Wolfenstein Youngblood | Recensione PS4
Pubblicato il 5 Agosto 2019 alle 10:00
Torna con un nuovo capitolo una delle saghe più longeve della storia videoludica l’ultimo episodio di Wolfenstein. Ci saranno ancora intere orde di malvagi nazisti da far fuori, ma questa volta le protagoniste sono due gemelle, degne figlie di William “B.J.” Blazkowicz.
Sviluppo: MachineGames, Arkane
Pubblicazione: Bethesda
Lingua: Italiano
Genere: FPS
Piattaforme: Xbox One, Playstation 4, Nintendo Switch, PC
Uscita: 26 luglio 2019
Wolfenstein: Youngblood è un videogame di genere sparatutto in prima persona a tema horror-fantastorico, sequel di Wolfenstein II: The New Colossus, sviluppato da MachineGames, pubblicato da Bethesda Softworks e rilasciato per Microsoft Windows, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch il 26 luglio 2019. Naturalmente il titolo è completamente doppiato e sottotitolato in Italiano, come da tradizione di casa Bethesda.
La trama segue quella con cui si concludeva Wolfenstein II: The New Colossus, ben 19 anni dopo, in una Parigi del 1980, William “B.J.” Blazkowicz, eroe della seconda rivoluzione americana, è disperso. Le sue figlie gemelle, Jess e Soph, dovranno collaborare con un nuovo gruppo di difensori della libertà per far fuori la minaccia nazista.
All’inizio del gioco dovremo scegliere dunque chi controllare tra Jess e Soph. Di cui potremo scegliere l’aspetto, l’arma secondaria e le abilità. Questa sarà più una scelta estetica che pratica, visto che entrambe hanno a disposizione le stesse abilità e potranno ottenere tutte le armi e i potenziamenti. L’unica differenza sostanziale è l’arma iniziale: Jess ha un’arma di media lunga gittata, uno Sturmgewehr con mirino, mentre Soph, che impugna un Kugelgewehr, ne ha una di medio corto raggio.
In Wolfenstein: Youngblood l’aspetto cardine è il gioco in modalità cooperativa. Questo si può affrontare sia in single player, delegando l’intelligenza artificiale la guida dell’altra sorella o ancor meglio giocata con un amico.
Giocando in single player però ci si rende conto che l’IA del personaggio guidato dalla macchina non è propriamente eccellente. Infatti giocando l’avventura in solitaria dovremo svolgere il grosso del lavoro spesso da soli. Questo se da una parte può essere intrigante, perché non ci viene tolto neanche un briciolo di divertimento, dall’altro, quando alcune situazioni richiederebbero un’azione congiunta per eliminare i nemici più tosti, ci farà sentire piuttosto soli.
Quindi il consiglio che ci sentiamo di darvi è di giocarlo in compagnia di qualcuno per avere il massimo del godimento. Mentre se siete dei tipi solitari a cui piace fare tutto il lavoro sporco senza aiuti, il single player fa al caso vostro.
Il discorso che vale per l’IA del nostro compagno non vale invece per quella nemica, che anzi invece è piuttosto complessa e il lavoro per renderla quanto più credibile è evidente. Proprio grazie al lavoro svolto su questo aspetto del gioco rende la sfida piuttosto difficile ma allo stesso tempo avvincente.
Durante il gioco potremo ottenere una valuta con cui potremo poi acquistare degli oggetti per abbellire le nostre protagoniste, ma anche per potenziare tutte le armi aggiungendo dei componenti che miglioreranno le statistiche e la letalità dell’arma.
Oltre alla gestione della salute, energia e corazza delle singole eroine, è stato anche inserito un sistema di vite condivise. Quando una delle due gemelle finirà a terra e non verrà rianimata in tempo, si perderà una delle barre di energie disponibili. Quindi è fondamentale tener d’occhio sia la nostra che la vita della nostra controparte, questo sia che giochiamo in singolo che in cooperativa.
Wolfenstein: Youngblood è senza dubbio uno degli FPS in prima persona più frenetici che ci sia capitato di giocare. Il livello di difficoltà è decisamente alto e non si può giocare alla leggera, dovendosi muovere, sparare e sfruttare gli elementi della ambientazioni per ripararsi. L’elemento centrale e fondamentale del gioco è la collaborazione delle due eroine.
Infatti bisogna sempre far in modo che le due guerriere si proteggano a vicenda, monitorando i loro parametri vitali e l’armatura, per evitare che muoia una delle due e ci costringa a dover ricominciare il gioco daccapo. Una meccanica molto interessante dell’interazione tra le due sorelle è quella del Segnale d’Intesa. Questo attiva dei bonus a tempo che possono essere maggiori danni inflitti, miglior resistenza ai colpi, o un ripristino della salute e della corazza, che ci semplificheranno il superamento dei punti più ostici del gioco. Naturalmente non si potrà abusare di questa caratteristica, poiché ci sarà una barra che ne regolerà l’utilizzo.
Dal punto di vista grafico Wolfenstein: Youngblood non si discosta troppo dal suo predecessore, attestandosi anch’esso sulle massime potenzialità per le console di nuova generazione. La cura per i dettagli è come sempre per Bethesda un marchio di fabbrica, e gli aspetti anche apparentemente più insignificanti sono stati curati, rendendo l’esperienza di gioco davvero avvincente e appagante.
Già da Wolfenstein II: The New Colossus, MachineGames aveva cambiato motore grafico rispetto ai precedenti capitoli della serie, avvalendosi ora del nuovo motore grafico id Tech 6 che ha donato all’ambientazione Neo Parigi del 1980 un aspetto convincente e profondo, ricco di dettagli. Questo grazie ad una modellazione poligonale e una qualità delle texture elevatissima, con i personaggi, i veicoli e le scenografie realizzati con estrema perizia.
Per quanto riguarda l’effettistica del gioco, questa è davvero coinvolgente e curata. L’adrenalina fluirà veloce nelle nostre vene quando ci troveremo in mezzo a qualche conflitto armato, tra proiettili, esplosioni e nemici che arrivano da ogni parte, ci si sentirà davvero immersi nell’atmosfera violenta del gioco, grazie anche a delle animazioni piuttosto realistiche.
Anche in questo titolo, come nei precedenti, la colonna colonna sonora è un aspetto molto curato e ben realizzato. Il tutto per regalare al giocatore la completa immersività e coinvolgimento nella scenografia del gioco. Il mood è come sempre quel mix, che ha reso celebre il brand, che fonde le musiche dell’epoca in cui è ambientato il gioco in una salsa pseudo nazi-avveniristica.
Inoltre, come abbiamo già detto all’inizio, Wolfenstein: Youngblood è completamente doppiato in lingua italiana, cosa che ormai è una feature di serie di casa Bethesda, aspetto che conferisce a questo titolo uno spessore e una profondità maggiore.
Una delle note dolenti di Wolfenstein: Youngblood è senza dubbio la longevità del gioco, infatti nonostante la mappa con i vari quartieri di Parigi sia molto ampia, il monte ore non è altissimo. La durata del gioco è comunque da sempre un tallone d’Achille dei giochi di genere FPS, e quindi non ci sentiamo di giudicare troppo negativamente quest’aspetto.
Nel panorama di genere infatti questo titolo si assesta nella fascia media di longevità, con la possibilità di giocarlo prima con Jess e poi con Soph, trovando anche soluzioni diverse per affrontare la campagna principale. Di sicuro poi Bethesda a breve allungherà la longevità del titolo con qualche succoso DLC che amplierà anche l’esplorazione della mappa e l’approfondimento della trama.
In Breve
Trama
7.5
Comparto Tecnico
8.5
Grafica
9
Sonoro
9
Longevità
7