I Doni di Edo di Koichi Masahara | Recensione
Pubblicato il 27 Settembre 2019 alle 10:00
Koichi Masahara è un mangaka allo stesso tempo moderno e classico che con I doni di Edo ci regala nove storie solo apparentemente slegate tra di loro, che tratteggiano con delicatezza emotiva e maestria narrativa un’epoca e le persone che la hanno abitata.
Autori: Koichi Masahara (testi & disegni)
Provenienza: Giappone
Casa editrice: Bao Publishing
Genere: storico
Prezzo: € 7.90, 12.6×18, 208 pp., b/n., brossurato con sovracoperta
Data di uscita: 27 giugno 2019
BAO Publishing continua, per la sua linea manga Aiken, a proporre volumi antologici autoconclusivi dopo l’ottimo Henshin di Ken Niimura – la nostra recensione QUI – e il discreto Fiori di Biscotto di Hisae Iwaoka – la nostra recensione QUI – portando in Italia questo I Doni di Edo firmato da Kochi Masahara.
Si tratta di una antologia jidai geki – quindi di racconti di genere “storico” ambientati nell’era Tokugawa – che adatta alcuni dei racconti in prosa dei sensei Sadao Yamanaka e Shohei Kusunoki.
Come presuppone il genere i protagonisti de I Doni di Edo sono soprattutto personi comuni che intrecciano le proprie vicende con quelle della vita della città, con i potenti e le convenzioni sociali dell’epoca.
Uomini che si sacrificano in famiglie in cui vige il patriarcato – Il Gallo Codalunga – si alternano a giovani uomini che hanno perso l’onore e lo ritrovano grazie ad un dispettoso kappa – Il Kappa.
Proprietaria e cuoco di una locanda intrecciano la loro vita sentimentale rendendosi conto che c’è altro ad attenderli lì fuori – Soba – mentre un marito con delicatezza riconquista la moglie affidandosi ai ricordi del loro corteggiamento – Il Profumo delle Patrinie.
Un segreto di una famiglia viene finalmente svelato – Apirazione – mentre una giovane madre si rende conto di quanto sia difficile per il suo bimbo crescere senza un padre – A Cavalluccio – ed infine un vecchio capo famiglia finalmente accetta il figlio che aveva in passato ripudiato perché non voleva intraprendere il suo stesso mestiere – Padre e Figlio.
Per tutti gli amanti del genere jidai geki, questo I Doni di Edo è senz’altro un acquisto obbligato vista la qualità e la delicatezza con cui Koichi Masahara sfrutta il genere per porre al centro dell’attenzione del lettore sentimenti, aspettative e quotidianità di un Giappone lontano eppure umanamente e universalmente attualissimo.
E sono tutti qui i pregi e i difetti di questo volume che nel suo incedere calmo e sicuro, grazie alla codifica del genere stesso in cui si innesta, non riesce ad offrire, se non in un paio di capitoli quel qualcosa in più che potrebbe attirare l’attenzione di chi quello stesso genere non lo mastica o del lettore casuale in cerca di qualcosa che lo trasporti nell’epoca Tokugawa.
La scrittura di Masahara è posata, lineare e priva di orpelli. Tutta l’attenzione è rivolta a creare la giusta atmosfera fra i protagonisti e lo sfondo in cui si muovono calando il lettore quasi in prima persona nel racconto.
Si tratta di rendere protagonisti e vicende estremamente simpatetici di modo da rendere le vicende stesse “attuali”.
Il tutto si riflette nel tratto pulito ed essenziale di Masahara che predilige linee semplici, anatomie spesso tondeggianti sacrificando spesso i dettagli e i particolari che però quando vengono inseriti donano quella profondità che si sposa benissimo con le atmosfere create dai testi e dalle vicende stesse.
Come sempre solidissima ed attenta ai particolari l’edizione BAO Publishing in cui spicca sempre l’elegante confezione e veste grafica e un adattamento impeccabile. Peccato che il volume sia avaro di contenuti extra fatta eccezione per una breve post-fazione dell’autore stesso.
In Breve
Giudizio Globale
6.5
Disegni
6.5
Cura Editoriale
7.5
Sommario
Per tutti gli amanti del genere jidai geki, questo I Doni di Edo è senz'altro un acquisto obbligato vista la qualità e la delicatezza con cui Koichi Masahara sfrutta il genere per porre al centro dell'attenzione del lettore sentimenti, aspettative e quotidianità di un Giappone lontano eppure umanamente e universalmente attualissimo.