Supergirl 4×19 – American Dreamer | Recensione
Pubblicato il 29 Aprile 2019 alle 20:00
Kara appende per un momento il mantello al chiodo facendo affidamento alle sue abilità giornalistiche mentre lo scontro fra alieni e umani si inasprisce.
Nell’episodio della scorsa settimana di Supergirl – la nostra recensione QUI – avevamo assistito alla realizzazione, quasi completa e perfetta, dal piano messo in moto dal Lex Luthor dopo la sua rocambolesca fuga.
Sfruttando la Red Daughter, la doppelganger di Supergirl proveniente dalla Kasnia, Lex aveva alimentato una macchina mediatica del fango contro l’eroina che aveva portato da un lato nuovamente all’impennata del sentimento anti-alieni con a capo un belligerante Ben Lockwood e dall’altro alla completa caduta in disgrazia proprio di Supergirl.
L’eroina aveva quindi deciso di optare per una nuova strategia che avrebbe posto in prima linea il suo alter-ego Kara Danvers.
Proprio da qui riprende l’episodio di questa settimana intitolato American Dreamer.
Kara decide quindi di mettere da parte momentaneamente il costume da super-eroina e far fruttare invece le sua qualità di reporter iniziando una inchiesta volta a smascherare le cospirazioni ordite da Lex ed il loro collegamento con la misteriosa Amertek.
Per le strade di National City intanto Dreamer è l’ultimo baluardo che separa alieni ed estremisti mentre Brainiac offre il suo aiuto a James le cui condizioni sono sempre più critiche a causa degli effetti collaterali dell’Harun-El. I due dovranno fare un viaggio nella mente di quest’ultimo alla ricerca del trauma che sta scatenando i suddetti effetti collaterali.
American Dreamer ha una buona, buonissima, intuizione ovvero quello di spostare l’attenzione su Kara, sulle sue qualità giornalistiche, mettendo in panchina – almeno per questo episodio – Supergirl.
Peccato che né gli sceneggiatori né gli showrunner abbiano il coraggio di abbracciare in toto questa scelta e facciano convergere in maniera non del tutto convincente alcune sottotrame con protagonisti James e Nia su tutti.
Il primo inizia a fare i conti con le conseguenze dell’esposizione all’Harun-El, conseguenze che, oltre a portare una forte dose di drama abbastanza fine a sé stessa, fino a questo momento risultano prive di mordente soprattutto in termini di trame a lungo respiro.
Va meglio con Nia, personaggio ancora acerbo che ha vissuto qualche discreto momento durante la stagione, che diventa l’eroina principale di National City contrapponendosi a Lockwood e ai suoi. Anche qui l’intuizione è discreta ma l’esecuzione lascia a desiderare peccando un po’ di banalità – l’intervista in diretta TV – e un po’ di scontatezza – violenza che genera violenza con lo stesso Lockwood vittima della vendetta aliena.
In definitiva Supergirl sta girando un po’ in tondo ai temi portanti di questa quarta stagione – lo scontro fra alieni e umani con il suo messaggio pro-diversità, l’arrivo di Lex Luthor e la sua cospirazione ad ampio spettro – temporeggiando prima di affondare il colpo. Certo la scelta sta penalizzando la serie che, in vista degli episodi finali, sta attraversando un momento di forma molto altalenante alternando buoni episodi con meri riempitivi non riuscendo in questo senso neanche a sfruttare al meglio i personaggi secondari.
In Breve
Giudizio Globale
5.0