Intervista ad Alberto Madrigal: Berlino, neonati e biscotti

Pubblicato il 26 Giugno 2019 alle 17:00

Un libro che non è un libro, ma un tuffo tra il lavoro di artista freelance, il lavoro di papà e una fotografia di una Berlino non così lontana da noi. Alberto Madrigal, autore spagnolo molto apprezzato in Italia, ci regala un’altra descrizione della capitale tedesca, stavolta con un ospite in più: il suo piccolo figlio e tutte i nuovi aspetti che comporta il nuovo ruolo di genitore.

Con Pigiama, computer, biscotti torna l’autore in casa Bao Publishing e torna anche in tour per la presentazione del suo libro. Lo abbiamo incontrato durante l’ARFestival per fargli qualche domanda sul processo di costruzione del libro, partendo dalle vignette pubblicate sul blog.

MF: Come sei riuscito a “incastrare” i tuoi racconti del blog all’interno del tuo libro unico?

AM: Fare il blog ha sbloccato qualcosa dentro di me, a livello di scrittura. Volevo fare un libro con quella voce e parlando degli stessi temi di cui parlavo lì.
Avendo fatto poche puntate, ho pensato che avesse senso costruirci una storia attorno, per dare un filo narrativo coerente a quello che stavo raccontando. Dare un’ordine a questi eventi poi è stato facile, perché erano basati su cose vere, successe durante gli ultimi anni.

MF: Pigiama, computer e biscotti continuano ancora a essere la tua “divisa da lavoro”?

AM: Di solito mi sveglio presto mentre mia moglie e mio figlio ancora dormono. In questo modo ho a disposizione un’oretta e mezza per scrivere, che è la parte più difficile per me, quando penso a un libro. Ma a quell’ora è l’ideale, perché non ho ancora addosso i pensieri della giornata. Lascio pronta la moka per fare il caffè dal giorno prima e quando mi alzo dal letto vado dritto in cucina a scrivere mentre mangio dei biscotti. In quel momento, si, è la mia divisa di lavoro. Ma solo in quella parte della giornata.

MF: Com’è cambiata la tua Berlino dai tuoi precedenti lavori a quest’ultimo?

AM: Berlino è cambiata nei miei racconti come sono cambiate le mie abitudini, posti frequentati, quartieri vissuti. Ti faccio un esempio: mentre prima passavo le giornate nei café a disegnare, ora lo faccio a casa (o in alcuni periodi in uno studio). Purtroppo nei café spesso non trovi posto, sono troppo affollati oppure c’è troppa confusione.

MF: Nel libro narri del romanticismo dell’errore in cui si può cadere quando si disegna su carta, al contrario del disegno digitale, dove ogni errore è reversibile. Che effetto fa vedere le storie raccolte sul tuo blog prendere vita sulla carta? Quale delle due “tecniche” preferisci?

AM: Quel romanticismo ce l’ho, ma diciamo a metà. In realtà il mio problema è che voglio sempre controllare il risultato, e per questo non riesco mai a usare gli acquarelli nella lavorazione di un libro (anche se l’acquerello è la mia tecnica preferita), e preferisco lavorare in digitale.
Ma, riflettendoci, molte cose buone che ho scoperto riguardo al lavoro, sono state frutto di un errore, un tentativo, uno slancio verso qualcosa che non era d’abitudine.
Vedere le storie sul blog in un libro stampato per me è molto bello, perché mi sono divertito più a farle di quando lo abbia fatto nella lavorazione di altri libri. Allo stesso tempo, mi fa sentire di aver investito bene il mio tempo.

MF: Perché le tue tavole sono monocromatiche?

AM: Quando ho iniziato il blog volevo andare il più velocemente possibile, quindi mi è venuto di istinto disegnare in tinta di grigio.
Poi ho visto che mi piaceva il risultato e che mi obbligava ad essere più sintetico per trasmettere un’emozione senza il colore, e questo secondo me è un bene, quindi ho fatto questa scelta mia anche per il libro.

Risultati immagini per alberto madrigal

MF: C’è ancora qualche aspetto dell’essere padre che non sei riuscito a inserire nel libro? Come stai vivendo questa esperienza?

AM: Si, certamente, ogni giorno è diverso e ad ogni sviluppo del bambino cambia lui e cambio io. Mi fa riflettere continuamente su di me e sulla mia infanzia (che è un periodo della mia vita a cui non pensavo da molto tempo).
Per me si tratta di un’esperienza di continuo apprendimento e questo è molto bello, ma anche molto stancante, perché mette in gioco le certezze che ti sei costruito nell’età adulta.

MF: Ci racconti come sta andando il tour di presentazione, dove potremo incontrarti e quali altri progetti hai per il prossimo futuro?

A maggio ho fatto alcuni eventi a Milano, Torino, Roma e Berlino. Sono molto contento di come è andato il tour. È bello vedere che dopo tutte le difficoltà nella lavorazione del libro, dopo tutte le volte che pensavo di mollarlo, finalmente sia uscito e stia piacendo ai lettori. Le prossime date in Italia saranno per la fine del 2019. Intanto voglio riprendere il blog e la storia che avevo lasciato a metà (quella di cui parlo nel libro).

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