Aladdin e il potere del live action
Pubblicato il 23 Maggio 2019 alle 10:00
Con l’uscita di Aladdin in questi giorni nelle sale – e con altri due-tre live action in arrivo solo quest’anno – sorge spontanea la domanda: Perché continuiamo a vedere questi live action? E perchè la Disney continua a produrli?
Noi spettatori ricerchiamo spasmodicamente di riprovare la magia che abbiamo provato da bambini, quando consumammo le VHS Disney che i nostri genitori dilingentemente ci compravano. Il “fenomeno” è sintomo del generale spasmodico desiderio di ritorno – almeno con la mente e con il cuore – a “quando si stava meglio” proprio come i reboot/revival e serie nostalgiche come Stranger Things continuano a riproporci storie, atmosfere tipiche degli anni ’80/’90. I più radical chic fra noi, cercano magari una nuova rilettura di un classico che già conoscono in questi adattamenti in carne ed ossa dei cartoni animati. Coloro che sono diventati genitori, magari li utilizzano come strumento da affiancare ai cartoon stessi per far avvicinare i figli ai classici della propria infanzia.
Grazie alle potenti – e studiatissime – campagne pubblicitarie, il “fenomeno” è diventato come il proverbiale gatto che si morde la coda. La Disney continua a produrli, nonostante molte critiche, perché gli spettatori per i motivi sopra citati continua ad andare a vederli facendo faville al botteghino, e il pubblico pagante continua ad andare a vederli perchè continuano ad essere prodotti. Sintomo per molti – stampa compresa – di una povertà di idee, se sommata ai sequel in cantiere in questi ultimi anni al posto di storie nuove di zecca, si potrebbe anche vedere questa scelta appunto come un “adattarsi” ai tempi che corrono – e quindi ai revival e simili della altre grandi major cinematografiche e televisive.
Facciamo quindi il punto su tutti i live action prodotti finora in questa “nuova ondata” e sul loro gradimento da parte di pubblico e stampa nella prossima pagina.
C’era una volta…
Tutto iniziò nel 2010 con Alice in Wonderland adattamento a cura di Tim Burton del classico omonimo del 1951, che era a metà strada fra un sequel e un reboot. Diversa la chiave di lettura nel 2014 di Maleficent a cura di Robert Stromberg dal punto di vista della cattiva de La Bella Addormentata (1959) Malefica qui interpretata da Angelina Jolie; sulla scia della serie tv C’era una volta e del motto “Evil isn’t born, it’s made”. Entrambi furono due successi al botteghino tanto da portare alla realizzazione di due sequel ma furono abbastanza massacrati dalla critica. Unanime invece la rilettura classica nel 2015 di Cenerentola da parte di Kenneth Branagh (che per la Marvel/Disney ha diretto anche Thor, non dimentichiamolo) del classico omonimo del 1950. Nel 2016 è la volta del primo rifacimento potentemente in CGI con Il Libro della Giungla di Jon Favreau (che ha diretto per la Marvel/Disney i primi due Iron Man con cui è iniziato l’MCU e vi è rimasto come interprete di Happy); potentemente in CGI poiché l’unico interprete in carne ed ossa è Neel Sethi nei panni di Mogwli, circondato da un super cast di doppiatori a dar voce agli animali protagonisti. Apprezzato soprattutto perché prima rilettura dark/adulta e con un finale totalmente diverso da quello del cartoon del 1967.
Il 2016 è anche l’anno dei primo dei due sequel sopra nominati, Alice Attraverso lo Specchio, dal libro omonimo sequel di Carroll diretto da James Bobin in cui torna tutto il cast originale, che pecca di povertà di idee, messa in scena e caratterizzazione dei personaggi oltre a cercare goffamente di portare avanti il discorso femminista di Burton in Alice in Wonderland e che rivedremo non solo ne La Bella e la Bestia ma anche in Aladdin. Il 2017 è la volta dell’altro live action più atteso dopo Cenerentola, poiché l’originale del 1992 è uno dei più amati. Stiamo parlando de La Bella e la Bestia di Bill Condon con Dan Stevens e Emma Watson, che lo rivisita come il più classico dei musical. A questo seguono Christopher Robin del 2018 sull’autore della saga di Winnie the Pooh interpretato da Ewan McGregor e diretto da Marc Forster, sulla scia di Neverland che era dedicato all’inventore di Peter Pan e Il ritorno di Mary Poppins, sequel/reboot del live action del 1964 a cura di Rob Marshall con Emily Blunt e Lin-Manuel Miranda, che manca però della magia che aveva caratterizzato il primo film con Julie Andrews e Dick Van Dyke.
Non dimentichiamo la parentesi del 2013 quando la Disney realizzò Saving Mr. Banks un film sulle origini del film e della battaglia dei diritti che Walt Disney ha dovuto affrontare con la scrittrice del libro P. L. Travers, diretto da John Lee Hancock con Tom Hanks e Emma Thompson. E nemmeno quella del 2016 con Il drago invisibile il rifacimento più avventuroso da parte di David Lowery del film Elliott il drago invisibile del 1977, entrambi basati su un breve racconto di S. S. Field e Seton I. Miller. Anche se in questi casi parliamo di live action tratti da live action.
Arriviamo così all’anno attuale, il 2019, che ha visto arrivare il Dumbo senza troppa gloria e invettiva di Tim Burton dal classico del 1941 e appunto Aladdin, nelle sale italiane dal 22 maggio, diretto da Guy Ritchie con Mena Massoud, Naomi Scott e Will Smith, dal classico del 1992.
Per i live action-to-be sono in arrivo quest’anno Il Re Leone (21 agosto) dal classico del 1994 nuovamente diretto da Favreau (che dirigerà anche un sequel per Il Libro della Giungla) che questa volta dovrà vedersela con tutti personaggi animali completamente in CGI (quindi un live action sui generis e un termine improprio se vogliamo); l’altro sequel dettato dal botteghino Maleficent: Signora del Male (17 ottobre) diretto da Joachim Rønning (Pirati dei Caraibi) con il cast originale che ritorna insieme a new entry come Michelle Pfeiffer; e Lilli e il Vagabondo dal classico del 1955 e diretto da Charlie Bean per il nuovo servizio streaming Disney+ in arrivo a novembre. Per il 2020 sono stati già annunciati gli adattamenti di Mulan (che sarà il più costoso di quelli prodotti finora) e Cruella, nuovamente dal punto di vista della villain della storia Crudelia De Mon (dato che il live action de La carica dei 101 c’è già stato con i due film con Glenn Close del 1996 e 2000).