Recensione Punisher vol. 2 Dark Reign – Panini Comics

Pubblicato il 16 Giugno 2010 alle 09:10

Autori: Rick Remender, Tan Eng Huat, Jason Pearson
Casa editrice:
Panini Comics
Provenienza:
Stati Uniti
Prezzo: 5,50 Euro


Più che un uomo, Frank Castle è una vera e propria “macchina da guerra”. La sua unica ragione di vita è la morte di quanti più criminali possibili e il suo cuore sembra ormai incapace di provare sentimenti d’affetto nei confronti di qualcuno… Ma se, d’un tratto, gli venisse proposta la possibilità di riabbracciare nuovamente la sua famiglia e tornare quindi a condurre una vita normale, come pensate che reagirebbe il Punitore? Accetterebbe senza pensarci due volte, o il vortice di morte e violenza in cui è entrato l’ha cambiato così radicalmente da non poter tornare più indietro…?

Su queste premesse si basa un po’ tutto il primo ciclo di storie dello scrittore Rick Remender e in particolare quelle contenute in questo secondo volume dedicato alle avventure del Punitore ambientate nel Dark Reign, e quindi nell’universo Marvel ufficiale.

La risposta che dà Remender a questi inquietanti quesiti è forse un po’ drastica, ma dopotutto non così surreale, se si pensa a un personaggio estremo come Frank Castle.

Alla fine del primo volume, Hood ( il nuovo boss della malavita newyorkese ) aveva resuscitato alcuni supercriminali di serie B, affinché unissero le loro forze e uccidessero il Punitore. Adesso quindi entriamo nel vivo dell’azione, in una guerra a tutto campo tra Castle e questi pittoreschi superumani, la cui sopravvivenza dipende dalla riuscita dello loro missione.

E’ sempre buffo vedere un tipo come il Punitore combattere con gente in costume e comunque fuori dalla norma, in quanto è evidente che non è un mondo a lui affine e in cui deve fare il doppio della fatica per avere la meglio, visto che non è dotato di alcun superpotere. Molto azzeccata, a questo proposito, l’idea di fargli utilizzare le stesse armi di alcuni supereroi e supercriminali, come il guanto di Iron Man, il casco di Hank Pym o le bombe zucca di Goblin. Del resto, Castle non è altro che un soldato e ogni buon soldato deve avere l’armamentario adatto alla battaglia che si appresta ad affrontare…

Remender, stavolta assistito dai dinamici disegni di Tan Eng Huat, imbastisce una trama ad orologeria, ricca di azione e violenza, che ha reintrodotto vecchi personaggi, come Microchip e ne ha aggiunti altri, molto interessanti, come Henry, il nuovo assistente di Castle, di cui proprio qui scopriremo un inaspettato retroscena. Il finale forse ha qualche forzatura di troppo, ma nel complesso si può giudicare positivamente questo nuovo esordio del Punitore all’interno della continuity Marvel.

Lo stesso dicasi per il primo Annual della serie, contenuto sempre in questo volume e sempre scritto da Remender, con l’ottimo Jason Pearson al tavolo da disegno. La storia è decisamente più umoristica, anche se non mancano scene forti e sanguinolente. In più, torna a incrociare la strada del Punitore un noto supereroe burlone/battutista come Spider-Man, che ben poco ha a che spartire con Castle e proprio questo rende molto “vivace” ogni loro incontro. Lo spiccato senso di giustizia e di responsabilità di Spidey, infatti, non potrà mai conciliarsi con i metodi spicci e sommari del Punitore, che dal canto suo non è disposto ad accettare compromessi.

Così come l’Uomo Pipistrello della DC, anche il Punitore riesce a tenere testa ad esseri dotati di superpoteri ( vedi anche Sentry, nel primo volume ) solo grazie alla sua tenacia e al suo arsenale, uniti ovviamente ad un fisico prestante ed allenato. Potremmo dire che l’unica differenza tra lui e Batman è proprio quella sottile linea che divide un vigilante da un assassino: Batman si sforza di non oltrepassarla, Frank Castle no.


VOTO 7

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