Le Leggende Marvel Avengers 2 – Ultron Unlimited – Recensione
Pubblicato il 4 Maggio 2012 alle 11:35
Seconda uscita per la nuova iniziativa Panini Comics/Gazzetta dello Sport/Corriere della Sera dedicata agli Avengers. Una storia tratta da uno dei cicli più celebrati di sempre, quello di Kurt Busiek e George Perez, con lo scontro con il temibile Ultron. Mai raccolto in volume prima d’ora, con i Vendicatori che affrontano uno dei loro conflitti più duri.
Le Leggende Marvel Avengers 2
Ultron Unlimited
Autori: Kurt Busiek (Testi) George Perez (Disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Genere: Supereroi
Prezzo: € 6,99, 18 x 28, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: maggio 2012
A dispetto di una copertina alquanto anonima e fuorviante ma dall’indiscutibile appeal cinematografico per cavalcare il successo del blockbuster “Avengers” di Joss Whedon, la seconda uscita dell’iniziativa Panini Comics/Corriere della Sera/Gazzetta dello Sport, “Le Leggende Marvel: Avengers” presenta una delle avventure de “Gli Eroi più Potenti della Terra” più amate dai fan, ma anche un ottimo biglietto da visita per entrare nel mondo dei Vendicatori.
La saga qui presentata, Ultron Unlimited, originariamente pubblicata su Avenegrs Wizard Edition #0 (un prologo, per le matite di un giovane Stuart Immonen, in forma di documentario televisivo che serve più a presentare gli Avenegrs e riepilogarne i trascorsi più o meno recenti che ad introdurre la saga vera e propria) e su Avengers (Vol. 3) #19-22 rappresenta infatti uno dei picchi qualitativi della premiata run firmata da Kurt Busiek (testi) e George Perez (matite).
La coppia aveva rilevato le redini della testata vendicativa con l’evento “Il Ritorno degli Eroi” e fin da subito raccolse il plauso della critica e dei lettori, sia quelli storici che le nuove leve: Busiek, vero e proprio demiurgo della continuity (come dimostrato con quel capolavoro di retrospettiva che è Marvels o nella maxiserie “aggiusta-continuity” Vendicatori per Sempre), recuperò dal passato quanti più topoi narrativi e personaggi possibili riuscendo al contempo ad andare al di là del semplice omaggio ma rinnovando e mettendo al passo coi tempi classici schemi narrativi dei Vendicatori, come ad esempio lo strambo triangolo amoroso Scarlet Witch/Wonder Man/Visone (come vediamo nella storia d’epilogo, Avengers (Vol. 3) #23 pubblicata in chiusura dell’albo) o l’Ultron protagonista assoluto di questo volume. Da parte sua Perez, superstar dei vendicatori anni 70 (autore fra l’altro dell’ultracitata Saga di Korvak), dimostrò ancora una volta la sua eccelsa qualità non solo con la rinnovata eleganza, precisione ed attenzione al dettaglio, marchio di fabbrica del suo tratto, ma anche inserendo su cover e tavole le più grandi mischie di supereroi (vedere per credere la copertina di Avenegrs (Vol. 3) #1! che immortala qualsiasi personaggio Marvel abbia mai militato, anche per un solo numero, fra le fila dei Vendicatori. e non sono pochi!) che si siano mai viste nella storia dei comics senza per questo risultare mai confusionario ed approssimativo.
Un team d’eccellenza quindi che cala l’asso di briscola con questa saga che recupera uno dei nemici più classici e temibili del gruppo, quell’Ultron che esordì nel 1968 su Avengers (Vol.1) 54 ad opera dell’altrettanto premiata coppia Roy Thomas/John Buscema, per quello che può considerarsi a ben vedere il confronto definitivo fra i Vendicatori, in particolare Hank Pym (Calabrone, ex-Ant Man, ex-Giant Man ed ancora ex-Golia), e la terribile intelligenza artificiale il cui unico obiettivo è sradicare qualsiasi forma di vita biologica dalla faccia della Terra.
Nel racconto Busiek si sofferma più volte nel rinarrare la storia di Ultron ed i suoi rapporti con i vendicatori, ripercorrendone le tappe fondamentali per un duplice scopo, in primis, come insegnano le vecchie leve Stan Lee e Roy Thomas, per mettere più a suo agio il lettore novizio, fornendogli il background del quale abbisogna per comprendere a pieno la storia. Non è però un mero esercizio di ricapitolazione o un espediente narrativo fine a sè stesso di un autore, quale peraltro è Busiek, che si diverte a mettere in mostra la sua innegabile abilità nel maneggiare l’intricata continuity Marvel, ma soprattutto per dare il giusto phatos alla storia analizzando le motivazioni ultime ed i drammi alla base di quella che può considerarsi a tutti gli effetti una faida familiare: Hank Pym ha creato Ultron, sua volta artefice del sintezoide Visione, androide degli Avengers il cui pattern cerebrale è ricavato sulla base di quello di Simon Williams/Wonder Man.
Destinato a restare solo, se non in compagnia delle sue molteplici copie a causa della sua direttiva primaria (sterminare tutta la razza umana!) Ultron ha più volte cercato consolazione alla sua solitudine in cerca di una compagna al suo pari come Alkema, anch’essa presente in questo volume, o prima ancora Jocasta, un’intelligenza artificiale realizzata sulla base della personalità di Wasp/ Janet Van Dyne, moglie di Hank Pym. Un circolo vizioso di parentele che vede nel robot le personalità di figlio (di Hank), padre (di Visone), “parente acquisito” (di Wonder Man) e marito e al contempo figlio e padre di Jokasta/Janet: un intrigo familiare simbolo forse della ricerca da parte dello stesso Ultron di quell’umanità a lui impossibile per la sua stessa natura, un dilemma ben spiegato nel confronto dialettico che la Visione cerca inutilmente di avere con il suo artefice. Non a caso i primi eroi a cadere sotto il tallone d’acciaio (o e meglio, d’adamantio, visto che è fin da Avengers (Vol.1) 67 che l’esoscheletro del cyborg omicida è realizzato con lo stesso metallo con il quale sono infusi ossa ed artigli del famoso mutante Wolverine) di Ultron sono proprio i suoi “familiari”, tassello fondamentale del suo piano criminale che vuole le loro personalità come matrice base per l’intelligenze artificiali che popoleranno un mondo infine privo di uomini: il mondo di Ultron per gli Ultron, intesi come stirpe, casta. Un “tutto in famiglia” dalle connotazioni apocalittiche, sarebbe da dire.
Da notare come Busiek vada a risolvere il rapporto edipico fra Ultron e Janet con la sconvolgente rivelazione che l’intelligenza di Ultron è modellata su quella di Hank Pym. Ultron cioè è Hank privo di coscienza e moralità, nelle parole dello stesso Dr. Pym, pertanto quella sorta di incesto risulta essere un tentativo di ricongiungersi, attraverso il metallo, alla propria amata. Con un’intelligente attenzione per il dettaglio Busiek sfrutta questo colpo di scena ergendolo a senso di colpa supremo, ben oltre la creazione dello steso Ultron, per Hank, andando così a farne il naturale catalizzatore per la schizofrenia che ha assillato l’eroe per molti anni portandolo da un’identità segreta all’altra (Ant Man, Giant Man, Golia, Calabrone): un interiore meccanismo di difesa psicologico per sfuggire a quello cheil Dr. Pym considera il suo più grande peccato, se non addirittura la parte oscura della sua anima.
La storia comunque è anche altro rispetto a questo psicodramma freudiano in salsa sci-fi visto che buona parte del racconto verte sull’immancabile puro scontro fisico fra gli eroi e la propria nemesi. Anche in quest’ottica Busiek riesce però ad evitare il clichè più classico superando certe ingenuità del villain: laddove precedentemente Ultron si era mosso in solitaria o assoldando un manipolo di supercriminali, già destinati alla sconfitta per le regole non scritte dei comics, contro gli avengers più che contro il suo vero obiettivo, l’umanità, stavolta la mostruosa intelligenza artificiale pare finalmente degna di questo nome, scagliandosi contro il mondo in un’ottica militare: ecco quindi un vero e proprio esercito di Ultron (unlimited, appunto) muovere alla conquista della fittizia nazione baltica Slorenia, compiendo quella che è a tutti gli effetti una cruenta pulizia etnica, in accordo alla sua direttiva primaria. Un evento shockante per un comic Marvel dove solitamente fra esplosioni, attacchi alieni et similia, i danni sono quasi interamente localizzati ad edifici ed infrastrutture, con il minimo di perdite umane, peraltro raramente mostrate.
Un Ultron terribilmente vicino allo Skynet della saga Terminator come fa correttamente notare Giorgio Lavagna nell’introduzione in cui affronta il problema dell’intelligenza artificiale richiamando al lettore il criterio di Turing sulle macchine pensanti o la legge di Moore che prevede un’evoluzione iterativa esponenziale della tecnologia. Domande le cui risposte possono avere, fortunatamente solo nella fiction almeno per ora, risposte preoccupanti che preludono al lato oscuro della tecnologia. In questa saga Ultron ne è l’esempio lampante, ma anche Iron Man non esita di interrogarsi e farsi un esame di coscienza visto il ruolo giocato dalla tecnologia Stark in cicli come La Guerra della Armature. A sottolineare ancora di più questa tetra deriva Busiek sceglie come iniziali difensori della Slorenia un gruppo di mercenari corazzati come la Black Brigade o la terrificante arma segreta slorena consistente in un esercito di tecno-zombie. Ironico come lo stesso Ultron userà poi i cadaveri delle sue vittime per formare un manipolo di necro-cyborg per respingere gli eroi. Il contraltare è rappresentato invece dalla Visione la cui umanità viene esaltata nell’epilogo su Avengers (Vol. 3) #23 nel quale si precisa che la sua personalità odierna non è una copia carbone di quella di Simon Williams, ma piuttosto la sua evoluzione più positive, il “might be” di Wonder Man.
Con il genocidio perpetrato in Slorenia Busiek, oltre a rendere più credibile il personaggio di Ultron, colpisce il lettore allo stomaco con la crudezza e l’ineluttabilità del fatto. Rappresentativa di questo è la sequenza particolarmente riuscita a mo’ di ripresa televisiva della devastazione post attacco, con immagini disturbate ed interamente colorate in toni di rosso così da richiamare il fumo che aleggia fra le rovine della nazione, ma anche per associare il senso di pericolo ed il sangue versato, riprese che poi si interrompono bruscamente quando la siloutte di Ultron si rivela fra le nubi di polvere e si avvicina minacciosamente alla sfortunato cameraman. E’ l’atto di sfida supremo dell’automa all’umanità, ed indirettamente ai Vendicatori, spettatori passivi dell’eccidio al quale non possono rispondere almeno inizialmente se non con il silenzio e lo sconforto prima dell’inevitabile presa di posizione perchè come recita il famoso slogan dai tempi diStan Lee e Jack Kirby:
“E venne un giorno, diverso dagli altri, in cui gli Eroi più potenti della Terra si unirono insieme contro una minaccia comune. Quel giorno nacquero i Vendicatori, per combattere quei nemici che nessun supereroe, da solo, avrebbe mai potuto affrontare”.
Quale minaccia più grande da affrontare, quale torto all’uomo più grande da vendicare se non quest’ultimo attacco di Ultron? Ecco quindi scendere in campo gli eroi più potenti della Terra, con un’eterogenea formazione (formata da Pantera Nera, il già citato terzetto Scarlet/Visione/Wonder Man, la coppia Hank/Janet e dagli ex New Warriors Justice e Firestar) che ruota attorno alla storica trinità Capitan America/Thor/Iron Man in una delle storie più epiche ed eroiche degli Avengers, a detta anche di uno stesso Kurt Busiek senza modestia che ha più volte dichiarato di aver commentato, non appena finito, lo script con le testuali parole: “Questo è veramente un racconto da ‘Vendicatori’!”.
Ed effettivamente non sbaglia perché Ultron Unlimited ha tutti gli elementi chiave di una perfetta Avenger’s Story: una minaccia apparentemente insormontabile, grande eroismo, il concetto di famiglia che da sempre distingue i Vendicatori da altri gruppi, forti richiami alla pluridecennale storia del gruppo in un classico esempio di uso della continuity funzionale al racconto senza essere zavorra per lo stesso e l’alta moralità degli eroi. Importante inoltre il concetto di seconda possibilità e redenzione che sono caratteristica degli Avengers fin dall’entrata nel team di ex criminali come Occhio di Falco, Scarlet Witch e Quicksilver: stavolta sarà lo stesso Hank Pym a beneficiarne, riuscendo a sconfiggere Ultron, apparentemente in modo definitivo grazie a quell’unico materiale capace di competere con l’adamantio che è il Vibranio Antartico, e così facendo fare pace con sè stesso e dimostrarsi, ai propri occhi, degno dei Vendicatori.
Il tutto narrato con una prosa ricca ma non asfissiante, capace di brillare anche per singole battute come la famosa “Ultron. Dobbiamo parlare.” che il Dio del Tuono rivolge al robot assassino prima del confronto finale. Articolata anche la struttura della trama che si snoda in parallelo in tre differenti filoni: una parte principale che consta della battaglia contro Ultron, una che vede gli Avengers contrapporsi ad Alkema (che a sua volta ha i propri piani contro il cyborg), ed il subplot della Triune, corporazione tecno-religiosa, che Busiek porta avanti già di diversi numeri ed ora esplode in una campagna mediatica denigratoria contro i Vendicatori, accusati fra le altre cose di elitarismo ed intolleranze razziali e religiose. Non è la prima volta che gli eroi più potenti della Terra si trovano ad affrontare un assurdo processo mediatico (vedi ad esempio l’accusa di collaborazionismo con gli alieni mossa durante la pluricelebrata guerra Kree/Skrull) ma stavolta la situazione rappresenta un’iperbole per sottolineare maggiormente quella disamina dei media, soprattutto televisivi, e la deriva sensazionalistica che avrebbero effettivamente preso al tempo in cui furono pubblicati li episodi , con un’esplosione di realilty, talent e sciatte tavole rotonde all’alba del primo millennio, come è ben rappresentato dal prologo (Avengers Wizard Edition 0) in forma di special televisivo.
Volume quindi consigliatissimo sia per i vecchi lettori che ritroveranno qua la grandeur degli “anni d’oro” degli Avenegers ma anche per i nuovi essendo un ottimo biglietto da visita per conoscere gli Eroi più potenti della Terra. Per tutti invece, un’ottima storia di supereroi ben scritta e disegnata, con più sostanza di quanto possa apparire ad una prima superficiale lettura.