nera da tempo introvabile, pubblicata negli anni ottanta nei nn. 13/37 dell’antologica Marvel Comics Presents.
Come è facile intuire, il protagonista è T’Challa, il sovrano del Wakanda, primo supereroe afroamericano dei comics. L’autore è l’eccezionale Don McGregor, sceneggiatore che negli anni settanta aveva ideato storie memorabili della Pantera dai toni adulti e sofisticati, lontanissime dalle tipiche atmosfere supereroiche della Casa delle Idee.
Nel comic-book Jungle Action, infatti, McGregor, grazie a una prosa lirica e dall’impostazione letteraria che pareva quasi anticipare quella di Alan Moore, aveva affrontato tematiche importanti come la guerra e il razzismo, specialmente nella sequenza relativa al Ku Klux Klan. In seguito c’era stata un’altra collana della Pantera firmata dal Re Jack Kirby dall’impostazione, però, molto più tradizionale.
McGregor, comunque, era rimasto profondamente legato al personaggio e negli anni ottanta la Marvel gli permise di scrivere una nuova story-line, da considerare il seguito ideale degli storici episodi di Jungle Action. Fu pubblicata, come ho scritto, a puntate sull’antologica Marvel Comics Presents che, pur essendo di solito considerata di importanza minore, ebbe il merito di presentare opere inventive e inusuali come, per esempio, una saga a forti tinte di Man-Thing firmata da Steve Gerber e Tom Sutton e l’incredibile Weapon X di Barry Windsor-Smith.
In questo nuovo capitolo della Pantera Nera di Don McGregor si affronta per l’ennesima volta il tema del razzismo. Ma il discorso è meno generico e sfumato e più politicizzato. L’autore, infatti, si concentra sulla situazione politica e sociale del Sudafrica, all’epoca sottoposto al vergognoso regime dell’Apartheid. Ma cosa c’entra T’Challa? In principio, si trova, come di consueto, in Wakanda, ma scopre una verità incredibile: la madre Ramonda, da lui creduta morta, è in realtà ancora viva e si trova proprio in Sudafrica.
La ricerca del titolo allude a questo. T’Challa si reca in Sudafrica con l’obiettivo di trovare la donna e di liberarla da una condizione di prigionia. Tuttavia, non è facile entrare in quella nazione e lui, formalmente, è un nemico del governo e per di più il suo status di Vendicatore non lo aiuta. T’Challa, comunque, arriva in Sudafrica clandestinamente e, con un simile pretesto, McGregor ci descrive una società spaventosa.
I nemici che la Pantera affronta sono numerosi, ma non si tratta di criminali pacchiani dai nomi assurdi e dai costumi variopinti. No, T’Challa avrà a che fare con soldati del regime sadici e crudeli, spie, razzisti che considerano i neri alla stregua di bestie, perfidi schiavisti, politici corrotti e veri e propri psicopatici che sfogano sulla popolazione le peggiori pulsioni. McGregor ci sbatte in faccia, senza fronzoli, una realtà ripugnante, condannandola con forza, traendo ispirazione dalle vicende quotidiane di un paese lacerato da divisioni razziali e sociali.
Nello stesso tempo, però, evidenzia l’abnegazione dei ribelli che hanno il coraggio di opporsi al regime, rischiando la vita. McGregor, però, si dimostra intellettualmente onesto e non si esime dal mostrarne anche i lati negativi (alcuni non combattono l’Apartheid perché spinti da un senso di giustizia, ma perché anche loro, alla stregua degli aguzzini che dominano il Sudafrica, hanno bisogno di una scusa per esercitare violenza sui più deboli, spesso aprioristicamente considerati traditori).
In pratica, McGregor condanna la violenza, un virus che contamina gli esseri umani, al di là del colore della pelle. Lo fa scrivendo testi profondi e adulti e va specificato che Panther’s Quest, pur non essendo priva di azione, non è affatto una lettura di intrattenimento ed è impegnativa. Ogni capitolo si apre, inoltre, con la citazione di un romanzo, un saggio o un articolo di giornale riguardante lo stato delle cose in Sudafrica, a riprova del fatto che l’autore si documentò in maniera approfondita, allo scopo di proporre un fumetto in grado di informare e far riflettere.
I disegni sono del compianto Gene Colan, il grande penciler di Daredevil, Tomb of Dracula, Dr. Strange e altri gioielli. Si rivela perfetto per le cupe e opprimenti situazioni narrative descritte da McGregor. L’artista illustra figure dinoccolate, impreziosite dall’ombrosità tipica del suo stile. La Pantera, con il suo aspetto sinuoso, è un essere confuso che sembra agire in un mondo di ombre e nebbia. Il lay-out è inventivo e mutevole e costituisce uno degli aspetti più interessanti di un’opera di livello elevato.
Se non conoscete Panther’s Quest, quindi, è il caso di colmare la lacuna. Avrete a che fare con un lavoro non banale, tuttora attuale, considerando che l’Apartheid, per fortuna, è scomparso, ma il razzismo, purtroppo, esiste ancora… e non solo in Sudafrica.
In Breve
Storia
9.0
Disegni
9.0
Cura Editoriale
9.0
Sommario
Panini Comics propone una saga della Pantera Nera da tempo introvabile: Panther’s Quest. Uscita negli anni ottanta, narra le drammatiche vicende dell’eroe africano alla ricerca della madre, nel contesto orribile del Sudafrica sottoposto al regime dell’Apartheid. Il grande Don McGregor denuncia aspramente il razzismo, scrivendo testi e dialoghi profondi e adulti. Il libro va poi tenuto in considerazione per gli splendidi disegni del compianto Gene Colan.