Marvel’s Jessica Jones – Stagione 3 | Recensione
Pubblicato il 1 Luglio 2019 alle 15:00
Il finale della Marvel su Netflix è agrodolce e incentrato sul significato dell’essere un’eroina.
Titolo: Marvel’s Jessica Jones
Genere: fumettistico, sci-fi, noir, drammatico
Creatore: Melissa Rosenberg
Cast: Krysten Ritter, Rachael Taylor, Eka Darville, Carrie-Anne Moss, Benjamin Walker, Sarita Choudhury, Jeremy Bobb, Tiffany Mack, Rebecca De Mornay
Distribuzione: Netflix
Episodi: 13
Durata: 50-60 min. ca.
Messa in onda: 14 giugno 2019
“O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo.”
diceva Harvey Dent ne Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, quintessenza del ruolo del supereroe nell’audiovisivo post 11 settembre. La maggior parte dei supereroi diventa tale per caso, per un’incidente, e spesso non fa altro che ribadire che, non avendo cercato, voluto, chiesto, desiderato questi poteri, questo “dono”, essi siano in realtà una maledizione … e che da essi derivino grandi responsabilità.
Villain, al contrario, spesso diviene chi invece quei poteri, quel “dono”, quella maledizione, li ha così tanto desiderati spesso per fare del bene. Così tanto, troppo, da finire per diventare l’opposto. Per invidia, per non sentirsi più impotente, per semplice volontà di conquista.
Più o meno consapevolmente – dato che l’annuncio è arrivato a febbraio e in conseguenza delle cancellazioni di Iron Fist, Luke Cage e Daredevil (con The Punisher) – la terza ed ultima stagione di Jessica Jones è anche l’ultimo capitolo dell’universo Marvel/Netflix. Sempre più o meno consapevolmente, questi ultimi 13 episodi riflettono ancora una volta – e più approfonditamente – su cosa voglia dire essere un eroe … o un villain.
“Eroe” è una parola che la Jessica Jones di Krysten Ritter odia da quando l’abbiamo conosciuta. Lo stesso odio e irriconoscenza che le persone spesso le riservano a causa dei suoi poteri. Lo stesso odio/amore che esprime attraverso il proprio sarcasmo tagliente. A testimoniare quanto, insieme a The Punisher, sia la serie più terrena dell’universo nato dall’accordo fra la la Casa delle Idee e il colosso dello streaming, il villain scelto per questa stagione è tutto umano, e il genere di riferimento continua ad essere quello del noir psicologico, pur senza Killgrave. Gregory Salinger, noto nei fumetti Marvel come Foolkiller, è un pericolosissimo e silente serial killer interpretato da Jeremy Bobb, che attacca direttamente Jessica con una pugnalata facendo scatenare la sequela di eventi che la porteranno ad un confronto diretto con Trish (Rachael Taylor) e a ciò che sta diventando dopo aver acquisito dei poteri dall’operazione non andata a buon fine e che la ridusse in coma alla fine della scorsa stagione. L’altra new entry principale della stagione, sintomatica del tema che la caratterizza, è Erik Gelden (Benjamin Walker), nei fumetti Marvel noto come Mind-Wave, con il potere psichico di percepire il male delle persone, una sorta di radar per i villain in agguato che sarà molto utile a Jessica sotto vari aspetti. Anche sul suo stesso essere “un’eroina” o meno.
La serie, quasi tutta “al femminile”, vede l’evoluzione (o involuzione) degli altri due personaggi di spessore del telefilm: lo spregiudicato avvocato Jeri Hogarth (Carrie Anne-Moss), finora dalla parte degli “speciali” e dalla scorsa stagione affetta da SLA. Una malattia utilizzata per mostrare come certe persone, nonostante una diagnosi terminale, non cambino atteggiamento verso il prossimo. Malcolm (Eka Darville) cerca invece ancora la propria strada, fuori dal controllo di Killgrave e sotto l’ala di Jeri, ma gli sviluppi per lui saranno davvero inaspettati. Così come quelli per la madre di Trish, Dorothy (Rebecca De Mornay), personaggio che fornisce quel tono da commedia al tono fortemente drammatico di questa stagione e si rivelerà importante per l’evoluzione di Trish.
Insomma Jessica Jones 3 si incentra, ancora una volta, sul significato di essere un’eroe, su quanto conti davvero, su quanto faccia la differenza o possa causare più danni che vantaggi, soprattutto alle persone a cui si vuole bene, sul labile confine fra essere l’eroe e diventare il villain della storia.
NOTA SPOILER:
Tutto Jessica Jones, ma se vogliamo l’intero universo Marvel/Netflix, si riassume nell’ultima sequenza alla Grand Central Station (luogo simbolo della Grande Mela) e nell’ultima inquadratura, con la decisione di Jessica di fare la differenza, nonostante tutto, nonostante sia un lavoro ingrato, non capito… perché lei ha gli strumenti per farlo.
Inoltre a volerci ricordare, per l’ultima volta, dell’universo condiviso di cui fa parte, contiene un cameo di Luke Cage che ci ricorda l’attuale status del suo personaggio nella serie cancellata “che ha cambiato lavoro”, lo stesso dicasi per Danny Rand “via da New York per un anno sabbatico” ma sarebbe stato più appagante – e azzeccato – vederli riuniti un’ultima volta per aiutare la collega in difficoltà. Anche se la presenza proprio di Cage si riallaccia al rapporto fra sorelle di Jessica e Trish (data la sua storyline con Willis/Diamondback).
In Breve
Giudizio Globale
8.0