Sio: “Non pensavo sarei diventato famoso, volevo solo pagarmi le bollette” | Intervista
Pubblicato il 24 Settembre 2019 alle 14:00
Sio, all’anagrafe Simone Albrigi, non fa differenza tra personaggio e persona. La sua forza è la spontaneità. E con i giovanissimi ci sa decisamente fare.
Il fumettista creatore di Scottecs Megazine è stato tra gli ospiti di Le Strade del Paesaggio di Cosenza (svoltosi presso il Castello Svevo da 20 al 22 settembre). Tra un firmacopie e l’altro siamo riusciti a fargli qualche domanda ed a sapere qualcosa in più sul percorso che lo ha portato dalla creazione dell’omino Scottecs, fino alle collaborazioni con Disney (è infatti da qualche tempo sceneggiatore di Topolino) e con Cartoon Netwoork (con la quale ha realizzato alcuni cartoni animati ispirati ai personaggi della rete), senza contare il suo ingresso nel mondo dei videogiochi con Super Cane Magic ZERO – Legend of the Cane Cane.
Ecco ciò che ci ha raccontato.
Pensi di essere l’evoluzione del fumettista? Soprattutto considerando che il tuo nome è diventato una sorta di marchio che, attraverso il fumetto, è arrivato a legarsi a progetti multimediali come animazione e videogiochi.
Ognuno decide la sua strada. A me piacciono tante cose, e quindi faccio fumetti, cartoni animati, videogiochi. Ma sono io che ho problemi a fare troppe cose, non il contrario. Ognuno sceglie la sua o le sue strade, tutto qui, non credo di essere l’evoluzione del fumettista.
Hai fatto tante collaborazioni, ma qual è quella che ha avuto più significato?
Quella con Giorgio Vanni, lui è poi una persona molto tranquilla e divertente, perciò è stata piacevole. E poi mi dispiace non aver potuto mettere il mio personaggio su Smash (ride ndr), ovviamente non ha senso questa cosa qui.
Sei un po’ come Picasso? Ovvero: sei partito da un tratto di disegno dettagliato e preciso, per poi decidere di arrivare a utilizzare uno stile da “bambino”, oppure fin dall’inizio hai concepito solo questo tratto?
Secondo te (ride ndr)? Dopo trent’anni d’impegno questo è il massimo che riesco a fare. Questo non è lo stile che ho scelto, è l’unica cosa che sono in grado di realizzare.
Stai lavorando a tanti progetti multimediali, quindi viene da chiedersi: nel tuo futuro ci saranno ancora i fumetti?
Ovvio. Il fumetto è la costante della mia vita, faccio tutto il resto per poter fare i fumetti.
Quindi ami di più l’animazione o i fumetti?
L’animazione mi piace tantissimo ed è più potente del fumetto, riesce a comunicare di più perché serve meno attenzione per guardare un cartone. Ma, personalmente, preferisco il fumetto perché ha un ciclo di vita più breve: in un giorno, infatti, posso scrivere 24 pagine di fumetto, mentre per l’animazione ci vuole tanto tempo.
Considerando il tuo stile avresti mai pensato di arrivare a lavorare su Topolino e Dylan Dog?
Bé Topolino non lo disegno, lo sceneggio e basta, ma non me lo sarei mai aspettato di arrivarci. Con Dylan Dog ho fatto un Grouchino, ma questo perché era un momento editoriale particolare in cui anche Maicol e Mirko ne avevano fatto uno, e loro hanno uno stile di disegno ancora più minimale del mio. Ma è stata un’eccezione, non è la norma.
Quando hai iniziato pensavi che la tua ironia potesse portarti così tanto successo?
No (ride ndr). Volevo solo fare questo lavoro, non ho iniziato pensando di poter ottenere così tanto successo. Non mi sarei mai aspettato di aver le file durante le fiere, volevo solo che qualcuno leggesse i miei fumetti. Mi bastava pagarmi le bollette.
Durante la conferenza tenuta a Le Strade del Paesaggio, tra le tante domande che i bambini hanno rivolto a Sio ne è spiccata una in particolare:”Perché riesci a creare storie così stupide e belle al tempo stesso?”. Una domanda che ha in sé già un’affermazione, e che ha emozionato Sio ed il pubblico de Le Strade del Paesaggio. Una domanda che rappresenta tutta la forza del personaggio Sio.