Sacro Terrore di Frank Miller – Holy Terror

Pubblicato il 19 Aprile 2012 alle 14:00

Speciale per l’ultima opera di Frank Miller in uscita in Italia per Bao Publishing domani 20 aprile in fumetteria, ed in libreria il 26 aprile 2012

Quando si parla dell’opera di uno dei massimi esponenti del fumetto mondiale bisogna essere sempre cauti.

Non perché gli si debba un timore reverenziale o per accontentare il pubblico dei fan che non mettono assolutamente in discussione il loro idolo.

Piuttosto occorre cautela perché si rischia di esagerare in uno o nell’altro senso: o essere troppo indulgenti per affezione alla straordinaria produzione precedente o troppo critici perché ci si sente in una qualche misura traditi nelle proprie aspettative.

Bisogna dominare i sentimenti contrastanti che scaturiscono dalla lettura.

Ecco come ci si sente ad amare Miller ed a leggere Sacro Terrore, la sua ultima opera in uscita in Italia per Bao Publishing domani (21 Aprile) in fumetteria, e in libreria il 26 del mese.

Un bel cartonato, leggermente più piccolo dell’originale. Ottima edizione, con una carta di molto migliore rispetto alla versione americana (quella lucida, sottile che puzza di petrolio), più spessa e opaca, ruvida, proprio come l’opera che leggerete.

Le prime tavole sono belle, dimostrano un Miller in grande forma: atmosfere alla Sin City, bianco e nero, e macchie di colore sparse. L’effetto della pioggia sferzante in una Empire City un po’ Gotham, un po’ Manhattan, crea un’atmosfera cupa come quelle a cui l’autore americano ci ha abituato.

L’idea del vigilante mascherato (Fixer) che sembra Batman ed insegue una specie di Catwoman (la Gatta) non è certo un’idea originale, ma il ritmo è incalzante, il disegno regge, e va bene così.

Poi lo scoppio di un palazzo ti colpisce dritto in faccia, come una pioggia di chiodi.

C’è anche una sequenza molto bella, che ti spiega cosa è esploso e dove, e tu ti appassioni stavolta anche al testo, al breve dialogo, e credi di avere in mano un nuovo capolavoro, che Miller ce l’ha fatta di nuovo.

Invece il disegno ha un crollo vertiginoso, come una disaffezione alla storia: un’accozzaglia di immagini e caricature di personaggi famosi e di emeriti sconosciuti stereotipati, di scene che dovrebbero far rabbia, inorridire o commuovere, ma che si percepiscono lontane, come probabilmente lo sono state per l’autore.

E’ affascinante vedere come nella stessa opera si possano raggiungere picchi ed abissi, in un processo creativo assolutamente difforme dovuto a momenti diversi, a continue interruzioni e ritorni. Chi ha mai scritto sa bene a cosa mi riferisco.

Ma andiamo avanti: si risolleverà, deve.

Purtroppo però le tragedie lasciano indifferenti, e pure la distruzione di una statua della libertà/giustizia dai tratti somatici misti non commuove neanche un po’… nemmeno la morte di vittime innocenti rappresentate come una griglia di facce anonime che sbiadiscono con un effetto grafico originale e concettualmente corretto. Forse troppo perfetto per non sembrare un esercizio di stile, e che per questo perde in coinvolgimento.

Infinitamente distante, tutto ciò, dalla commozione che si prova leggendo lo speciale Uomo Ragno 9/11 di Straczynski, sia per i testi che per i disegni.

Perché la storia dell’umanità non si scrive con le torri ma con le lacrime. Con la carne e col sangue. Con la voce che risuona anche dentro i peggiori tra noi e dice “Tutto questo non é giusto”. Perché anche i peggiori di noi, per quanto deformi, sono ancora umani. Hanno emozioni. E piangono la morte assurda di questi innocenti” e le lacrime del dottor Destino non hanno lo stesso effetto di “… hanno i missili stinger. Missili stinger. E nessun rispetto per la vita umana. Non per i coraggiosi medici che cercano di salvare il loro compagno…né per quello stesso compagno mentre esplode  un elicottero di soccorso.

Queste considerazioni ci portano al tema caldo, quello che ha fatto gridare allo scandalo: la lotta al terrorismo di matrice islamica.

Sacro terrore è un fumetto razzista? E’ così superficiale da sembrarlo, è vero. Tutto ciò che non è sufficientemente approfondito rischia di essere frainteso.

La frase “Se incontri un infedele, uccidilo” all’inizio del volume, attribuita a Maometto, innanzitutto è estrapolata da un contesto e quindi facilmente strumentalizzabile.

Ma la strumentalizzazione politica è qualcosa che deve restare al di fuori dell’arte.

E lasciatemi dire che la frase citata non è più grave delle massime buddiste del calibro “se incontri un Buddha uccidilo; se incontri un tuo antenato uccidilo”, che correttamente interpretate non inneggiano certo all’assassinio.

Se poi la risposta alla violenza ed al terrorismo sia applicare la legge del taglione (del tipo “volevano uccidere noi quindi possiamo uccidere loro, e anche con la stessa violenza), è tutto un altro discorso, troppo importante e lungo da trattarsi in questa sede.

Quello che invece rileva ai fini di questa analisi è che senza falso moralismo Miller esprime un punto di vista che è stato definito “fascista”, ma che è assolutamente coerente con le sue tematiche preferite e con i suoi personaggi ed il loro temperamento.

Ripeto, lasciamo la politica e le ideologie per un attimo e siamo seri: Sin City, quel capolavoro che è, è fatto di stupratori, psicopatici, assassini, alcolizzati, prostitute…perfino di gente che mangia carne umana. Persone che reagiscono alla violenza con la violenza.

E così fa Fixer.

Che si vendichi la morte di Goldie o quella di emeriti sconosciuti uccisi da un pazzo imbottito di tritolo cosa cambia?

O è per timore di sembrare razzisti che ricadiamo nell’eccesso opposto?

Sacro terrore non ha la pretesa di dare soluzioni ai pur significativi interrogativi che pone e così bisogna prenderlo: puro intrattenimento. Né una pietra miliare di arte fumettistica, né un trattato sulla questione mediorientale o sull’undici settembre o sullo scontro tra civiltà.

Puro intrattenimento, dicevo. Cruento, aggressivo, bellicoso, certo, a tratti anche grottesco, e per questo assolutamente in linea con gli standard milleriani.

Con sprazzi di genialità, come la frase “ci diamo alla diplomazia postmoderna” mentre i protagonisti ammazzano un gruppo di pazzi fanatici, e che starebbe bene in un film di Tarantino.

Nel finale la grafica migliora un po’, ma senza risalire ai livelli iniziali, sebbene le sequenze a linea chiara, soprattutto con l’ausilio del colore, siano molto godibili, mentre la storia si velocizza troppo e sorvola parti e personaggi (David l’ebreo, ad esempio) che si meritavano più spazio, dimostrando, definitivamente, quello che Sacro Terrore rappresenta: un’enorme occasione mancata per fare qualcosa di indimenticabile.

Ma per Miller non è la prima volta: chi non ha visto The Spirit?

A parte ciò è un volume che non può mancare ai collezionisti, agli amanti dell’autore statunitense, e a tutti quelli che hanno la curiosità di farsi la propria opinione su uno dei libri più controversi degli ultimi anni.

E’ sotto osservazione, Mr. Miller, l’aspettiamo al varco con Serse.

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