Silver Surfer – Libertà | Recensione
Pubblicato il 28 Giugno 2019 alle 11:30
Arriva un mastodontico Omnibus dedicato a uno dei personaggi di culto della Marvel, il tormentato Silver Surfer, che propone il materiale realizzato negli anni ottanta e firmato da autori del calibro di Stan Lee, John Byrne e John Buscema.
Autori: Stan Lee, Steve Engleheart, Mark Gruenwald, John Byrne (testi), John Byrne, Marshall Rogers, Joe Staton, John Buscema, Jack Kirby, Ron Wilson (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 49, 18,3 x 27,7, pp. 488, col., C.
Data di pubblicazione: 14 giugno 2019
Silver Surfer è un personaggio di culto e i fan italiani dei supereroi lo scoprirono negli anni settanta, quando la gloriosa Editoriale Corno pubblicò la sua splendida serie in appendice all’albo di Devil. L’impatto di quelle avventure fu enorme e ancora oggi molti ricordano con nostalgia i testi intensi e poetici di Stan Lee e gli straordinari disegni di John Buscema, elementi che fecero del Surfista d’Argento un personaggio amatissimo.
Non fu così negli Stati Uniti, però. Silver Surfer era stato creato da Jack Kirby nella seminale story-line di Fantastic Four che segnò l’esordio del divoratore di Mondi Galactus. Il Sorridente fu immediatamente conquistato dall’idea di un extraterrestre rivestito d’argento che solcava le correnti dello spazio su un asse da surf cosmica e da quel momento lo fece apparire in maniera ricorrente nell’albo del Favoloso Quartetto. A un certo punto, decise di varare un mensile a lui dedicato, avvalendosi del talento dell’immenso John Buscema.
Con Silver Surfer Lee voleva realizzare un fumetto più adulto e sofisticato e affrontò tematiche importanti come quelle del pacifismo, in linea con l’attitudine Flower Power delle giovani generazioni americane dell’epoca. Il successo, tuttavia, non arrise alla serie, benché sia considerata all’unanimità uno dei capolavori della Marvel, e Silver Surfer rimase per molto tempo un personaggio di secondo piano, conosciuto e apprezzato solo da una frangia minoritaria di lettori.
Lee non si perse d’animo e per alcuni anni pose un veto sul malinconico eroe, ponendosi l’obiettivo di riproporre una nuova testata. Gli impegni, però, non glielo consentirono e in seguito Silver Surfer comparve regolarmente nella collana dei Difensori. Bisognerà attendere gli anni ottanta per vedere il surfista di nuovo al centro della scena e questo Omnibus include, appunto, materiale prodotto in quel decennio. Il volume si apre con un one-shot del 1982, scritto da Stan Lee e disegnato dall’ottimo John Byrne che cerca di avvicinarsi, in maniera personale, al classico stile di Buscema.
Il Sorridente concepisce una storia in linea con quelle della prima serie. Il Surfista è alla disperata ricerca dell’amata Shalla-Bal e rimane coinvolto in situazioni cosmiche e fantascientifiche appropriate per il personaggio. Si tratta di un buon episodio, senz’altro piacevole. Purtroppo, tuttavia, il volume è quasi interamente occupato da episodi tratti dalla seconda serie regolare di Silver Surfer, uscita nel 1987. Si tratta, in pratica, dei primi quattordici numeri.
Questo comic-book è da annoverare tra le peggiori produzioni Marvel di sempre. Fu affidato a Steve Englehart e Marshall Rogers che insieme avevano firmato ottimi episodi di Batman per la DC. Englehart, d’altro canto, negli anni settanta si era pure messo in luce alla Marvel con diverse collane dai toni immaginifici e visionari che avevano entusiasmato il pubblico. Ma il suo Silver Surfer, qualitativamente parlando, fu un flop clamoroso.
Innanzitutto, Englehart modifica radicalmente lo status quo del personaggio. Se, infatti, in precedenza Norrin Radd non poteva lasciare il nostro pianeta poiché una barriera di Galactus glielo impediva, adesso le cose cambiano e Silver Surfer riesce finalmente ad abbandonare il nostro pianeta, dopo aver ottenuto il perdono del Divoratore di Mondi. Questo da un lato consentì a Englehart di inserire Surfer in ambienti sempre mutevoli, dal momento che le storie ormai si potevano svolgere dovunque e non più esclusivamente sulla terra. Ma dall’altro lato la banalità fu predominante.
Englehart scrive testi e dialoghi piatti e insulsi, giocando con personaggi cosmici come gli Skrull, gli Antichi dell’Universo e Mantis, eroina da lui creata in un celebre story-arc di Avengers, che per un periodo diventa il nuovo amore del surfista. Introduce character poco accattivanti come Capitan Reptyl e la perfida Nenora e ogni tanto utilizza vecchie conoscenze come Ronan l’Accusatore e la fiammeggiante Nova, alias Frankie Ray. Ma le trame sono insipide, superficiali e stupide, e per giunta i disegni di Marshall Rogers, pur efficaci e impreziositi da giochi d’ombra e da una colorazione intrigante, non sono da annoverare tra i suoi migliori. Per giunta, alcuni numeri sono illustrati dal pessimo Joe Staton.
C’è, comunque, altro materiale. Per esempio, un breve episodio tratto dal n. 1 di Epic Illustrated, firmato dalla coppia storica di Silver Surfer, e cioè Stan Lee e John Buscema. Il protagonista è Galactus e in questa occasione vengono narrate le origini del mondo. Non va trascurato il n. 1 dell’antologico Super Villain Classics che narra la nascita del Divoratore di Mondi. Di fatto ripropone alcune tavole realizzate da Lee e Kirby per un episodio di Mighty Thor, con materiale aggiuntivo firmato da Mark Gruenwald, John Byrne e Ron Wilson.
E non manca il n. 51 di un altro comic-book antologico, Marvel Fanfare. Anche stavolta è coinvolto Steve Engleheart che, coadiuvato dall’estro grafico di John Buscema, fa un omaggio al Silver Surfer del passato, raccontando una vicenda ambientata in una dimensione alternativa con Mantis, il Super Skrull, Galactus e il demone Mefisto.
Nel complesso, alcune storie del volume sono da tenere d’occhio, ma la qualità è troppo altalenante, con una tendenza al ribasso. Dato il prezzo non alla portata di tutte le tasche, direi che non giustifica la spesa.
In Breve
Storia
6.0
Disegni
7.0
Cura Editoriale
7.0
Sommario
Panini Comics propone questo monumentale Omnibus che include il materiale di Silver Surfer realizzato negli anni ottanta. Malgrado non manchino storie interessanti, firmate da mostri sacri del calibro di Stan Lee, John Byrne e John Buscema, il volume è occupato quasi interamente dalla serie del 1987 firmata da Steve Englehart e Marshall Rogers, da annoverare tra le peggiori opere Marvel di tutti i tempi. Nel complesso, la spesa di questo libro è forse evitabile.