Da Il Primo Re a Romulus: la fondazione di Roma secondo Matteo Rovere | Recensione

Pubblicato il 29 Agosto 2019 alle 15:00

Il film è in home video e la serie tv arriverà prossimamente su Sky Italia.

Federico Vascotto
Federico Vascotto
2019-08-29T15:00:40+00:00
Federico Vascotto

Il film è in home video e la serie tv arriverà prossimamente su Sky Italia.

Cogliamo l’occasione dell’uscita in home video de Il Primo Re, il film di Matteo Rovere che dimostra che “un altro cinema italiano è possibile” e magari con Romulus dimostrerà anche che “un’altra tv italiana è possibile” come già hanno fatto e stanno facendo prima di lui tante produzioni a partire da Gomorra La Serie.

Il film

Nel corso della visione del Primo Re, si rimane affascinati dalla perfezione e dalla qualità tecnica della messa in scena, uno stile fatto di molteplici scelte difficili mai viste prima in Italia, della storia raccontata – Romolo e Remo sono due fratelli allevatori di pecore, travolti da un’esondazione del fiume Tevere e catturati da alcuni guerrieri di Alba Longa: riusciranno però a fuggire e, dal sangue di uno dei due, nasceranno la civiltà e l’impero di Roma. Allo stesso tempo, però, i rimandi allo stile di Terrence Malick e Mel Gibson, per fare due esempi, risultano un po’ pesanti e prolissi alla visione. Un coraggioso esperimento cinematografico che ora avrà un suo “seguito” in una tv di qualità come quella di Sky.

L’edizione home video

L’assetto audio-video dell’edizione home video, edita da 01 Distribution in una semplice e canonica confezione in plastica, rende al meglio la qualità tecnica e visiva del film, e permette ai più “classicheggianti” di gustarsi la visione con i sottotitoli anche nel protolatino utilizzato dai protagonisti. Oltre al commento audio di regista e sceneggiatori e della splendida galleria fotografica dal set, i contenuti extra includono il Making Of girato da Ludovico Di Martino, il Trailer ufficiale e quello inedito in protolatino, le due Featurette che riprendono alcuni momenti del Making Of.

Nel Making Of di ben 35 minuti la testimonianza sulla difficoltà di realizzare il film viene in primis dal regista Matteo Rovere, dai protagonisti Alessio Lapice (Romolo) e Alessandro Borghi (Remo), il quale riflette su come questa storia si basi essenzialmente sull’attraversare il Tevere, questo grande ostacolo in un tempo in cui gli uomini non avevano una precisa percezione e coscienza di ciò che accadeva intorno a loro e perciò si affidavano alla religione e alla fede per spiegare ciò che non riuscivano con la loro mente e la loro conoscenza.

Il direttore della fotografia Daniele Ciprì, che ama utilizzare la luce naturale nei suoi lavori, è andato a braccetto con l’importanza del Fuoco in questa storia come elemento religioso-mistico e di contesa-paura che gli ha permesso di farlo. Lyda Patitucci, regista della seconda unità, fa notare come le principali location del film si trovino proprio nel Lazio, tracce di ciò che è rimasto di quell’antica civiltà che ha portato alla fondazione di Roma.

Gli stunt coordinator Emiliano Novelli e Paolo Antonini sono orgogliosi che 13 attori che non avevano mai fatto questo tipo di film siano diventati attori stunt nel corso delle riprese e anche che si sia creato fra loro un senso di squadra, proprio come “fratelli”, durante le riprese e soprattutto i duri mesi di allenamento precedenti, lo dicono anche gli interpreti Massimiliano Rossi (Tefarie), Gabriel Montesi (Adieis), Max Malatesta (Veltur), Vincenzo Pirrotta (Cai), Fabrizio Rongione (Lars) che riflette anche sull’essere un immigrato di terza generazione e di come Il Primo Re in fondo sia una storia di migranti, tema quanto mai attuale oggi.

Il linguista Luca Alfieri ricorda la scelta insolita della lingua utilizzata nel film, mentre Rovere racconta come inizialmente non avesse pensato a una serie in latino antico / protolatino, ma sviluppando la sceneggiatura insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri non riusciva a pensare a un parlato in italiano o inglese, e nemmeno nel latino classico che ricordava troppo quello delle messe officianti, piuttosto ci voleva un senso di straniamento nello spettatore per ricordargli quanto era lontana da lui quella civiltà ma da quella civiltà allo stesso tempo aveva avuto origine. Come ricorda la Manieri, in questo film si sviluppa anche il concetto di libero arbitrio, ovvero quanto delle nostre azioni sono in nostro controllo e quanto invece sia in mano a un entità superiore, Dèi o Dio o Destino che sia.

L’arredatore Carlo Serafini, che si è occupato della messa in scena, si è rifatto alle capanne pre-romane dell’epoca, di cui non è rimasto quasi nulla poiché fatte di canne e fango principalmente, Alba Longa viene così rappresentata “quasi come un paesaggio lunare”. Andrea Leanza e Valentina Visintin, prostetic designer, mostrano i cadaveri che verranno utilizzati nelle scene, ricordando quanto il loro sia un lavoro di settimane. Per il reparto armi ad occuparsene è Gianni Indovino, tutte realizzate a mano proprio come 1000 anni fa. La costumista Valentina Taviani si è dovuta muovere fra qualcosa di iperrealistico e qualcosa di magico, mai visto, fantastico. Si è rifatta comunque al periodo Etrusco, realizzando tutto a mano proprio come all’epoca. Il truccatore Roberto Pastore mostra le ore di lavoro su Alessandro Borghi e sul resto del cast, raccontando come i pigmenti per il make up dei protagonisti siano presi dalla zona e lavorati, sempre a favore del realismo.

I Velienses del film vengono appunto da “Velia”, in un Lazio pre-romano formato da 30 tribù. Borghi ricorda come il regista sia stato altruista verso tutti sul set, una caratteristica che gli ha permesso di lavorare in grande sintonia e soprattutto di fidarsi l’uno dell’altro e buttarsi in questo progetto difficile e coraggioso, come un salto nel buio. Per Rovere il set dev’essere come un’orchestra ben accordata in modo che tutto risuoni alla perfezione, tutti i reparti, non solo gli attori.

La sequenza più complessa da girare, anche perché mai realizzata prima in Italia, è stata quella iniziale dell’esondazione del Tevere, girata in realtà in una maxi piscina costruita ad hoc, lunga 45 metri e alta 14, con mezzo milione di litri d’acqua al suo interno, con dietro un blue screen. Alessio Lapice riflette sul senso di responsabilità della storia raccontata e sulla difficoltà grossa fisica e psicologica del set (al freddo, all’aperto, nudi, nella sabbia, nel fango, sotto la pioggia, difficoltà messe in chiaro subito dal regista all’inizio delle riprese). La scommessa per il produttore Andrea Paris è stata vinta, dimostrando che un nuovo cinema italiano, diverso e inedito, è possibile. Le speranze, questo lo aggiungiamo noi, ora sono tutte riposte nella serie tv, dopo l’ottimo lavoro fatto da Sky con Il Miracolo.

Nella prossima pagina le prime immagini della serie tv Romulus

Romulus – La serie tv – Le prime immagini

Esordio alla regia di un progetto televisivo per Matteo Rovere, Romulus è prodotta da Sky, Cattleya e Groenlandia, e sarà composta da 10 episodi. Nel cast Andrea Arcangeli (The Startup, Trust – Il rapimento Getty), Marianna Fontana (Indivisibili, Capri-Revolution) e Francesco Di Napoli (La paranza dei bambini), giovani e già apprezzatissimi talenti che saranno i protagonisti di una storia di sopravvivenza diretta da Rovere insieme a Michele Alhaique (Non uccidere, Senza nessuna pietà) e a Enrico Maria Artale (Il terzo tempo).

Due intere città meticolosamente ricostruite sulla base di ricerche storiche documentate, migliaia di figurazioni, più di 700 presenze stunt e centinaia di armi riprodotte per una serie, Romulus, ambientata otto secoli prima di Cristo, in un mondo primitivo e brutale nel quale il destino di ognuno è deciso dal potere implacabile della natura e degli dei. Girata in protolatino come Il Primo Re, Romulus è il racconto di questo mondo attraverso gli occhi di tre ragazzi segnati dalla morte, dalla solitudine e dalla violenza: Iemos (Arcangeli), Wiros (Di Napoli) e la giovane vestale Ilia (Fontana). Una storia di uomini e donne che scoprono come crearsi un destino anziché subirlo. Una rivoluzione guidata anche da una figura femminile feroce e protettiva, spietata e materna. Romulus sarà la storia epica della nascita di Roma come non è mai stata raccontata.

Le sceneggiature sono firmate da Filippo Gravino (Veloce come il vento, Alaska, Fiore, Il primo re), Guido Iuculano (Una vita tranquilla, Tutto può succedere, Questione di cuore, Alaska) e lo stesso Matteo Rovere. Completano il cast Giovanni Buselli (Gomorra – La serie, L’amica geniale), Silvia Calderoni (Riccardo va all’inferno), Sergio Romano (Il campione, La terza stella), Demetra Avincola (Fortunata, Loro 2), Massimiliano Rossi (Il primo re, Il vizio della speranza) Ivana Lotito (Gomorra – La serie), Gabriel Montesi (Made in Italy, Il primo re, Il campione) e Vanessa Scalera (Lea). La distribuzione internazionale è di ITV Studios Global Entertainment.

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