Superman 2 – Collana a fumetti – Recensione

Pubblicato il 30 Aprile 2012 alle 11:07

Prosegue la serie di volumi dedicata alle più importanti storie contemporanee dell’Uomo d’Acciaio e stavolta tocca a Kryptonite, scritta da Darwyn Cooke e disegnata dall’eccezionale Tim Sale! Cosa accade quando Superman viene a sapere dell’esistenza di un minerale in grado di indebolirlo?

Superman 2 – Kryptonite

Autori: Geoff Johns, Darwyn Cooke (testi), Gary Frank, Tim Sale (disegni)

Casa Editrice: Mondadori/RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 9,90, pp. 194, col.

Data di pubblicazione: aprile 2012


Non intendevo tornare sulla collana di volumi dedicati a Superman realizzata da Mondadori in collaborazione con RW-Lion, non tanto per la qualità delle storie quanto per la non eccelsa cura editoriale. Tuttavia, mi sento in dovere di segnalare la seconda uscita, se non altro poiché, oltre alla conclusione della pregevole Superman Secret Origin di Geoff Johns e Gary Frank, include Kryptonite, una delle produzioni DC più significative degli ultimi anni, originariamente pubblicata nei cinque numeri iniziali di Superman Confidential.

Scritta da Darwyn Cooke e disegnata da Tim Sale, è imperniata, come è facile intuire dal titolo, sulla kryptonite, minerale in grado di indebolire l’Uomo d’Acciaio. Nel corso di decenni di avventure, la kryptonite ha giocato un ruolo importante, spesso utilizzata da Lex Luthor e altri villain per distruggere il supereroe, senza contare poi che molti autori hanno sovente immaginato diversi tipi di kryptonite.

Cooke delinea una story-line che ci riporta ai primordi di Superman. Ha iniziato a lavorare al Dayly Planet, si sente attratto dalla bella Lois Lane e non mancano classici character come Perry White, Jimmy Olsen, il perfido Luthor e i coniugi Kent (qui in versione più anziana del consueto). Ma nella storia entra in gioco uno strano personaggio che potrebbe avere pessime intenzioni e Lois decide di indagare sul suo conto. Nessuno può però sospettare che un’indagine di routine si trasformerà in un’avvincente vicenda che costringerà Superman a confrontarsi con il passato ancestrale del suo pianeta natale e con un minerale letale per lui.

Ciò che colpisce della trama è l’intensità dello stile di scrittura di Cooke. I testi sono lirici e introspettivi e l’autore svolge un’accurata e approfondita analisi psicologica di Superman, concentrandosi sui concetti di umano e alieno in modo ammirevole e utilizzando piani alternati di narrazione e flashback. Il suo Superman è una figura divisa tra il retaggio extraterrestre che in parte lo isola dagli homo sapiens e la sua profonda, paradossale umanità derivata dall’educazione ricevuta dai genitori adottivi; umanità che lo spinge a empatizzare con i terrestri. E tale dicotomia è descritta con maestria.

Anche la parte grafica è valida. Tim Sale fa sfoggio di uno stile che si richiama ai penciler della Golden Age, costruendo in maniera inventiva la tavola e collegandosi a svariate esperienze espressive. A questo punto, però, sono costretto ad essere polemico e ciò mi conduce all’aspetto editoriale e redazionale dell’operazione. Introduzioni e articoli interni dovrebbero essere privi di affermazioni azzardate. È vero, per esempio, che Tim Sale si ispira in parte a Milton Caniff ma non è un’influenza primaria, come si tende a far credere nella prefazione, e meno che mai esclusiva, e gli altri autori citati come modelli del penciler non c’entrano nulla (Neal Adams, Jack Kirby, addirittura Moebius!). E, guarda caso, l’unico penciler al quale Sale, nella rappresentazione di Superman, si avvicina effettivamente è il classico Wayne Boring (basti confrontare i volti di Supes raffigurati da quest’ultimo con quelli di Sale per accorgersene!) che non viene neanche citato!

Un altro appunto: secondo le dichiarazioni di Sale, questi cercò di avvicinarsi alle atmosfere oniriche dei film di David Lynch (specie nelle pagine caratterizzate dalla presenza delle fiamme). Si tratta, però, di un tentativo, appunto. E lo stile visivo di Lynch non emerge nella miniserie e non basta certo disegnare fiamme per ottenere un fumetto lynchiano! Negli articoli interni si avalla acriticamente tale assunto come se fosse un dato di fatto. E’ segno di superficialità. Di conseguenza, il secondo numero della collana non fa che confermare il giudizio espresso nella precedente recensione: buone le storie; pessimo l’apparato redazionale, nonché la qualità della carta e della stampa. Il voto, quindi, si riferisce agli episodi, perché se avessi dovuto considerare altri aspetti, sarei stato meno generoso. Regolatevi, quindi, prima dell’acquisto.


Voto: 7

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