The Deuce – Stagione 3 | Recensione
Pubblicato il 5 Novembre 2019 alle 20:00
Il mondo del porno e dei soldi facili va distruggendosi con l’avvento della modernità: quale sarà il futuro dei protagonisti?
Titolo originale: The Deuce
Genere: drammatico, in costume
Episodi: 8
Durata: 58-84 minuti ca.
Creata da: David Simon , George Pelecanos
Cast: James Franco, Maggie Gyllenhaal, Gbenga Akinnagbe, Chris Bauer, Gary Carr, Chris Coy, Dominique Fishback, Larry Gilliard Jr., Margarita Levieva, Emily Meade, Michael Rispoli, Jamie Neumann, Luke Kirby, Natalie Paul
Produzione: Blown Deadline Productions
Distribuzione: HBO | Sky Atlantic
Data di uscita Usa: dal 9 settembre
Data di uscita Italia: dall’8 ottobre
Con la terza stagione, si conclude la cavalcata di The Deuce – La via del porno, la serie HBO con James Franco (nel doppio ruolo dei gemelli Vincent e Frankie Martino) e Maggie Gyllenhaal (Eileen “Candy” Merrell, ex prostituta ormai pienamente emancipatasi come pornografa), entrambi coinvolti inoltre come produttori. In quest’ultima stagione, il mondo tutto fatto di soldi facili e sesso va malinconicamente sgretolandosi, lasciando i personaggi in balìa di loro stessi, fermi a riflettere sul loro posto nel mondo come persone.
The Deuce 3 ci porta pienamente negli anni ’80, coi personaggi principali ormai all’apice della loro “carriera”: Vincent (James Franco) è ormai un punto fermo nella “squadra” del mafioso Rudy Pipilo (Michael Rispoli) e continua meravigliosamente a gestire bar e locali (nonostante i problemi con Abby, interpretata da Margarita Levieva) così come Paul (Chris Coy), mentre Bobby (Chris Bauer) continua a gestire il bordello e Frankie (James Franco) si divide tra pellicole porno e un pericoloso nuovo giro di droga. Eileen (Maggie Gyllenhaal) è ormai pienamente riconosciuta nel mondo della pornografia nazionale, di cui Lori (Emily Meade) è una star indiscussa.
E mentre gli affari sembrano procedere a gonfie vele, il diffondersi dell’HIV, di alcune manifestazioni femminili e la volontà delle forze dell’ordine di ripulire la città (in cui Chris Alston, interpretato da Lawrence Gilliard Jr, ricopre un ruolo principale) catapultano tutti i personaggi in una parabola discendente, trasportando ognuno nel turbine dei propri problemi esistenziali e distruggendo l’ “aureo mondo” costruitosi, come abbiamo visto nelle precedenti stagioni, a partire dal nucleo mafioso di Rudy.
Più che le loro attività e l’evoluzione dell’intero “sistema”, al centro di quest’ultima stagione (e non poteva, d’altronde, essere altrimenti) troviamo i personaggi, (tutti alle prese, chi più chi meno, con la sempre più costante diffusione dell’HIV) nonostante solamente alcuni siano stati degnamente “approfonditi” per il finale. Su tutti quindi, spiccano le tre donne Eileen, Lori e Abby, ognuna alla ricerca di sé stessa e che, episodio dopo episodio, hanno modo di definirsi in un percorso, sia positivo che negativo, contornato dal dramma.
Eileen, alle prese finalmente con una relazione “seria”, cercherà di realizzare un film femminista a tutti gli effetti, anche grazie all’incontro con le ragazze attiviste di cui anche Abby fa parte; Lori, ormai riconoscibile come star del porno, cerca disperatamente di uscire dal ruolo da prostituta nel quale, troppo presto, è entrata e che rischia di compromettere per sempre la sua identità anche fuori dal set, dopo essersi faticosamente liberata in precedenza dal controllo di C.C.; Abby invece, a causa della crisi con Vincent, rifletterà sul suo posto nel mondo dopo essere stata risucchiata, per l’entusiasmo giovanile, dalla “vitalità” di New York.
A tenere insieme le fila di questo grande gruppo di personaggi, Vincent, che rimane a metà tra l’evoluzione (tragica o meno) delle donne precedentemente menzionate, e il ritorno ciclico al punto di partenza tipico di molti altri personaggi. Quella di Vincent è una fine da “custode malinconico” (pienamente calzante con lo spirito con cui ha, da sempre, svolto la professione di barista, immerso nei racconti e negli sfoghi dei suoi clienti) del mondo Newyorkese anni ’70-’80 che va disintegrandosi, ruolo enfatizzato dal destino del gemello Frankie, che chiude invece la sua corsa non risentendo degli effetti (e delle riflessioni) che porta il cambiamento.
Nel suo insieme, la terza stagione di The Deuce chiude perfettamente l’epopea tragica che i creatori David Simon e George Pelecanos hanno narrato sin dal primo episodio della serie, lasciando un’aura “mitica” intorno al periodo storico presentato, ricco di adrenalina, vitalità, esuberanza di gioventù e allo stesso tempo umanità, che risalta grazie alla drammaticità psicologica (che contorna la vita di uomini comuni) in cui i personaggi sono stati avvolti in questi ultimi episodi,dopo essere stati illusi da un sogno d’aurea eternità destinata inevitabilmente a svanire.
05Alla fine della festa, non ci resta che fare i complimenti a tutto il cast per aver dato vita a problematici personaggi “trasportati” dalla vita reale nel piccolo schermo e, soprattutto, a James Franco, capace di sdoppiarsi nel ruolo dei gemelli Martino (grazie a una realizzazione tecnica divina) innalzando notevolmente il livello dell’intera serie, ancor più della comunque ottima Maggie Gyllenhaal.
In Breve
Giudizio Globale
7.5
Sommario
La terza stagione di The Deuce porta a compimento, con un focus ottimo nella maggior parte dei casi, la parabola "umana" dei personaggi della serie, alle prese con la dissoluzione dell'aulico mondo Newyorkese che è andato costruendosi nelle precedenti stagioni. Il sesso, i soldi e la droga lasciano il posto ad intensa drammaticità, con gli episodi che mettono in risalto la "materia umana", in tutta la sua complessità, protagonista del periodo storico riprodotto dai creatori creatori David Simon e George Pelecanos.