Comanche 1 – Red Dust – Recensione
Pubblicato il 19 Aprile 2012 alle 12:40
GP Publishing propone un western di area bd realizzato dal magico duo Greg/Hermann! Seguite le vicende di Red Dust e della bella Comanche ambientate nel ranch 666 in un albo in bianco e nero!
Comanche 1 – Red Dust
Autori: Greg (testi), Hermann (disegni)
Casa Editrice: GP Publishing
Provenienza: Francia
Genere: western
Prezzo: € 2,90, pp. 96, b/n
Data di pubblicazione: marzo 2012
Negli ultimi tempi GP Publishing sta puntando sul western proponendo albi in bianco e nero e in formato bonellide che dovrebbero suscitare l’attenzione degli estimatori di Tex e, in linea di massima, anche di coloro che semplicemente amano il buon fumetto, indipendentemente dai discorsi di genere, come, per esempio, Durango che rientra a pieno titolo nella categoria. E lo stesso si può affermare nel caso di Comanche.
La serie proviene dall’area francofona e gli autori sono due autentici mostri sacri della letteratura disegnata: ai testi abbiamo infatti Greg e ai disegni Hermann e costoro, perlomeno a giudicare dai due episodi iniziali della saga, hanno realizzato un’opera interessante.
Le vicende si svolgono in un Far West influenzato dai film di John Ford e l’eroe principale della story-line è Red Dust, cowboy dal passato misterioso che rimane coinvolto nelle macchinazioni riguardanti il ranch 666, gestito dalla giovane Comanche. La ragazza l’ha ereditato dal padre e a quanto pare fa gola a molti, dal momento che ha ricevuto parecchie offerte di acquisto, tutte rifiutate. Ma nel selvaggio West gli avventurieri e gli speculatori non accettano un semplice no come risposta e sono pronti a tutto pur di accaparrarselo. Red Dust, quindi, spinto da un peculiare senso dell’onore, decide di difendere Comanche.
Questa è la base narrativa utilizzata dall’abile Greg per impostare una story-line avvincente che ha il pregio di incuriosire sin dal principio il lettore. I testi e i dialoghi sono riflessivi e profondi, non privi di poesia, e benché non manchino momenti di azione, questi non sono preponderanti. Prevale, anzi, un’atmosfera conradiana, caratterizzata da un lento fluire degli eventi che però non annoia. Pur trattandosi di un fumetto che non si pone l’obiettivo dell’impegno, lo sceneggiatore affronta tematiche importanti, a cominciare da quella del razzismo, specie per ciò che concerne la descrizione dei rapporti non facili tra i bianchi e le tribù indiane.
E gli indiani di Comanche non sono stereotipati; non assomigliano, cioè, ai pellerossa aggressivi di tante pellicole che attaccavano i cowboy e basta: Greg li umanizza, descrivendoli in maniera non banale, con una complessità che impedisce di inserirli nelle semplicistiche categorie di ‘buono’ e ‘cattivo’. Vale anche per i membri del cast di Comanche. Sebbene tutti corrispondano a una tipologia precisa (la bella virtuosa, il pistolero coraggioso, il vecchio farsesco, l’ubriacone da saloon e così via), c’è sempre qualche elemento che li rende sfaccettati e tridimensionali e si intuisce peraltro che nei prossimi numeri le psicologie subiranno evoluzioni.
I disegni di Hermann sono ottimi e il disegnatore dimostra maestria nella rappresentazione dei paesaggi (cosa essenziale in un western), degli sfondi e delle emozioni dei personaggi, concentrandosi su dettagli che rivelano più delle parole (uno sguardo, un oggetto, la piega delle labbra) e giocando con ombre e prospettive. La composizione delle tavole è classica e lo story-telling fortemente cinematico, specie nelle pagine relative a inseguimenti e sparatorie. Considero, quindi, Comanche un prodotto da non trascurare.